La Corte d’appello di Parigi ha convalidato un mandato d’arresto internazionale contro il presidente siriano Bashar al Assad

Un manifesto con la foto di Bashar al Assad (AP Photo/Darko Vojinovic)
Un manifesto con la foto di Bashar al Assad (AP Photo/Darko Vojinovic)

Mercoledì la Corte d’appello di Parigi ha convalidato un mandato d’arresto internazionale emesso lo scorso anno contro il presidente siriano Bashar al Assad, con l’accusa di crimini di guerra e crimini contro l’umanità compiuti durante la guerra in Siria, iniziata nel 2011.

Il mandato d’arresto era stato emesso da un tribunale francese a novembre in seguito a una lunga indagine seguita alle denunce presentate da una serie di organizzazioni per i diritti umani per due attacchi compiuti nel 2013 dalle forze governative, rispettivamente a Ghouta Est e a Duma, in cui centinaia di persone furono uccise e in cui furono usate anche armi chimiche. Le indagini erano state condotte sulla base della giurisdizione universale, un principio del diritto internazionale fondato sull’idea che alcuni crimini particolarmente gravi, come genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità, possano essere perseguiti da qualunque tribunale del mondo, indipendentemente da chi ha la giurisdizione sul caso. Questo principio è stato usato spesso per casi che riguardano la Siria, data la mancanza di volontà da parte del regime siriano di perseguire i crimini che è accusato di aver commesso.

La procura francese antiterrorismo aveva fatto ricorso contro la decisione del tribunale, sostenendo che Bashar al Assad godesse dell’immunità personale riconosciuta ai capi di stato stranieri in carica e che questa potesse essere revocata solo in procedimenti internazionali, come quelli della Corte penale internazionale (ICC), il principale tribunale internazionale per i crimini di guerra e contro l’umanità.