La sceneggiatura del secondo “Forrest Gump” fu consegnata nel momento sbagliato
Ossia il 10 settembre del 2001, un giorno prima degli attacchi terroristici a New York, che resero immediatamente fuori luogo il film
Forrest Gump fu proiettato per la prima volta a Los Angeles il 23 giugno di trent’anni fa, e dalla sua uscita al cinema alcune settimane dopo ottenne presto un enorme consenso di pubblico e critica, per la sua capacità di alternare in maniera convincente attimi comici e momenti di dramma. Fu il film con i maggiori incassi del 1994, e quello per cui Tom Hanks – che l’anno successivo avrebbe vinto il suo secondo Oscar consecutivo come miglior attore protagonista – è tuttora maggiormente ricordato.
Fu diretto da Robert Zemeckis, il regista di Ritorno al futuro, che ai tempi aveva già acquisito uno status quasi mitico nell’industria di Hollywood, arrivando a rivaleggiare con il suo maestro e collega Steven Spielberg per fama e capacità di convincere i produttori a finanziare i suoi progetti. A detta di molti critici, la vera forza del film fu però la sceneggiatura: la scrisse Eric Roth, che attinse a momenti importanti della storia americana – gli incontri con Elvis Presley e John Fitzgerald Kennedy, la diplomazia del ping-pong, il Watergate, la segregazione razziale – e riuscì a inserirli in una narrazione leggera e coinvolgente, rendendo Forrest Gump un film scorrevole e piacevole da guardare nonostante la sua durata potenzialmente impegnativa (142 minuti).
Il film rilanciò anche la carriera di Winston Groom, l’autore che 8 anni prima aveva scritto l’omonimo romanzo a cui Zemeckis e Roth si erano ispirati per realizzare Forrest Gump. Nel 1995 Groom tentò di capitalizzare il successo del film con la pubblicazione di Gump & Co., il sequel letterario di Forrest Gump. Roth lesse il libro e, anche se ne apprezzò soltanto alcune parti, decise di utilizzarlo come base per scrivere la sceneggiatura di un ipotetico sequel di Forrest Gump. Cominciò a scriverla nel 1995, ma a causa dei suoi impegni in altri film riuscì a finirla soltanto sei anni dopo.
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Verso la fine dell’estate del 2001, Roth e Zemeckis avevano in mano il copione e lo script, ed erano ormai convinti di poter girare il film. La situazione sembrava molto favorevole: nessun produttore avrebbe rifiutato di finanziare il sequel di un film così amato e di culto, e Zemeckis e Roth erano profili in grado di offrire le giuste garanzie per realizzare qualcosa all’altezza del primo Forrest Gump. E invece alla fine dovettero accantonare il progetto a causa di una coincidenza temporale molto sfavorevole.
Roth consegnò infatti la sceneggiatura alla casa di produzione Paramount Pictures il 10 settembre, il giorno prima degli attacchi terroristici contro le Torri Gemelle di New York che portarono alla morte di 2.996 persone e al ferimento di altre seimila. Roth ha raccontato in diverse interviste che in quel momento lui e Zemeckis compresero che il film non sarebbe mai stato realizzato.
Questo perché, in un certo senso, Forrest Gump 2 fu reso inattuale dagli sviluppi di quell’evento. Roth voleva realizzare un film divertente e ottimistico, un po’ come il primo, ma l’11 settembre cambiò profondamente il senso comune occidentale. Nei giorni successivi, infatti, la risposta agli attacchi da parte del governo statunitense fu interamente incentrata sulla cosiddetta “guerra al terrore”, e quindi sull’idea che, per difendere gli Stati Uniti, non era sufficiente punire gli autori del peggiore attacco terroristico della storia americana, ma che fosse necessario agire risolutamente per eliminare ogni altra possibile minaccia proveniente dall’esterno.
In questo clima di paura e profonda incertezza, Roth pensò che un film come Forrest Gump 2 non aveva ragione di esistere: lo spiegò in un’intervista data alla testata di cinema SlashFilm, in cui ha raccontato che dopo l’11 settembre la sceneggiatura gli sembrò ormai irrilevante e inadatta a «un mondo che è cambiato».
Roth ha parlato anche della scena iniziale che aveva in mente per Forrest Gump 2: avrebbe dovuto essere una continuazione del finale del primo film, con Gump seduto sulla panchina in attesa del ritorno da scuola di suo figlio, Forrest Gump Jr. Ha anche citato alcuni dettagli della trama, come per esempio il fatto che il figlio avesse l’HIV, il virus che causa l’AIDS, la malattia che in Forrest Gump causa la morte della coprotagonista, Jenny Curran (interpretata da Robin Wright).
Inoltre, sempre stando a quanto svelato da Roth, il sequel avrebbe dovuto includere dei momenti simili a quelli che hanno reso famoso il primo film, come per esempio la tendenza di Gump a diventare protagonista di diversi momenti cruciali per la storia politica e culturale dell’America della seconda metà del Novecento.
Intervistato dal giornalista cinematografico Kevin Polowy, Roth rivelò alcuni di questi momenti. Disse, per esempio, che il film avrebbe dovuto contenere dei riferimenti alla vita dell’ex giocatore di football statunitense O.J. Simpson e all’attentato di Oklahoma City del 19 aprile 1995, nel quale Timothy McVeigh e Terry Nichols, due terroristi statunitensi, fecero saltare in aria un edificio federale per colpire il governo americano, uccidendo 168 persone.
Nell’idea di Roth, Gump avrebbe dovuto incontrare per caso un’insegnante di origine nativa americana su un autobus del trasporto pubblico di Oklahoma City, che sarebbe morta poco dopo nell’esplosione del palazzo federale in cui si trovava la sua scuola materna. Il richiamo a O.J. Simpson avrebbe dovuto essere invece una riproposizione in chiave comica del celebre inseguimento automobilistico del 1994.
Si tornò a parlare della possibilità di fare il film nel 2007, quando Roth ebbe una serie di contatti con la Paramount per valutare la fattibilità del progetto: alla fine però non se ne fece nulla. Secondo Roth, scegliere di non fare il film fu la scelta più giusta, perché «alcune cose andrebbero lasciate così come sono».
Nel 2022, intervistato in una puntata del podcast Happy Sad Confused, Hanks disse che, quando Zemeckis e Roth lo contattarono per interpretare Gump nel sequel, inizialmente prese in considerazione l’idea, ma dopo poco tempo rifiutò l’offerta. «Una cosa intelligente che ho fatto è stata non aver mai firmato un contratto che prevedesse un obbligo contrattuale per un sequel», ha detto Hanks, secondo cui nella maggior parte dei casi operazioni di questo tipo non fanno altro che rovinare film e personaggi riusciti e amati dal pubblico.