Il leader dei Libdem britannici ha deciso di puntare sull’intrattenimento
Per dare visibilità a quello che tradizionalmente è il terzo partito del paese, Ed Davey sta facendo una campagna elettorale bizzarra: più che del programma, però, si è parlato dei suoi “stunt”
Il sistema elettorale del Regno Unito, dove solo il partito che arriva primo in un collegio ottiene il rispettivo seggio in parlamento, ha storicamente incentivato il bipolarismo. La politica è divisa in due schieramenti: a sinistra i Laburisti e a destra i Conservatori. I due partiti più grandi, oltre a ricevere la maggior parte dei voti, monopolizzano l’attenzione mediatica.
Nella campagna elettorale per il voto del 4 luglio, la più grossa novità è stata fin qui il ritorno di Nigel Farage, e anche di lui si è parlato moltissimo. In questo contesto, è molto difficile fare notizia per quella che è tradizionalmente la terza forza politica del paese, cioè i Liberal-democratici (Libdem), di centro. Per farsi notare, il loro leader Ed Davey si è inventato una serie di iniziative bizzarre, molto adatte alla tv e ai social media: non è ancora chiaro però se sia riuscito a dare davvero visibilità alle proposte concrete del suo partito, o si sia limitato finora a divertire i commentatori sui social.
Tra le cose che ha fatto, il 58enne Davey è salito sulla giostra di un parco divertimenti subito dopo aver presentato il programma, scherzando sulla possibilità di un “big swing” per i Libdem: un’espressione che gli analisti politici usano per parlare di uno spostamento dei consensi ma che in inglese indica letteralmente una grande altalena, come quella su cui si è seduto Davey.
Oppure si è fatto intervistare a bordo di una di quelle giostre con le tazze che girano e in più occasioni in costume da bagno, aiutato in questo dai giornalisti che si sono prestati a raggiungerlo in contesti irrituali. I media hanno chiamato le trovate di Davey “stunt”, un termine che può riferirsi sia a una bravata sia alle acrobazie per cui nei film serve una controfigura (lo stuntman), anche perché in molti casi sono state piuttosto scenografiche.
Per esempio, il leader dei Libdem ha fatto downhill in bici, ha corso una gara di carriole, ha partecipato a un “corso di sopravvivenza”. Ha fatto anche cose più tranquille come costruire castelli di sabbia in spiaggia, ma una delle prime idee di Davey è stata fare un giro sul lago Windermere in paddle board (una specie di tavola da surf su cui si rema stando in piedi).
Il video di Davey che cerca di stare in equilibrio sulla tavola e poi cade in acqua per cinque volte – almeno una delle quali apposta – è circolato moltissimo sui social network. Alcuni utenti hanno suggerito che non fosse una grandissima idea. Sky News ha paragonato le sue iniziative a quelle di Boris Johnson, l’ex primo ministro e sindaco di Londra che ha dimostrato una certa creatività nelle campagne elettorali a cui ha partecipato (su tutte quella del 2019).
Alcuni media, come appunto Sky News, hanno ritenuto efficace la campagna di Davey; altri, come il Telegraph filoconservatore, gli hanno sostanzialmente dato del clown. Lui stesso si è posto la questione e ha spiegato ad Associated Press che il suo obiettivo è trasmettere un messaggio politico: «Nella maniera tradizionale, fai un discorso da un podio e puoi ottenere una minuscola risonanza, ma così le persone non si sentono coinvolte. Penso che adottando un approccio leggermente diverso, con un po’ di senso dell’umorismo e di emozione, si possa ottenere l’attenzione della gente».
Sotto i post buffi, infatti, vengono linkate le proposte serie del programma: per esempio la gita sul lago Windermere serviva a promuovere la proposta di istituire una nuova autorità per ridurre l’inquinamento nei corsi d’acqua, che nel Regno Unito è un grosso problema.
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Per i Libdem non è una novità cercare di trovare modi creativi o poco convenzionali di fare campagna elettorale. Il loro direttore della comunicazione ai tempi del voto del 2010, Sean Kemp, sosteneva che «certe volte la dignità deve essere meno importante della copertura mediatica». Negli ultimi anni il partito sta cercando di rinnovare la sua immagine, associata all’austerità economica del governo in coalizione con i Conservatori di David Cameron tra il 2010 e il 2015.
Davey è stato ministro di quel governo, ma prima è stato sottosegretario: dal 2010 al 2012 è stato tra le altre cose responsabile del dipartimento del ministero dell’Economia sotto cui ricade il Post Office, il servizio postale. In quegli anni avvenne il più esteso errore giudiziario nella storia britannica: centinaia di impiegati del Post Office furono ingiustamente accusati di aver rubato, sulla base di dati informatici difettosi, e costretti a restituire soldi che non avevano mai sottratto, in molti casi indebitandosi.
Nel 2010 Davey rifiutò di incontrare Alan Bates, il fondatore del gruppo di ex dipendenti delle poste vittime dell’errore. Giovedì durante un dibattito televisivo tra i candidati primi ministri, quando un intervento dal pubblico lo ha sollecitato sullo scandalo del Post Office, Davey ha ammesso di aver fatto alcuni «grandi errori» e ha detto che in generale «non va fiero» delle misure approvate dal governo di cui fece parte.
Oggi la comunicazione dei Libdem cerca di mettere in risalto l’empatia del leader. Il loro principale spot elettorale ha cercato proprio di umanizzare la figura di Davey, mostrando diverse scene riprese a casa sua dove lui si prende cura del figlio disabile. Nonostante questa campagna piuttosto dispendiosa in termini di impegni ed energie, Davey ha detto che ogni giorno trova il tempo per fargli una videochiamata.
Nel Regno Unito non si è parlato molto del suo programma: è incentrato su migliori servizi, in particolare l’assistenza sanitaria, e sul ritorno nel mercato unico europeo abbandonato dopo Brexit. Eppure, secondo un sondaggio, gli elettori ritengono che Davey sarebbe un migliore primo ministro di Rishi Sunak – e anche questo la dice lunga sulla crisi del Partito Conservatore, visto che Davey ha meno esperienza al governo di Sunak e proviene da un partito generalmente meno considerato dei due maggiori.
I Liberal-democratici propongono di abbassare da 18 a 16 anni l’età a cui si può votare alle elezioni parlamentari e sono stati sempre a favore di una riforma della legge elettorale, su base proporzionale. Il sistema first-past-the-post, cioè l’uninominale secco, storicamente li ha penalizzati rispetto ai partiti maggiori, Laburisti e Conservatori.
Il caso più eclatante fu alle elezioni del 1983: i Libdem ricevettero 7,7 milioni di voti, il 25,4 per cento, cioè solo 2,2 punti percentuali meno dei Laburisti, ma per via dell’uninominale ottennero solo 23 seggi, mentre i Laburisti ne ebbero 209. Questo meccanismo produce una distorsione: un partito può prendere milioni di voti ma non ottenere una rappresentanza parlamentare se non arriva primo in nessun collegio. È accaduto ai Verdi o allo UKIP, il precedente partito populista di Nigel Farage.
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Alle elezioni del 4 luglio, per una volta i Libdem potrebbero invece essere avvantaggiati da questo sistema. Lo schieramento di destra, infatti, si è diviso: i Conservatori di Sunak e Reform UK di Farage sono appaiati nei sondaggi a livello nazionale e si sottraggono voti a vicenda. Per via dell’uninominale, questi due partiti che insieme avrebbero molti più consensi dei Libdem (e pochi meno dei Laburisti) potrebbero finire per ottenere meno seggi dei Libdem nel prossimo parlamento.
In questo scenario limite, Davey si ritroverebbe capo dell’opposizione. Al momento, in realtà, i sondaggi più favorevoli ai Libdem prevedono per loro una sessantina di seggi (sui 650 totali della Camera dei comuni, la camera bassa britannica), quindi comunque al terzo posto dietro i Conservatori.