Marina Berlusconi dice che sui diritti civili si sente vicina «alla sinistra di buon senso»
In un'intervista al Corriere della Sera la figlia di Silvio Berlusconi ha spiegato che «ognuno deve essere libero di scegliere», in particolare su «aborto, fine vita e diritti LGBTQ»
Mercoledì il Corriere della Sera ha pubblicato un’intervista a Marina Berlusconi, figlia del fondatore di Forza Italia Silvio Berlusconi nonché una delle imprenditrici più influenti in Italia, in cui parla principalmente della nuova casa editrice “Silvio Berlusconi Editore”, creata all’interno del Gruppo Mondadori. Berlusconi è presidente sia del Gruppo Mondadori che di Fininvest, la holding attraverso cui sono controllate le principali società di famiglia.
Da più di dieci anni sulla stampa circolano voci su una sua possibile carriera politica a fianco o al posto del padre, ma lei si è sempre tenuta volutamente distante dall’idea, dicendo tra le altre cose di non ritenere che la leadership politica si possa trasmettere «per investitura o per successione dinastica». Nonostante questo, sui giornali si parla spesso di lei come di una personalità esterna alla politica ma comunque influentissima, specialmente in Forza Italia, anche perché Marina Berlusconi e i suoi fratelli si sono fatti garanti dei debiti del partito (quasi 100 milioni di euro). Inoltre Berlusconi si era già espressa su alcune questioni politiche in passato: in vista delle recenti elezioni per il Parlamento Europeo, per esempio, aveva ribadito che intendeva continuare a sostenere Forza Italia e che sperava che i partiti euroscettici non guadagnassero troppi seggi.
Nell’intervista al Corriere, però, ha spiegato in maggiore dettaglio le proprie posizioni politiche. Ha detto che non crede che il governo guidato da Giorgia Meloni, di cui Forza Italia fa parte, stia contribuendo a una “erosione” della democrazia nel paese, perché «questo governo ha sempre rispettato pienamente le regole della democrazia e in politica estera ha mantenuto la barra dritta su posizioni europeiste e filoatlantiche». Ha ammesso però che ci sono questioni su cui non si trova d’accordo:
Personalmente, ad esempio, sui diritti civili. Se parliamo di aborto, fine vita o diritti LGBTQ, mi sento più in sintonia con la sinistra di buon senso. Perché ognuno deve essere libero di scegliere. Anche qui, vede, si torna alla questione di fondo, quella su cui non credo si possa arretrare di un millimetro: la questione della libertà.
Nell’intervista Berlusconi ha anche dato una propria definizione del termine “libertà”, spiegando che la nuova casa editrice «vuole dare più forza al pensiero liberale e democratico, contro ogni forma di totalitarismo, nel nome di quella libertà che finisce solo dove comincia quella altrui». Il primo libro uscirà il prossimo 5 settembre e sarà la traduzione del saggio On Leadership scritto da Tony Blair, primo ministro britannico tra il 1997 e il 2007 e a lungo leader del Partito Laburista. Sono state annunciate anche alcune pubblicazioni previste per il 2025, tra cui La fine del regime, dello scrittore russo Alexander Baunov, e Ragazzi di carta velina, dello scrittore italiano Walter Siti.
Anche questa volta, però, Berlusconi ha negato che l’apertura di “Silvio Berlusconi Editore” rappresenti un avvicinamento alla carriera politica:
La risposta è sempre la stessa: no. Assolutamente no, né oggi, né in futuro. […] È una riflessione che va ben oltre la dialettica tra governo e opposizioni.