• Mondo
  • Martedì 25 giugno 2024

Il programma di governo del Rassemblement National

Il partito di estrema destra in vantaggio alle elezioni legislative in Francia si concentra molto su misure restrittive dell'immigrazione e dei diritti, mentre cerca di essere rassicurante sull'economia

Jordan Bardella durante la conferenza stampa di presentazione del programma del suo partito, Parigi, 2 giugno 2024 (AP Photo/Christophe Ena)
Jordan Bardella durante la conferenza stampa di presentazione del programma del suo partito, Parigi, 2 giugno 2024 (AP Photo/Christophe Ena)
Caricamento player

Lunedì 24 giugno Jordan Bardella, leader del partito di estrema destra Rassemblement National, ha presentato il programma per le elezioni legislative che si terranno con un doppio turno il 30 giugno e il 7 luglio: «Siamo pronti» a governare, ha detto il presidente di RN, aggiungendo però che accetterà di essere primo ministro solo se otterrà la maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale.

Le priorità indicate nel programma di RN sono la lotta all’immigrazione, la sicurezza e il potere d’acquisto cioè i tre temi che, secondo i sondaggi fatti per le europee del 9 giugno, erano i più importanti per i sostenitori di RN, benché potere d’acquisto e immigrazione comparissero in cima alla lista delle priorità anche dei cittadini e delle cittadine francesi in generale, al di là del loro orientamento politico.

Sul tema dell’immigrazione Bardella ha fatto proposte estremamente restrittive. In caso di vittoria vuole rendere burocraticamente meno difficile e più veloce allontanare dal paese le persone che hanno ricevuto un provvedimento di espulsione; intende aumentare il periodo massimo di reclusione nei centri di detenzione amministrativa, vuole rendere più complicato il ricongiungimento familiare e abolire la possibilità dello ius soli.

In Francia, per ottenere la nazionalità ci sono oggi diverse possibilità. È possibile farlo se si ha almeno un genitore francese: è il cosiddetto “ius sanguinis”, che in latino significa “diritto di sangue”. Ma esiste anche lo “ius soli”, cioè un diritto legato al territorio, in forma “temperata”: un bambino nato sul territorio francese può acquisire la cittadinanza a determinate condizioni che dipendono dalla nazionalità dei genitori, dal luogo di nascita e anche dal tempo trascorso su territorio francese dal bambino stesso e dai suoi genitori prima di raggiungere la maggiore età. Secondo diversi analisti questa misura potrebbe essere considerata incostituzionale.

Lo scorso dicembre il parlamento francese aveva già approvato una controversa riforma dell’immigrazione proposta dal ministro dell’Interno di centrodestra Gérald Darmanin: riduceva l’accesso ai sussidi per le persone migranti, introduceva una cauzione da versare allo stato da parte degli studenti stranieri che avevano bisogno di un permesso di soggiorno, creava delle quote di immigrazione annuali, reintroduceva il reato di “soggiorno illegale”, rendeva più difficile per i figli nati in Francia da persone straniere diventare francesi e stabiliva che le persone con doppia cittadinanza condannate per gravi reati potessero perdere quella francese.

La legge era stata votata dal partito del presidente Emmanuel Macron, Renaissance, da diversi partiti di centrodestra e anche dal Rassemblement National che aveva parlato di quella legge come di una propria «indiscutibile vittoria ideologica». Le nuove misure proposte da Bardella, però, sarebbero ancora più restrittive.

Bardella ha poi fatto riferimento a un’altra questione importante e molto discussa nella destra francese, cioè quella della cittadinanza. Bardella ha confermato quanto già dichiarato da Marine Le Pen durante la campagna elettorale per le presidenziali del 2022, e cioè l’abbandono di una misura a lungo difesa da RN: l’abolizione della doppia cittadinanza, cioè della possibilità di avere il passaporto di un altro paese oltre alla Francia. I francesi con doppia nazionalità sono più di tre milioni, in gran parte discendenti da persone migranti. «Non metteremo in discussione la doppia nazionalità», ha detto Jordan Bardella durante la sua conferenza stampa, ma ha aggiunto che RN intende «riservare» ai cittadini che hanno la sola nazionalità francese «un certo numero di posti di lavoro strategici nei settori legati alla sicurezza o alla difesa».

Bardella non ha fatto però alcun riferimento a un disegno di legge presentato lo scorso gennaio dal suo partito che, se approvato, porterebbe alla possibilità di divieto per le persone con doppia cittadinanza di accedere ai posti di lavoro nelle pubbliche amministrazioni, andando dunque ben oltre i posti di lavoro a cui ha fatto esplicito riferimento presentando il programma.

Autoproclamatosi il «candidato della verità», ha commentato Le Monde, Jordan Bardella ha cominciato il suo discorso da aspirante primo ministro con una bugia: quella di voler trattare ogni cittadino allo stesso modo. «Nessun diritto sarà tolto a un solo francese, a una sola francese, e la nostra azione politica si adopererà in ogni circostanza per preservare i diritti esistenti», ha promesso il presidente di RN al termine della presentazione del suo programma.

Se però l’estrema destra salisse al potere, milioni di francesi rischierebbero di perdere un diritto, nota Le Monde: quello di esercitare alcune professioni nella pubblica amministrazione, cosa che colpirebbe milioni di persone. «Una disposizione del genere, contraria al carattere repubblicano del paese e a tutti i nostri impegni internazionali, cambierebbe la natura stessa della Costituzione», ha commentato il giurista Serge Slama. «È semplice, questo tipo di misura è stato introdotto solo sotto il regime collaborazionista di Vichy, quando il servizio civile era riservato a persone di origine francese, il cui padre era francese».

– Leggi anche: Cosa c’è nel programma della nuova coalizione di sinistra in Francia

In tema di sicurezza Bardella ha detto di voler ripristinare i minimi di pena per i recidivi, una misura approvata sotto la presidenza di Nicolas Sarkozy, nel 2007, e poi abolita dal Socialista François Hollande nel 2012. Nel caso di reato commesso da chi era recidivo, la legge stabiliva che si dovessero applicare pene minime non inferiori a una serie di soglie, tendenzialmente inderogabili. Secondo uno studio diffuso a marzo quella legge non aveva però avuto alcun effetto deterrente nel breve termine e soprattutto aveva portato a un forte aumento delle pene detentive che aveva peggiorato la situazione delle carceri francesi già sovraffollate.

Sempre in tema di sicurezza, presentandosi come «garante delle libertà individuali e della libertà di manifestare», Bardella ha ribadito la promessa di «sciogliere tutte le organizzazioni che usano la violenza nel nostro paese, siano esse di estrema destra o di ultra sinistra».

Bardella ha anche proposto di abbassare a sedici anni l’età a partire dalla quale se si commette un reato si viene giudicati come adulti e non più secondo il diritto minorile. Diversi analisti hanno definito la proposta propagandistica soprattutto perché sono già previste delle deroghe all’applicazione del diritto minorile che i giudici possono applicare proprio a partire dai 16 anni. Inoltre, l’allineamento del diritto penale minorile al comune diritto penale potrebbe eliminare il principio di autonomia del diritto penale minorile stesso, che è un principio costituzionale e che è garantito da una convenzione internazionale del 1989.

La principale misura proposta da RN a favore del potere d’acquisto è la riduzione dell’IVA dal 20 al 5,5 per cento su carburanti, gas ed energia. Bardella ha anche parlato di abbassare le tasse sulla produzione, di ridurre i contributi previdenziali per aumentare i salari, di semplificare le norme e di imporre dazi doganali sui pannelli fotovoltaici fabbricati fuori dall’Unione Europea.

Alcuni analisti hanno notato somiglianze tra questo programma economico e quello di Macron: Le Monde ha confermato come diverse riforme introdotte da Macron non saranno toccate da un eventuale governo dell’estrema destra, come la flat tax, un’imposta fissa del 30 per cento sulle rendite di capitale invece di una tassa progressiva. E anche che alcune dichiarazioni fatte dal presidente di RN durante la sua conferenza stampa «sembravano tratte direttamente dai discorsi del capo dello Stato o del suo ministro dell’Economia, Bruno Le Maire». Molte critiche sono state infine rivolte a Bardella perché non ha presentato dati precisi sulle spese aggiuntive che deriverebbero dalle riforme proposte né sulle entrate che gli permetterebbero di dare, a quelle stesse riforme, una copertura finanziaria.

L’economista Xavier Timbeau ha spiegato che RN sta comunque attuando una tattica elettorale che probabilmente non lo penalizzerà alle elezioni. Nelle ultime settimane la sinistra ha cercato di riportare il dibattito sulle questioni economiche e sociali assumendo una posizione di netta rottura con la politica del governo Macron. RN, al contrario, «vuole rassicurare l’elettorato centrista trasmettendo il messaggio che il programma più vicino a quello di Macron è proprio il suo». E questa strategia potrebbe funzionare perché l’elettorato tradizionale di RN non bada molto alle misure economiche, almeno non nel dettaglio, ma piuttosto a temi come immigrazione o sicurezza. Ammorbidire o presentare in modo generico le misure economiche rappresenta quindi un rischio limitato, per il partito: «L’obiettivo è di ottenere la maggioranza assoluta al secondo turno, cercando i voti del centro», dice Xavier Timbeau: «RN si sta dunque adattando al programma di Macron».

Su diverse questioni Bardella ha fatto dei passi indietro rispetto a quanto promesso o detto nel recente passato, a cominciare dall’abrogazione della contestata riforma delle pensioni che prevede l’innalzamento dell’età minima per la pensione da 62 a 64 anni e che ha provocato una serie di grandi manifestazioni e scioperi in tutto il paese. Fino a poco tempo fa RN si era pronunciato a favore dell’abrogazione del pensionamento a 64 anni, ora però Bardella ha limitato l’abrogazione dell’innalzamento alle carriere più lunghe e l’ha comunque rimandata «a un secondo momento» dicendo che non si tratta più di una priorità. Bardella ha abbandonato anche l’intenzione di tagliare l’IVA sui beni alimentari di prima necessità.

Il presidente di RN ha fatto infine diverse altre proposte: nel campo dell’edilizia abitativa ha promesso di eliminare alcune norme ambientali che considera «eccessive» e che impedirebbero ad alcune case che non soddisfano le condizioni minime in termini di isolamento termico di essere messe sul mercato. Sulla scuola ha promesso un «big bang di autorità», con il divieto dei telefonini in classe e la creazione di centri specializzati per accogliere «studenti che disturbano o che sono molesti». Ha parlato dell’energia nucleare come di un elemento fondamentale e strutturale per il paese, vuole favorire attraverso le politiche fiscali la natalità, e per il sostegno all’agricoltura ha proposto un progetto che ha definito «mangia francese»: sarà vietata l’importazione in Francia dei prodotti che non rispettano gli standard richiesti agli agricoltori francesi e l’80 per cento del cibo nelle mense scolastiche dovrebbe essere prodotto in Francia entro il 2027.

In politica estera, pur avendo avuto in passato il Rassemblement National diversi legami con il presidente russo Vladimir Putin, Bardella ha dichiarato che sarà estremamente vigile di fronte ai tentativi di ingerenza della Russia che rappresenta oggi «una minaccia multi-dimensionale per la Francia e l’Europa». Pur dichiarandosi «favorevole al sostegno logistico e di attrezzature di difesa all’Ucraina» ha ribadito «le sue linee rosse»: da un lato ha rifiutato «l’invio di truppe sul suolo ucraino» come ipotizzato qualche tempo fa dal presidente Macron e dall’altro l’invio di «missili a lungo raggio o equipaggiamenti militari» che potrebbero «colpire direttamente le città russe».

Sulla questione israelo-palestinese, Jordan Bardella ritiene che la soluzione dei due Stati, «sempre difesa dalla nostra famiglia politica» sia «stata resa obsoleta nell’immediato futuro dalle atrocità e dagli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023». Per Bardella riconoscere oggi uno Stato palestinese, come deciso da alcuni stati europei nelle ultime settimane, significherebbe «riconoscere il terrorismo e concedere legittimità politica a un’organizzazione che prevede nel suo statuto la distruzione dello Stato di Israele».