L’Arabia Saudita ha confermato la morte di almeno 1.301 persone durante l’annuale pellegrinaggio alla Mecca
Le autorità dell’Arabia Saudita hanno confermato che quest’anno almeno 1.301 persone sono morte durante lo Hajj, il tradizionale pellegrinaggio alla Mecca che i fedeli musulmani che ne hanno la possibilità sono tenuti a compiere almeno una volta nella vita. Quest’anno lo Hajj si è tenuto a metà giugno (le sue date variano di anno in anno): quasi tutte le morti sono dovute al caldo intenso dell’Arabia Saudita in questo periodo, in cui alla Mecca sono stati superati i 50 gradi.
Secondo l’agenzia di stampa saudita SPA tre quarti dei morti erano pellegrini senza il visto speciale concesso dall’Arabia Saudita, che garantisce l’accesso a molte strutture dotate di aria condizionata. Per ottenerlo esiste un costoso sistema di quote e lotterie: molte persone decidono quindi di affrontare il pellegrinaggio in maniera non autorizzata, nonostante i rischi legati al caldo e alla possibilità di essere arrestate ed espulse se scoperte dalle autorità saudite. Quest’anno le autorità hanno detto di aver allontanato dalla Mecca centinaia di migliaia di pellegrini non autorizzati.
Quest’anno allo Hajj hanno partecipato circa 1,8 milioni di persone: le strutture sanitarie saudite hanno curato mezzo milione di loro, fra cui 140mila senza visto, secondo quanto detto dal ministro della Salute saudita, Fahd al Jalajel.
La maggior parte dei morti proveniva dall’Egitto: un funzionario rimasto anonimo ha detto all’agenzia di stampa AFP che sono morte 658 persone egiziane. Le autorità indonesiane e indiane hanno detto che i morti dai rispettivi paesi sono stati 200 e 98. Anche l’Iran, la Giordania, il Pakistan, la Malaysia, il Senegal e il Sudan hanno riferito di morti fra i pellegrini dai propri paesi, ma fino a domenica l’Arabia Saudita non aveva commentato pubblicamente le morti. In Giordania diversi operatori turistici accusati di aver permesso i pellegrinaggi non autorizzati sono stati arrestati, mentre altri in Egitto hanno subìto la revoca della propria licenza professionale.
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