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  • Mercoledì 26 giugno 2024

Sta arrivando un altro James in NBA

Il 19enne Bronny James, figlio di LeBron, parteciperà al draft per entrare nel campionato di basket nordamericano: è possibile che lui e il padre diventino compagni di squadra

Bronny James durante una partita con la squadra universitaria degli USC Trojans; alle sue spalle c'è il padre, LeBron James (Katelyn Mulcahy/Getty Images)
Bronny James durante una partita con la squadra universitaria degli USC Trojans; alle sue spalle c'è il padre, LeBron James (Katelyn Mulcahy/Getty Images)
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Tra il 26 e il 27 giugno negli Stati Uniti ci sarà il draft della NBA, l’evento in cui le trenta squadre della principale lega nordamericana di pallacanestro selezionano dal campionato universitario americano oppure dai campionati stranieri i nuovi giocatori per la stagione successiva. La scorsa estate c’erano grandi aspettative principalmente perché stava per arrivare in NBA Victor Wembanyama, un giocatore con eccezionali e inedite caratteristiche, che fu selezionato dai San Antonio Spurs, la squadra che aveva la prima scelta (i giocatori vengono selezionati a turno dalle squadre e quelle che sono andate peggio nella stagione precedente possono scegliere per prime).

Quest’anno non ci saranno giocatori potenzialmente generazionali come Wembanyama: la prima scelta, che spetta agli Atlanta Hawks, sarà probabilmente francese anche quest’anno (uno tra Alexandre Sarr e Zaccharie Risacher, entrambi nati in Francia nel 2005), ma il giocatore di cui forse si sta parlando di più è Bronny James, perché è il figlio di LeBron James, uno dei migliori cestisti di sempre, che ancora oggi gioca nella NBA a 39 anni. È possibile quindi che padre e figlio l’anno prossimo giocheranno nella stessa squadra, o che altrimenti si affronteranno da avversari.

Diversi commentatori autorevoli come Krysten Peek di Yahoo Sports, Jonathan Wasserman di Bleacher Report e Kevin O’Connor di The Ringer prevedono che Bronny James verrà scelto dai Los Angeles Lakers al loro secondo giro, come 55esima scelta assoluta. LeBron James gioca nei Lakers dal 2018 ma quest’estate è diventato free agent, cioè non ha un contratto con Los Angeles ed è in teoria libero di accordarsi con altre squadre. Secondo molti osservatori, prima di decidere starebbe aspettando di capire da quale squadra verrà scelto suo figlio Bronny: del resto è già qualche anno che LeBron dice di voler giocare almeno un anno con suo figlio prima di ritirarsi, per diventare la prima coppia padre-figlio nella storia della NBA.

Bronny James ha 19 anni e viene considerato un giocatore abbastanza interessante e promettente, anche se con una dimensione completamente diversa da quella che aveva il padre ventuno anni fa, quando venne selezionato dai Cleveland Cavaliers come prima scelta assoluta. In quel periodo LeBron James era visto come un giocatore che avrebbe cambiato il basket nordamericano (come in effetti è stato): già il 18 febbraio 2002, più di un anno prima della sua partecipazione al draft, la celebre rivista Sports Illustrated lo mise in copertina definendolo The Chosen One (Il Prescelto), un soprannome con cui a volte viene chiamato ancora oggi, dopo che è diventato il giocatore che ha segnato più punti nella storia della NBA.

In un lungo articolo uscito recentemente sul New Yorker, Louisa Thomas ha scritto che già l’estate scorsa i talent scout definirono Bronny James un bravissimo difensore, molto veloce e dotato di un buon istinto, ma parlarono anche della sua ottima meccanica di tiro e del suo eccellente atletismo nelle schiacciate. La sua caratteristica migliore però è l’attenzione ai dettagli, la bravura nel fare le cose piccole e spesso non considerate dalle statistiche. Nel suo periodo da giocatore di basket liceale, terminato un anno fa, Bronny James soprattutto «era un giocatore altruista, che sembrava più felice di passare la palla piuttosto che di segnare».

Anche per questo, Thomas pensa che Bronny James in NBA abbia «le capacità per essere un role player credibile, soprattutto in fase difensiva» e che i suoi margini di miglioramento siano molto ampi. Per role player si intende un tipo di cestista che non è la stella della squadra, ma sa fare cose utili (difendere bene, oppure tirare da tre punti) senza pretendere di accentrare su di sé il gioco: un giocatore funzionale, insomma, di cui ogni squadra ha bisogno per affiancarlo ai suoi giocatori più talentuosi.

Sono in molti però a pensare che Bronny James con la sua decisione di dichiararsi eleggibile per il draft (cioè di dirsi disponibile a essere scelto) stia anticipando i tempi del suo esordio tra i professionisti. Il sito specializzato The Ringer ha raccolto i pareri anonimi di due dirigenti e di uno scout della NBA sulle prospettive future del 19enne: «Bronny non è assolutamente pronto, dovrebbe tornare al college e crescere senza fretta, altrimenti rischia di perdersi, sia che giochi sia che non giochi con suo padre», ha detto uno di loro. Uno dei motivi per cui il suo passaggio in NBA viene considerato affrettato è che ha giocato una sola stagione nel campionato universitario, peraltro inizialmente condizionata da un problema al cuore.

Il 24 luglio del 2023 infatti, mentre si stava preparando per la sua prima stagione con gli USC Trojans (la squadra della University of Southern California), Bronny James ha avuto un arresto cardiaco, causato da un difetto congenito, per il quale è stato operato: oggi il problema sembra definitivamente superato e la NBA ha dato a James il permesso di giocare nel campionato.

Con gli USC Trojans ha cominciato quindi a giocare solamente a dicembre, finendo la stagione con 4,8 punti, 2,8 rimbalzi e 2,1 assist di media, statistiche non particolarmente esaltanti. Considerando anche che non ha ancora compiuto vent’anni, sarebbe stato tutto sommato sensato pensare che Bronny James scegliesse di giocare almeno una stagione intera al college, prima di rendersi disponibile per il draft.

Un po’ di azioni di Bronny James nella sua prima (e unica) stagione nel campionato universitario

È probabile, o quantomeno possibile, che la presenza del padre nella NBA abbia influito sulla sua decisione: «Se non fosse stato il figlio di LeBron, forse sarebbe tornato al college per un altro anno o due, o si sarebbe trasferito in un’università dove avrebbe avuto maggiori opportunità di tirare e di lavorare sulla gestione della palla», ha scritto il New Yorker. Il sito sportivo ESPN ha intervistato Rich Paul, che è l’agente di LeBron e di suo figlio. Paul ha spiegato che diverse squadre lo hanno contattato per discutere di Bronny James, ma che assieme hanno scelto di parlare solamente con i Los Angeles Lakers e con i Phoenix Suns: «L’obiettivo è trovare una squadra che lo valorizzi».

Essere il figlio di LeBron James, uno degli atleti più forti, influenti e famosi della storia di tutti gli sport, ha i suoi vantaggi, come la possibilità di essere seguito negli allenamenti da uno staff competente sin da quando era piccolo, ma anche degli svantaggi, su tutti l’aumento della pressione e delle aspettative. LeBron «ha cresciuto suo figlio a sua immagine, come fanno molti genitori. E perché no? LeBron è un campione, un miliardario, un filantropo, un podcaster, e gli uomini ricchi e potenti hanno sempre usato la loro ricchezza e il loro potere per spianare la strada ai loro figli», si legge sul New Yorker.

Il tema è capire cosa voglia davvero fare Bronny James: «Vuol essere preso in giro in quanto rookie (giocatore al primo anno, ndr) di fronte a suo padre? Vuole dormire negli stessi alberghi del padre? Sospetto che pochi diciannovenni vorrebbero una cosa del genere», ha scritto ancora Louisa Thomas. «D’altro canto, pochi diciannovenni possono immaginare di fare un assist al proprio padre in una partita di NBA». Nessuno, per ora, l’ha mai fatto. «Il mio sogno è sempre stato quello di farmi conoscere, di farmi un nome e, naturalmente, di arrivare nella NBA. Non ho mai pensato solamente a giocare con mio padre, ma sì, è una cosa che lui ha tirato fuori qualche volta», ha detto di recente Bronny James.