Il bombardamento vicino alla sede della Croce Rossa nella Striscia di Gaza
Dove si trova una tendopoli con centinaia di palestinesi sfollati: 22 persone sono state uccise, e Israele dice di non esserne responsabile
Venerdì sera il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR), la più importante associazione di protezione e assistenza per le persone in contesti di guerra, ha fatto sapere che 22 persone sono state uccise e 45 ferite in un bombardamento vicino a una sede dell’organizzazione nella Striscia di Gaza, nella zona di Al-Mawasi, a ovest della città di Rafah. Il bombardamento ha colpito e danneggiato la sede del Comitato e una vicina tendopoli in cui vivono centinaia di persone palestinesi sfollate.
La Croce Rossa non ha specificato chi ha compiuto il bombardamento, e l’esercito israeliano ha negato di esserne responsabile. «Un’indagine iniziale suggerisce che non vi è alcuna indicazione che un attacco sia stato effettuato dall’esercito israeliano nell’area umanitaria di Al-Mawasi», ha detto un portavoce dell’esercito. Il ministero della Salute della Striscia di Gaza, controllato da Hamas, ha invece incolpato Israele e detto che il bombardamento ha preso di mira volontariamente l’area in cui si trova la tendopoli di sfollati.
Poche ore dopo, nella tarda mattinata di sabato, un portavoce di Hamas ha detto che 24 persone erano state uccise in un attacco in un altro punto della Striscia: nello storico campo profughi di Al-Shati, a nord, vicino alla città di Gaza. Altre 18 persone palestinesi sono poi state uccise in un bombardamento sul quartiere di Al-Tuffah, nella città di Gaza. L’esercito israeliano in questo caso ha confermato di aver realizzato gli attacchi, dicendo di averlo fatto per colpire «due infrastrutture militari di Hamas».
Rafah si trova nel sud della Striscia di Gaza, vicino al confine con l’Egitto, e fino a inizio maggio era l’unico grande centro della Striscia a non essere ancora stato invaso dalle forze armate israeliane. In vista dell’invasione l’esercito aveva ordinato più volte l’evacuazione della città, dove dall’inizio della guerra si erano rifugiati 1,4 milioni di persone, e in varie zone alla periferia erano state allestite grosse tendopoli per gli sfollati.
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