In Nuova Caledonia ci sono state altre proteste dopo il trasferimento in Francia di sette attivisti per l’indipendenza
Nella notte tra domenica e lunedì ci sono stati nuovi scontri tra polizia e manifestanti in Nuova Caledonia, un arcipelago in Oceania governato dalla Francia. Le proteste sono iniziate in seguito al trasferimento di sette attivisti per l’indipendenza della Nuova Caledonia in Francia, a 17mila chilometri di distanza. Le sette persone trasferite verranno messe in detenzione preventiva con varie accuse, tra cui aver organizzato le intense rivolte nell’arcipelago nelle quali a maggio sono morte nove persone. Durante le proteste contro il trasferimento degli attivisti sono stati incendiati vari edifici, tra cui una stazione di polizia e un municipio, rendendo necessario l’intervento delle autorità locali. Lunedì molte scuole rimarranno chiuse.
Le sette persone che sono state portate in Francia fanno parte della Cellula di Coordinamento dell’Azione sul Campo (CCAT), il gruppo che ha guidato le rivolte iniziate a maggio. Tra queste c’è anche il leader del gruppo, Christian Tein. Yves Dupas, il procuratore nella città di Nouméa, la capitale della Nuova Caledonia, ha detto che il trasferimento in Francia è stato dovuto alla «delicatezza delle procedure» e alla necessità di portare avanti le indagini «in modo più tranquillo».
La Nuova Caledonia è un territorio d’oltremare francese, ossia un’ex colonia che ora si amministra in modo semi-indipendente, pur trovandosi ancora sotto la sovranità dello stato francese. A partire dallo scorso 13 maggio sono in corso estese proteste contro una riforma costituzionale, proposta dal governo francese, che potrebbe diminuire il peso delle popolazioni indigene nella politica locale.
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