La storia delle suore di clausura scomunicate e sfrattate da un convento in Spagna
Con il loro arcivescovo hanno avuto una lunga e peculiare disputa che ha coinvolto anche un personaggio controverso e bizzarro
Lunedì l’arcivescovo di Burgos, nella regione spagnola della Castiglia e León, ha ordinato a un gruppo di suore di clausura dell’ordine delle clarisse di lasciare il loro convento dopo che una disputa immobiliare tra il convento e l’arcidiocesi si è trasformata in una disputa religiosa. A maggio le suore del convento di Belorado avevano annunciato che si sarebbero separate dalla Chiesa cattolica e per questo, la settimana scorsa, l’arcivescovo Mario Iceta le aveva scomunicate.
In queste settimane i media spagnoli e internazionali hanno seguito molto la storia piuttosto inusuale delle “suore ribelli”, che tra le altre cose sono molto brave a comunicare anche attraverso un profilo Instagram. A rendere più intricata e interessante la vicenda c’è anche il fatto che le suore, tra le altre cose, si sono associate a Pablo de Rojas Sánchez-Franco, un religioso ultraconservatore con posizioni assai controverse e bizzarre, scomunicato nel 2019. Sarebbe stato lui a ispirare lo scisma del convento delle clarisse, secondo le ricostruzioni dei giornali.
La vicenda nasce come una disputa immobiliare. Nel 2020 le suore di Belorado si erano accordate con la diocesi di Vitoria per acquistare a 1,2 milioni di euro il monastero di Orduña, che si trova in un’exclave della Biscaglia (di cui fa parte Vitoria) all’interno del territorio della provincia di Burgos. Su questa operazione immobiliare c’era stato il primo conflitto con l’arcidiocesi di Burgos, che si era opposta alla vendita e l’aveva fatta bloccare dal Vaticano perché riteneva non ci fosse sufficiente trasparenza sui fondi utilizzati dalle suore.
Già a marzo i proprietari del convento di Vitoria (un’altra congregazione di clarisse) avevano chiesto di annullare la cessione perché le clarisse di Belorado avevano smesso di pagare le rate semestrali da 75mila euro previste nell’accordo di vendita. In questa occasione la madre superiora del convento di Belorado, Isabel de la Trinidad, aveva detto che sarebbe invece riuscita a versare la somma mancante grazie a un imprecisato benefattore.
La disputa per la compravendita del monastero di Orduña si era aggravata a tal punto che a fine maggio il Vaticano ha nominato commissario pontificio di entrambi i monasteri l’arcivescovo Iceta, incaricandolo di risolvere la questione. Le suore di Belorado, in risposta, hanno fatto causa all’arcivescovo, accusandolo di abuso di potere e chiedendo un risarcimento di 1,6 milioni di euro.
Il fatto è che, mentre si svolgeva la disputa immobiliare per il monastero di Orduña, le suore di Belorado avevano iniziato anche una disputa religiosa contro l’arcidiocesi locale e contro tutta la Chiesa cattolica. Il 12 maggio le suore di Belorado hanno pubblicato un documento in cui dichiaravano l’intenzione di separarsi dalla Chiesa cattolica, comunicata alcuni giorni dopo con un fax all’arcidiocesi di Burgos.
Il documento di 70 pagine, pubblicato sul sito web del convento e approvato all’unanimità dalle suore, si intitola Manifiesto Católico. Il documento critica una “deriva” della Chiesa cattolica e disconosce papa Francesco, chiamato semplicemente “señor Jorge Bergoglio”, e anticipa le eventuali accuse di “eresia” parlando di una “persecuzione” nei confronti delle suore.
Secondo i media questo Manifiesto Católico sarebbe stato realizzato con la collaborazione di Pablo de Rojas Sánchez-Franco, un bizzarro religioso ultraconservatore che nel 2005 fondò la Pia Unione di San Paolo Apostolo, un gruppo che la Chiesa cattolica considera una setta. Le suore clarisse di Belorado, a un certo punto, avrebbero aderito appunto a questa Pia Unione di San Paolo Apostolo, uscendo dalla Chiesa cattolica. E poiché sono suore di clausura, che in teoria non possono avere contatti con il pubblico, hanno adottato come loro portavoce José Ceacero, uno stretto collaboratore di de Rojas. Ceacero e lo stesso de Rojas si sono più volte incontrati con le suore all’interno del convento di Belorado, che invece è interdetto ai giornalisti.
De Rojas ha da tempo l’obiettivo di trovare un luogo di culto “ufficiale” per dare una percezione più istituzionale alla sua Pia Unione di San Paolo Apostolo, che non ha mai ottenuto i riconoscimenti da lui auspicati. Secondo i giornali spagnoli, era proprio lui il misterioso “benefattore” citato dalla madre superiora a marzo, quindi prima dello “scisma”: puntava a impadronirsi del monastero di Orduña, quello che le suore volevano comprare.
De Rojas è un personaggio parecchio controverso. Vive in modo sfarzoso e barocco a Bilbao, nei Paesi Baschi, e per le sue idee il quotidiano El País ha scritto, giocando sul doppio cognome, che «Pablo de Rojas Sánchez-Franco è più Franco che Sánchez». Sánchez è l’attuale primo ministro Socialista Pedro Sánchez, Francisco Franco è il dittatore fascista che ha governato la Spagna dal 1939 al 1975.
In passato de Rojas ha fatto dichiarazioni antisemite e favorevoli al franchismo, e ha definito Franco «il nostro invitto caudillo» (caudillo è l’equivalente spagnolo di “duce”). Durante la pandemia da Covid-19 ha detto che vaccinarsi era «un peccato mortale» e rivendica per sé cariche inesistenti come “principe elettore del Sacro Romano Impero”. La Pia Unione di San Paolo Apostolo celebra messa in latino e rifiuta la legittimità dei papi successivi a Pio XII, ritenendo “satanica” la chiesa riformata dal Concilio Vaticano II (1962-1965).
L’ingresso di Pablo de Rojas Sánchez-Franco nella disputa tra le clarisse e l’arcidiocesi ha in un certo senso fatto precipitare la situazione, al punto che, alla fine, l’arcivescovo ha ordinato lo sfratto delle suore dal loro convento. Le suore scismatiche hanno già fatto sapere che non riconoscono l’autorità dell’arcivescovo e non se ne andranno.
Fino a qualche mese fa, le suore del convento di Belorado erano note soprattutto per i dolcetti che preparavano. Per raccogliere fondi hanno creato un profilo Instagram con in evidenza le coordinate bancarie per le donazioni.
Il nome del profilo riprende l’inizio di una frase tratta dalla Bibbia, dal libro del profeta Isaia: Te hago luz de las naciones in spagnolo (Io ti renderò luce delle nazioni in italiano). Le suore hanno una certa dimestichezza con la tecnologia: oltre alle foto e ai video, hanno caricato alcuni sermoni su SoundCloud, un servizio di streaming audio usato soprattutto da dj e gruppi musicali.
Oggi in Spagna, come in altri paesi europei, è diminuito sia il numero di monasteri ancora attivi, ne restano meno di 751 rispetto agli 860 del 2012, sia quello delle suore di clausura, che nel 2022 erano circa 7.900 rispetto alle 10.889 del 2012.