La manifestazione a Latina dopo la morte di Satnam Singh
Quasi cinquemila persone tra cui molti braccianti hanno protestato contro lo sfruttamento, il caporalato e le dure condizioni di lavoro nei campi
Sabato pomeriggio a Latina, nel Lazio, quasi cinquemila persone hanno partecipato alla manifestazione organizzata dai sindacati dopo la morte di Satnam Singh, il lavoratore indiano morto mercoledì pomeriggio all’ospedale San Camillo di Roma due giorni dopo aver perso un braccio in un grave infortunio mentre stava lavorando in un’azienda agricola dell’Agro pontino. Singh aveva 31 anni e lavorava insieme alla moglie in un’azienda tra Borgo Santa Maria e Borgo Montello, due frazioni di Latina. Entrambi non avevano un permesso di soggiorno né un contratto regolare.
Lunedì pomeriggio Singh stava preparando le serre per la coltivazione dei meloni quando all’improvviso è rimasto incastrato in un macchinario utilizzato per avvolgere la plastica. La forte pressione gli ha causato la mutilazione del braccio e la frattura delle gambe. Il suo datore di lavoro non ha chiamato immediatamente i soccorsi: ha caricato Singh su un furgone insieme alla moglie e lo ha portato a casa. Il lavoratore è stato lasciato di fronte al cancello, mentre il braccio è stato messo in una cassetta della frutta. Singh è morto due giorni dopo il ricovero e diverse operazioni tentate dai medici per salvargli la vita.
Alla manifestazione di sabato hanno partecipato molti braccianti indiani costretti a lavorare in condizioni molto dure, le stesse a cui era sottoposto Singh, con turni fino a 14 ore al giorno e con una paga che va da 3 a 4,5 euro all’ora. Hardeep Kaur, segretaria del FLAI CGIL di Frosinone e Latina, ha detto che da tempo i sindacati denunciano lo sfruttamento di migliaia di braccianti («Un esercito di schiavi») che lavorano nelle aziende agricole dell’Agro pontino. «Satnam è stato ucciso da un sistema malato», ha detto Kaur. «Oggi questa piazza rossa chiede un cambiamento concreto, chiediamo regolarizzazione per chi è in Italia e la presa in carico per chi denuncia lo sfruttamento. Noi siamo al fianco delle aziende sane che vivono sotto il ricatto dei caporali, che non possono assumere regolarmente chi è già qui».
I caporali sono persone che fanno da intermediari tra i titolari delle aziende e la comunità indiana. Oltre a procurare il lavoro, i caporali si occupano di trovare una casa ai lavoratori e di portarli nei campi: sono servizi che vengono pagati con una cospicua parte dello stipendio. I dati ufficiali dicono che in provincia di Latina ci sono poco più di 10mila aziende agricole, dove lavorano 10.800 lavoratori a tempo determinato e poco meno di mille lavoratori a tempo indeterminato. Secondo le stime dei sindacati, il numero effettivo di lavoratori sarebbe molto più alto: tra i 25mila e i 30mila perché molti lavorano senza contratto e senza avere il permesso di soggiorno.
– Leggi anche: Cos’è l’Agro pontino
Alla manifestazione hanno partecipato anche la segretaria del PD Elly Schlein che ha proposto di abolire la legge Bossi-Fini e riscriverla integralmente. Approvata nel 2002 dal secondo governo di Silvio Berlusconi, è riconosciuta dalla gran parte degli esperti come una norma anacronistica alla base di molti dei malfunzionamenti nella gestione dell’immigrazione. Per via delle sue rigidità, infatti, la Bossi-Fini ha prodotto l’effetto opposto a quello annunciato dai suoi sostenitori, generando così tanti stranieri irregolari che sono state necessarie diverse sanatorie per impedire che il loro numero diventasse ingestibile.
– Leggi anche: Il vero motivo per cui l’immigrazione in Italia non funziona
La sindaca di Latina Matilde Celentano, di Fratelli d’Italia, ha detto che tutti sono responsabili del fenomeno del caporalato, comprese le istituzioni e i cittadini che preferiscono non vedere. «Ma la patente di terra di caporali non ci appartiene. Non vogliamo essere additati per quello che non siamo», ha detto dal palco. Diverse persone presenti hanno fischiato il suo intervento.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che sabato era in provincia di Mantova per l’anniversario della fondazione della Croce Rossa, ha voluto ricordare Satnam Singh denunciando le condizioni di lavoro a cui era sottoposto, simili a quelle che ogni giorno devono affrontare migliaia di braccianti che lavorano nei campi italiani. «È una forma di lavoro che si manifesta con caratteri disumani e che rientra in un fenomeno – che affiora non di rado – di sfruttamento dei più deboli e dei più indifesi, con modalità e condizioni illegali e crudeli», ha detto Mattarella. «Fenomeno che, con rigore e fermezza, va ovunque contrastato, eliminato totalmente e sanzionato, evitando di fornire l’erronea e inaccettabile impressione che venga tollerato ignorandolo».
Il più recente rapporto Agromafie e caporalato, pubblicato nel 2022 dall’osservatorio Placido Rizzotto del sindacato CGIL, stima che nei campi italiani vengano sfruttate circa 230mila persone, un quarto di tutti i braccianti.
– Leggi anche: Nei campi italiani vengono sfruttate 230mila persone