Una delle più grandi manifestazioni contro il governo israeliano dal 7 ottobre
Si è tenuta sabato sera a Tel Aviv, e ha attirato decine di migliaia di partecipanti, tra cui alcune delle persone liberate dopo essere state prese in ostaggio da Hamas
Sabato sera a Tel Aviv, il principale centro economico e culturale di Israele, c’è stata una grande manifestazione per chiedere le dimissioni del governo di Benjamin Netanyahu e un accordo con Hamas che permetta il ritorno di tutte le persone rapite nell’attacco del 7 ottobre. Queste manifestazioni a Tel Aviv si tengono tutti i sabati da allora, ma quella del 22 giugno è stata una delle più partecipate dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza: i media israeliani concordano sul dire che i manifestanti fossero decine di migliaia, e secondo alcune stime sarebbero stati più di 150mila.
La manifestazione si è tenuta alla fine di una settimana di proteste organizzate in tutto il paese, detta “Settimana della Resistenza”, che ha portato anche un folto gruppo di persone a protestare fuori dalle case di Netanyahu a Gerusalemme e Cesarea. Le proteste dovrebbero continuare fino al prossimo giovedì.
La manifestazione principale è cominciata come ogni settimana a Kaplan Street, mentre nella vicina piazza antistante al Museo d’Arte si è tenuto il raduno degli ostaggi liberati e delle famiglie delle persone ancora in ostaggio nella Striscia di Gaza. Alcuni manifestanti si sono stesi a terra ricoperti di vernice rossa per protestare contro quella che hanno definito «la morte della democrazia del paese sotto Netanyahu».
I manifestanti hanno poi iniziato a marciare verso il centro della città su richiesta delle famiglie degli ostaggi. Alcuni hanno marciato lungo il percorso approvato dalla polizia, ma altri hanno deviato e si sono diretti al quartier generale del Likud, dove centinaia di loro hanno acceso fuochi davanti all’ingresso.
La polizia ha quindi tentato di allontanare i manifestanti con la forza: sono stati malmenati anche la giornalista Yollan Cohen e una manifestante in sedia a rotelle. Almeno tre persone sono state arrestate.
Molti manifestanti hanno espresso frustrazione e rabbia nei confronti della coalizione di destra che governa il paese: tra le accuse più frequenti sui cartelli e nei discorsi alla folla c’è stata quella secondo cui Netanyahu starebbe prolungando la guerra nella Striscia di Gaza per assicurarsi di rimanere al potere, anche al costo di mettere a rischio la sicurezza del paese e degli ostaggi.
Negli ultimi giorni il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha approvato una risoluzione per il cessate il fuoco sulla base di un piano presentato dal presidente statunitense Joe Biden, ma per ora né Israele né Hamas l’hanno accettato formalmente. Nella guerra nella Striscia di Gaza, secondo le stime del ministero della Salute della Striscia (controllato da Hamas ma considerato credibile) sono finora state uccise quasi 38mila persone.
Uno dei familiari degli ostaggi, Danny Elgarat, si è per esempio rivolto a Netanyahu in un discorso in cui ha detto che «probabilmente è felice che Hamas non abbia ancora dato una risposta positiva [all’accordo per il cessate il fuoco] perché sa che il suo governo è spacciato appena tornano tutti gli ostaggi». «Scegli di sacrificare la vita dei nostri cari per la tua sopravvivenza politica», ha aggiunto.