Le enormi e violente proteste in Kenya contro l’aumento delle tasse
Un pezzo del parlamento è stato incendiato, la polizia ha reagito sparando contro i manifestanti: almeno 13 di loro sono stati uccisi
In Kenya le proteste che da giorni chiedono al governo di ritirare l’aumento di alcune tasse stanno raggiungendo dimensioni notevoli. Martedì un gruppo di manifestanti ha fatto irruzione nel parlamento e ne ha incendiato una parte, subito dopo l’approvazione dell’aumento delle tasse (che per entrare in vigore dovrà essere firmato dal presidente William Ruto). Dopo alcune ore nel pomeriggio di martedì la polizia è riuscita a disperdere i manifestanti entrati nel parlamento.
Le forze dell’ordine hanno impiegato massicciamente idranti e lacrimogeni e hanno anche sparato contro i manifestanti: diversi di loro sono stati feriti o uccisi. La Kenya Medical Association ha detto che la polizia ha ucciso 13 manifestanti, ma la situazione è ancora molto confusa.
Martedì il presidente Ruto ha annunciato lo schieramento dell’esercito a sostegno della polizia, e in un discorso alla nazione ha detto che reprimerà con la forza ogni forma di «violenza e anarchia». Ruto, 57 anni, è presidente dal 2022 quando vinse le elezioni tra molte contestazioni da parte dei suoi oppositori: ha commentato le proteste dicendo che «non è concepibile che i criminali che fingono di essere manifestanti pacifici possano creare un clima di terrore contro il popolo, i suoi rappresentanti eletti e le istituzioni stabilite dalla nostra costituzione, e aspettarsi di rimanere liberi e impuniti».
Durante l’irruzione i parlamentari si sono dovuti rifugiare nei sotterranei della struttura mentre la polizia cercava di respingere all’esterno i manifestanti. Il più grosso ospedale di Nairobi, capitale del Kenya e città in cui ha sede il parlamento, ha scritto sul suo profilo X (Twitter) di aver ricevuto 45 manifestanti feriti.
Sempre secondo Reuters le proteste di martedì sarebbero iniziate «in un’atmosfera di festa», ma la situazione sarebbe peggiorata dopo che il numero dei manifestanti ha iniziato a crescere e la polizia ha cercato di disperderli con il gas lacrimogeno. Le proteste hanno coinvolto i quartieri centrali di Nairobi, ma anche il quartiere povero di Kibera. Negli scontri è stato danneggiato anche il municipio di Nairobi.
Le proteste non hanno una leadership definita: sono organizzate online e vi partecipano principalmente giovani uomini. Sono cominciate la settimana scorsa e inizialmente riguardavano solamente le proposte per l’aumento delle tasse, ma nel tempo i manifestanti hanno iniziato a chiedere le dimissioni del presidente Ruto.
Martedì pomeriggio varie parti del paese hanno subito un rallentamento della connessione a internet: il principale operatore nazionale ha detto che i problemi sono stati causati dalla rottura di due cavi sottomarini. I manifestanti hanno però accusato le autorità di aver interrotto la connessione per impedire loro di organizzarsi. È raro che in Kenya la connessione a internet sia interrotta per ostacolare le proteste, e alcuni giorni fa le autorità avevano escluso che l’avrebbero fatto.
William Ruto era stato eletto nel 2022 con la promessa di sostenere i lavoratori kenyani, ma negli ultimi anni molti di loro sono stati messi in difficoltà dall’aumento del costo della vita, dovuto a una serie di fattori fra cui la guerra in Ucraina, la siccità e le alluvioni.
Ora il governo deve gestire le richieste contrastanti della popolazione e dei creditori internazionali del paese. Da quando è diventato presidente Ruto ha aumentato molto le tasse con l’obiettivo di risanare la complicata situazione finanziaria del Kenya e ridurre il suo debito pubblico, che ammonta all’equivalente di circa 75 miliardi di euro, più del 70 per cento del suo PIL. A detta dei critici tuttavia queste misure ostacolerebbero la crescita economica del paese e metterebbero in gravi difficoltà milioni di persone.
Il piano del governo prevede di raccogliere altri 2,7 miliardi di dollari per ridurre il peso del debito pubblico, i cui interessi assorbono il 37 per cento della spesa pubblica annua del Kenya. Le proteste di questi giorni avevano già costretto il governo a ritirare alcune tasse particolarmente contestate, come quella del 16 per cento sul prezzo del pane e una tassa annua sul possesso di automobili. Martedì mattina una riforma che comprende vari altri aumenti era stata comunque approvata.
Oltre che nella capitale Nairobi ci sono stati scontri e proteste in diverse grosse città, fra cui a Mombasa, sulla costa dell’oceano Indiano, e nella città natale di Ruto, Eldoret.
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