Piante di mais OGM di varietà MON 810 seminate nel 2018 da Giorgio Fidenato e distrutte dal Corpo forestale regionale del Friuli Venezia Giulia (Per concessione di Giorgio Fidenato)

L’ostinato agricoltore che dal 2010 cerca di coltivare mais OGM, anche se gli viene distrutto

Giorgio Fidenato contesta le leggi per cui in Italia è vietato e in Spagna no: prossimamente lo farà anche davanti alla Corte di giustizia dell'Unione Europea

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Una risaia sperimentale in provincia di Pavia realizzata a partire da una “tecnica di evoluzione assistita” (TEA) è stata distrutta illecitamente la settimana scorsa, ma non è il primo caso di questo genere. Negli ultimi 14 anni le autorità pubbliche hanno distrutto per quattro volte altre coltivazioni ottenute con metodi di modifica genetica, quelle di mais geneticamente modificato (OGM) seminate da un agricoltore friulano, Giorgio Fidenato. La coltivazione del mais OGM è vietata in Italia, ma Fidenato contesta le leggi regionali, nazionali ed europee che nel tempo hanno consentito il divieto, e fin dal 2006 porta avanti una serie di procedimenti legali per ottenere il diritto di coltivarlo. E quindi ha continuato a seminare mais OGM, come atto di disobbedienza civile.

Due dei procedimenti più recenti lo porteranno prossimamente di fronte alla Corte di giustizia dell’Unione Europea, il tribunale che garantisce l’osservanza del diritto comunitario e dei trattati fondativi dell’Unione. A maggio sia una giudice del tribunale di Udine che il Consiglio di Stato hanno rimesso al giudizio della Corte due diversi casi che coinvolgono Fidenato: la contestazione di una multa che l’agricoltore ricevette per aver seminato mais OGM nel 2018 e il ricorso contro la distruzione della sua coltivazione di mais OGM del 2021.

«Qualcuno penserà che sono pagato dalla Monsanto, ma a me non importa», dice Fidenato spiegando la sua ostinazione nei confronti delle leggi che vietano la coltivazione del mais OGM: «Ammiro gli scienziati che hanno trovato una soluzione che permette di ridurre l’uso di insetticidi, voglio resistere all’arroganza e all’ignoranza che la vogliono demolire». Nel caso in cui la Corte di giustizia non gli desse ragione dice che continuerà «fino allo sfinimento», aggiungendo: «Se mi dimostrano che c’è un danno, sono pronto a lasciar perdere. Sono apertissimo a eventuali nuovi studi che dimostrino che alla lunga il mais causa dei problemi».

Le vicende processuali di Fidenato sono lunghe e piuttosto aggrovigliate, ed emblematiche delle difficoltà che la politica europea ha avuto negli anni e ha tuttora nel fare leggi sulle colture modificate con l’ingegneria genetica. Inoltre, se la Corte di giustizia dell’Unione dovesse dare ragione a Fidenato sui casi più recenti che lo coinvolgono, potrebbero esserci conseguenze rilevanti per le regole europee sugli OGM, che sono basate non tanto sugli studi scientifici sul tema ma su una ampia e trasversale opposizione politica in diversi paesi europei.

Fidenato ha 63 anni e vive ad Arba, un paese vicino a Pordenone. Nel 2004 insieme a Silvano Della Libera, un altro agricoltore friulano, fondò l’associazione Futuragra per promuovere l’introduzione delle colture OGM in Italia. All’epoca, in base alla direttiva europea 2001/18/CE, si poteva fare richiesta al ministero dell’Agricoltura per seminare vegetali OGM che fossero stati precedentemente autorizzati per la coltivazione dall’Unione Europea, in base a valutazioni sull’impatto sulla salute umana e sull’ambiente.

Fidenato vicino ad alcune piante di mais OGM sfalciate, nel 2018 (Per concessione di Giorgio Fidenato)

Inizialmente il ministero non rispose, poi dopo sollecitazione respinse la richiesta con la motivazione che mancavano regole per la «coesistenza», cioè per la coltivazione di colture OGM a fianco di colture non OGM, in modo da evitare che le diverse piante si incrociassero spontaneamente. Nel 2006 Futuragra fece ricorso al tribunale amministrativo regionale (TAR) del Lazio e poi nel 2008 appello al secondo grado della giustizia amministrativa, il Consiglio di Stato, che nel 2010 diede parzialmente ragione all’associazione. Nonostante questo Luca Zaia, allora ministro dell’Agricoltura nel governo di centrodestra di Silvio Berlusconi, vietò comunque la semina del mais. «Allora mi incazzai e seminai», racconta Fidenato, ricordando la prima volta in cui coltivò del mais OGM. Lo aveva acquistato in Spagna, dove è usato dal 1998.

Il mais di Fidenato è una varietà di “mais Bt”, sviluppato negli anni Novanta in modo che contenesse al suo interno una proteina tossica per alcuni insetti che danneggiano le coltivazioni (come la piralide del mais), ma innocua per le persone e altri animali (a partire da quelli di allevamento che sono in gran parte nutriti proprio con il mais). “Bt” è un rimando al batterio Bacillus thuringiensis, che produce questa proteina: è usato per realizzare gli insetticidi impiegati sulle coltivazioni di mais non OGM e il suo DNA è servito per creare il mais Bt.

Il mais Bt è l’unico tipo di OGM che sia mai stato autorizzato per la coltivazione nell’Unione Europea ed è coltivato sia in Spagna che in Portogallo. In altri paesi del mondo in cui gli OGM sono autorizzati per la semina il suo uso è calato negli ultimi anni perché nel frattempo è stato tecnologicamente superato da altri tipi di mais OGM resistenti anche agli erbicidi.

Più nello specifico il mais di Fidenato è quello introdotto sul mercato dalla multinazionale statunitense Monsanto, molto nota per una serie di cause su suoi prodotti contenenti sostanze i cui effetti sulla salute sono dibattute (il principale è l’erbicida Roundup, contenente glifosato). Nel 2018 la Monsanto è stata comprata dalla tedesca Bayer, una delle più grandi aziende farmaceutiche del mondo. Il nome “Monsanto” non è più usato dalla Bayer, ma le sementi usate da Fidenato ne mantengono tuttora un residuo nel loro nome commerciale: MON 810.

– Leggi anche: Il mais è una coltura con molti problemi

Nel 2010 Fidenato dichiarò pubblicamente di aver seminato il MON 810, dicendo anche dove lo aveva fatto, cosa che poi fece anche in seguito per rispettare le regole europee sulle coltivazioni OGM pur compiendo atti di disobbedienza civile. In quell’anno riuscì a raccogliere il mais, ma fu avviato un procedimento penale nei suoi confronti per cui nel 2011 gli fu sequestrata l’azienda agricola.

Da quel procedimento Fidenato fu assolto nel 2013: nel frattempo una causa intentata dall’azienda di sementi Pioneer Hi-Bred al ministero dell’Agricoltura era finita con una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che dichiarava che in base alle leggi europee in vigore all’epoca il governo italiano non poteva vietare la semina del mais MON 810, dunque seminarlo non era reato. Fidenato riebbe la sua azienda agricola e a giugno riseminò il mais OGM, che poi raccolse e vendette.

Nel luglio dello stesso anno il governo di centrosinistra, guidato da Enrico Letta, emanò un decreto interministeriale che vietò la coltivazione del MON 810 sulla base di presunti rischi per la salute umana e l’ambiente, sebbene da più di quindici anni l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) lo ritenesse sicuro, anche tenendo conto degli studi prodotti nel corso del tempo. Per contestare il decreto nel 2014 Fidenato fece ricorso al TAR del Lazio, ma sia il TAR che successivamente il Consiglio di Stato lo respinsero. Intanto Fidenato aveva seminato il mais OGM per la terza volta ma il raccolto fu distrutto per ordine della magistratura. Lo stesso avvenne nel 2015.

All’inizio del 2016 si tenne un nuovo processo contro Fidenato al tribunale di Pordenone, per violazione del decreto interministeriale del 2013. La giudice Licia Consuelo Marino accolse la richiesta della difesa di sottoporre il caso alla Corte di giustizia dell’Unione Europea, per valutare se il decreto rispettasse le regole dell’Unione. Fu così che Fidenato arrivò al tribunale europeo, che il 13 settembre 2017 gli diede ragione sul decreto del governo Letta.

I processi penali in corso in quel momento contro Fidenato erano quattro, perché riguardavano le semine del 2014 e del 2015 in due diversi terreni, uno per cui era competente il tribunale di Pordenone, l’altro per cui era competente il tribunale di Udine. Si conclusero tutti con assoluzioni.

Nel frattempo era entrata in vigore la direttiva 2015/412 del Parlamento Europeo e del Consiglio, che modifica la prima direttiva del 2001 e permette a un paese di vietare nel proprio territorio la coltivazione di OGM autorizzati nell’Unione Europea, motivando il divieto in vari modi: pianificazione urbana e territoriale, politica agricola e ordine pubblico, tra le altre cose.

Fidenato ritiene che questa direttiva vìoli i diritti dei cittadini europei e discrimini quelli che vivono nei paesi dove la coltivazione degli OGM è vietata rispetto a quelli in cui è permessa. Per questo nel 2018 tornò a seminare il mais MON 810. Anche in quell’occasione la coltivazione venne distrutta prima, solo in parte, da persone che si opponevano agli OGM, poi dalle Guardie forestali. Da allora Fidenato ha cercato in altri modi di tornare davanti alla Corte di giustizia dell’Unione Europea per mettere in discussione la direttiva del 2015.

Un cartello piantato nel campo di mais OGM di Fidenato nel 2018 da qualcuno che distrusse una parte delle piante (Per concessione di Giorgio Fidenato)

Per farlo tentò la strada dei ricorsi contro la distruzione del mais del 2018, prima al TAR di Trieste, poi al Consiglio di Stato e anche alla Corte di Cassazione, a cui aveva fatto appello contro le sentenze dei tribunali di grado più basso, senza successo. Nel 2021 seminò di nuovo, per la sesta volta, il mais OGM: venne distrutto e Fidenato fece di nuovo ricorso al TAR di Trieste, e dopo al Consiglio di Stato.

L’anno scorso gli furono notificate alcune multe – complessivamente di circa 25mila euro – per le semine del 2018: Fidenato le impugnò sia davanti al tribunale di Udine che a quello di Pordenone.

Gli sviluppi più recenti sono del maggio scorso, quando sia la giudice Elisa Barro di Udine che il Consiglio di Stato hanno chiesto alla Corte di giustizia dell’Unione Europea di esprimersi sui dubbi di Fidenato riguardo alla direttiva del 2015. Ora Fidenato è in attesa di una nuova sentenza europea, per cui bisognerà aspettare diversi mesi, forse anche un anno.

Intanto in Europa si sta discutendo di una proposta della Commissione Europea riguardo alle cosiddette “nuove tecniche genomiche” (NGT) che in Italia sono chiamate “tecniche di evoluzione assistita” (TEA), cioè sui nuovi metodi per produrre organismi geneticamente modificati, diversi da quelli per cui finora si parlava di “OGM”.

– Leggi anche: Che cosa distingue OGM e TEA

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