Il tribunale di Lucca ha chiesto alla Corte Costituzionale di esprimersi sul riconoscimento dei figli di due madri
Mercoledì il tribunale di Lucca, in Toscana, ha chiesto alla Corte Costituzionale di esprimersi sulla possibilità di riconoscere come figli di entrambe le madri i bambini nati da fecondazione assistita eterologa fatta all’estero da una coppia di donne. È l’ultima di una serie di occasioni in cui un tribunale si rivolge alla Corte Costituzionale per lo stesso motivo: la Corte ha invitato più volte il parlamento a fare una legge per tutelare i figli e le figlie di coppie omosessuali, ma nessuna norma è stata approvata.
La fecondazione assistita è l’insieme di tecniche che permettono di avere figli a chi non può o non riesce ad averli naturalmente: l’eterologa è la tecnica che prevede la donazione esterna di gameti (le cellule sessuali, ovuli e spermatozoi). In Italia è permessa solo alle coppie eterosessuali, sposate o conviventi: per questo le persone single o le coppie omosessuali ricorrono a queste tecniche all’estero, con vari problemi quando, una volta tornate in Italia, devono registrare i propri figli all’anagrafe. Dato che la legge non prevede per queste persone la possibilità di avere figli, infatti, non c’è nemmeno una legge che regoli il riconoscimento del loro legame giuridico.
Il caso di Lucca, seguito dall’associazione Rete Lenford, riguarda un bambino con due madri concepito all’estero con fecondazione eterologa e nato nel 2023 a Camaiore. Come in molti altri casi, il sindaco aveva formulato l’atto di nascita trascrivendo entrambe le donne come madri (una cosa che i sindaci possono fare, anche se recentemente l’hanno fatto meno spesso): la procura locale, come successo in altri casi, aveva impugnato il certificato di nascita e chiesto al tribunale di cancellare la madre cosiddetta “intenzionale”, cioè quella delle due che non aveva partorito il bambino.
La procura aveva chiesto che il riconoscimento del figlio avvenisse con la procedura attualmente prevista dalla legge: la cosiddetta stepchild adoption, cioè l’adozione permessa in casi particolari al genitore non biologico. È una pratica contestata per i tempi lunghi, per i costi e anche per principio: di fatto, impone a chi ha firmato il consenso informato per far nascere un bambino o una bambina, assumendosene quindi tutte le responsabilità genitoriali, di adottare il proprio figlio o la propria figlia. Fino alla conclusione della procedura quel genitore resta per lo stato formalmente un estraneo, e può avere bisogno di una delega del genitore biologico anche per ritirare il figlio o la figlia a scuola.
Il divieto di accedere alla fecondazione assistita per le coppie omosessuali, da cui dipende il problema del riconoscimento, è contenuto nella legge 40/2004, quella che in Italia regolamenta la fecondazione assistita e che sin dalla sua approvazione è finita regolarmente in Corte Costituzionale per via dei suoi divieti, molti dei quali sono stati nel tempo dichiarati illegittimi.
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