La condanna per sfruttamento dei collaboratori domestici alla più ricca famiglia del Regno Unito
I coniugi Prakash e Kamal Hinduja, il figlio dei due Ajay e sua moglie Namrata sono stati condannati in Svizzera a quattro anni di carcere, ma sono stati assolti dall'accusa di tratta di esseri umani
Venerdì quattro importanti componenti della famiglia più ricca del Regno Unito, quella che possiede il grande gruppo multinazionale indiano Hinduja Group, sono stati condannati in Svizzera per aver sfruttato i lavoratori domestici della loro casa a Ginevra, e aver violato le leggi svizzere sul lavoro. I coniugi di origini indiane Prakash e Kamal Hinduja (79 e 75 anni), il figlio dei due Ajay e sua moglie Namrata (56 e 50 anni) sono stati condannati a una pena detentiva compresa tra i quattro anni e i quattro anni e mezzo, ma sono stati assolti da altre accuse più gravi, come quella per tratta di esseri umani.
Il caso era stato avviato dopo che tre dipendenti indiani della famiglia li avevano denunciati, affermando che la famiglia li pagava l’equivalente di sette euro al giorno – ovvero un decimo del salario previsto dalle leggi della Svizzera, dove la famiglia risiede e dove il processo si è tenuto – per lavorare fino a 18 ore al giorno e fino a sette giorni alla settimana. Secondo l’accusa gli Hinduja avevano anche trattenuto i passaporti di alcuni dipendenti e avevano impedito loro di uscire dalla villa in cui lavoravano senza permesso. Il team legale della famiglia sostiene invece che il personale sia stato trattato con rispetto, e ha detto che presenterà ricorso.
Secondo le ricostruzioni dell’accusa i dipendenti dormivano, talvolta su materassi appoggiati direttamente sul pavimento, nel seminterrato della villa della famiglia a Cologny, un esclusivo quartiere vicino a Ginevra. Gli inquirenti hanno detto che tra loro c’era un «clima di paura» nei confronti di Kamal Hinduja. Alcuni di loro parlano solo hindi – il che rende più complesso, eventualmente, comunicare con persone esterne alla famiglia in Svizzera – e venivano pagati in rupie indiane (e non in franchi svizzeri) su conti bancari a cui non avevano accesso diretto.
«I quattro [membri della famiglia] conoscevano le vulnerabilità del proprio personale e conoscevano bene quali sono le regole in Svizzera, dato che sono tutti cittadini svizzeri e Ajay ha studiato in Svizzera», ha detto la giudice Sabina Mascotto. In questo contesto, dice, lo sfruttamento dei lavoratori era reso semplice da un insieme di vulnerabilità, come il fatto che provenissero da una condizione economica molto svantaggiata in India. Mascotto ha però stabilito che i dipendenti conoscevano le condizioni del proprio impegno quando hanno deciso di cominciare a lavorare per la famiglia e che vi hanno aderito, e che quindi non si può dire che siano stati vittime di tratta di esseri umani.
La settimana scorsa la famiglia Hinduja e i loro dipendenti avevano trovato un accordo in un processo civile separato per sfruttamento del lavoro, riguardante accuse presentate sei anni fa.