Il processo al giornalista statunitense Even Gershkovich in Russia, a porte chiuse
Comincia oggi, dopo che ha passato più di un anno in detenzione preventiva: è accusato di spionaggio e rischia fino a 20 anni di carcere
Mercoledì in Russia comincia il processo al giornalista statunitense Evan Gershkovich: si terrà a porte chiuse nella città di Ekaterinburg, nella regione di Sverdlovsk. Gershkovich era stato arrestato nella stessa città il 29 marzo del 2023, mentre mangiava in un ristorante: si trovava lì per lavorare a un articolo sulle operazioni del gruppo Wagner per conto del Wall Street Journal, quotidiano statunitense per cui faceva il corrispondente da sei anni raccontando tra le altre cose la guerra in Ucraina.
Era stato accusato di spionaggio e tenuto per più di un anno in detenzione preventiva nella prigione di Lefortovo, a Mosca, nota per essere da oltre un secolo uno dei principali luoghi di detenzione di oppositori politici e giornalisti critici nei confronti del governo russo, in attesa del processo. Il 13 giugno è stato infine formalmente incriminato per spionaggio per aver «raccolto informazioni segrete» riguardo a una struttura che costruisce e ripara attrezzature militari nella regione di Ekaterinburg.
Secondo i procuratori l’avrebbe fatto per conto della CIA, l’agenzia di intelligence statunitense, ma non è stata presentata alcuna prova a sostegno delle accuse. Sia il governo statunitense che il Wall Street Journal hanno respinto tutte le accuse. Molti esperti e osservatori indipendenti ritengono che si tratti di accuse false e pretestuose al fine di detenere un cittadino americano, con l’intenzione di scambiarlo poi con cittadini russi imprigionati all’estero.
«Non sarà un processo come lo intendiamo da noi, basato sulla presunzione d’innocenza e la ricerca della verità», ha scritto in un editoriale la direttrice del Wall Street Journal Emma Tucker. «Si svolgerà in segreto. Non è stata mostrata nessuna prova. E sappiamo già come andrà a finire: questa falsa accusa di spionaggio porterà inevitabilmente a una falsa condanna per un uomo innocente, che rischia fino a vent’anni di carcere perché stava facendo il suo lavoro. In modo ottimo, per giunta».
Gershkovich è nato nel 1991 a New York da genitori ebrei provenienti dall’Unione Sovietica, paese da cui erano fuggiti una decina d’anni prima per scappare dalle persecuzioni del regime. Grande appassionato della cultura russa fin da giovane, aveva lavorato per il Moscow Times e Agence France-Presse (AFP) prima di essere assunto dal Wall Street Journal proprio per seguire la Russia. Prima del suo arresto si era occupato di molti temi diversi: aveva scritto per esempio della scomparsa dei salmoni dall’Amur, un lunghissimo fiume al confine tra Russia e Cina, e delle manifestazioni contro l’estinzione delle lingue minoritarie in alcune aree della Russia.
Il governo degli Stati Uniti lo considera «detenuto ingiustamente», una formula usata di fatto per indicare i prigionieri politici: nella stessa categoria ricade anche l’ex marine Paul Whelan, che nel 2020 fu a sua volta giudicato colpevole di spionaggio e condannato a 16 anni di colonia penale.
Negli scorsi mesi il presidente russo Vladimir Putin si era detto aperto all’idea di uno “scambio di prigionieri” e ci sono stati colloqui tra Russia e Stati Uniti sul tema. Putin non ha detto esplicitamente quale cittadino russo imprigionato nelle carceri occidentali vorrebbe che fosse liberato in cambio di Gershkovich, ma si ritiene che la persona a cui sarebbe più interessato sia Vadim Krasikov, ex agente dei servizi di sicurezza russi (FSB, l’agenzia erede del più noto KGB): Krasikov si trova in carcere in Germania dal 2021 per avere ucciso in territorio tedesco nel 2019 l’ex comandante dei ribelli ceceni Zelimkhan Khangoshvili.
«È evidente che si tratta di diplomazia degli ostaggi», ha detto a BBC News Deborah Ball, vicedirettrice del Wall Street Journal che si occupa della sezione del giornale dedicata agli esteri. «I russi sono stati perfettamente chiari su quale sia il loro obiettivo. Putin ha a malapena nascosto il fatto di voler scambiare Evan e quindi di considerarlo una pedina. È un ostaggio politico». Non sarebbe la prima volta che il governo americano si accorda con quello russo per ottenere la liberazione di un proprio cittadino: nel 2022, per esempio, il trafficante d’armi russo Viktor Bout fu scambiato con la giocatrice di basket Brittney Griner.
Griner era stata arrestata nell’aeroporto di Mosca perché trasportava olio di hashish nel suo bagaglio ed era rimasta 140 giorni in custodia cautelare prima di essere condannata a 9 anni di reclusione e al pagamento di una multa pari a un milione di rubli (poco più di 15mila euro) per possesso di droga. Di recente ha raccontato le terribili condizioni di detenzione in cui ha vissuto, tra assenza di norme igieniche basilari, la mancata possibilità di comunicare con l’esterno, abusi e situazioni umilianti.