In Etiopia è il 2016
Il paese del Corno d’Africa ha un suo calendario, e non è l’unico modo in cui misura diversamente il tempo
L’11 settembre è una data associata un po’ dappertutto agli attentati terroristici compiuti negli Stati Uniti nel 2001, oppure al colpo di stato di Augusto Pinochet in Cile, eppure in Etiopia è un giorno di festa, il giorno in cui comincia l’anno nuovo. Il paese del Corno d’Africa infatti segue un proprio calendario, in base al quale al momento non è il 2024, bensì il 2016: il che, unito al suo modo particolare di segnare le ore, crea una serie di complicazioni nella vita di tutti i giorni.
La gran parte del mondo occidentale segue il calendario gregoriano, che fu introdotto nel 1582 da papa Gregorio XIII con l’obiettivo di rimettere ordine nel calcolo del tempo grazie a un sistema più preciso rispetto al calendario giuliano, usato fino a quel momento. Da allora il calendario gregoriano suddivide l’anno in 12 mesi da 28 a 31 giorni per un totale di 365, o 366 nel caso degli anni bisestili.
I paesi che a fine Cinquecento erano sotto l’influenza della Chiesa cattolica dovettero accettare il passaggio al nuovo calendario, ma altri che avevano «una forte tradizione di indipendenza», continuarono a usare i propri metodi di misurare il tempo, ha spiegato l’antropologo Kevin Birth della City University di New York. Uno di questi è proprio l’Etiopia, il cui calendario ufficiale è chiamato anche calendario Ge’ez, dal nome dell’antica lingua di origine semitica usata nella liturgia della Chiesa cristiana ortodossa, la più seguita del paese.
Il calendario etiope è usato per tradizione anche nella vicina Eritrea ed è simile a quello usato dalla Chiesa ortodossa copta d’Egitto. Come quello gregoriano ha 365 giorni, però ha 13 mesi, 12 dei quali di 30 giorni e uno di cinque, chiamato pagume, che deriva dalla parola greca epagomene, cioè “giorni dimenticati”. Anche il calendario etiope prevede un giorno in più negli anni bisestili, ogni quattro anni, e proprio come quello gregoriano è calcolato in base all’anno di nascita di Gesù: tuttavia calcola il momento dell’annunciazione con un metodo diverso, con il risultato che, potremmo dire, chi vive nel paese è sette anni, otto mesi e sette giorni indietro rispetto al resto del mondo.
In Etiopia l’anno non comincia il primo gennaio ma appunto in quello che per noi è l’11 settembre, una data che segna la fine della stagione delle piogge, il 12 settembre in caso di anno bisestile. Per fare qualche esempio concreto, nel paese il nuovo millennio è cominciato con quella che per il resto del mondo era la mezzanotte tra l’11 e il 12 settembre del 2007; l’anno in cui siamo adesso, che per l’Etiopia è il 2016, è cominciato l’11 settembre del 2023. Il 21 giugno del 2024 corrisponde per loro al 14 ottobre del 2016.
Con circa 125 milioni di abitanti l’Etiopia è il paese più popoloso dell’Africa dopo la Nigeria. La Chiesa ortodossa etiope è seguita da circa il 43 per cento della popolazione, mentre circa il 23 per cento segue una Chiesa protestante locale. Con un terzo di praticanti l’Etiopia è inoltre il terzo paese per numero di persone musulmane nell’Africa sub-sahariana.
«Siamo eccezionali», ha detto alla CNN Eshetu Getachew, il titolare dell’agenzia di viaggi etiope Rotate Ethiopia Tours And Travel: «Non siamo mai stati colonizzati. Abbiamo il nostro calendario. Abbiamo il nostro alfabeto. Abbiamo le nostre tradizioni culturali» (in realtà l’Etiopia fu brevemente occupata dall’Italia durante il fascismo). Le scuole, le compagnie aeree e le aziende internazionali attive nel paese tendono a usare il calendario gregoriano, ma la gran parte delle attività e degli abitanti si basa appunto sul calendario ufficiale oppure su tutti e due, con qualche difficoltà.
Alcune persone etiopi sentite dalla rivista Traveller hanno raccontato di come ci siano spesso equivoci sulle loro date di nascita, per esempio se devono richiedere un codice fiscale in un altro paese; rischiano poi di avere problemi se lavorano per aziende straniere e hanno bisogno di chiedere rimborsi per fatture con una data diversa, anche se di solito sui documenti ufficiali vengono indicate sia quella nel calendario gregoriano che quella nel calendario locale. Una persona europea che viaggia nel paese inoltre si troverebbe il passaporto timbrato con una data sette anni indietro rispetto a quella in cui era partito.
L’Etiopia non è il solo paese ad avere un suo calendario. Secondo il calendario tradizionale egiziano per esempio siamo nel 6266, mentre in base a quello ebraico nel 5784. Anche l’Arabia Saudita segue un altro calendario, il calendario lunare hijri, ma dal novembre del 2023 ha ammesso l’utilizzo di quello gregoriano per gli eventi più importanti. Per chi vive in questi paesi è la normalità, e nel caso dell’Etiopia ci si adatta a passare da un calendario all’altro. Secondo l’archeologo etiope Goitom W. Tekle, che vive in Germania, le cose si fanno complicate soprattutto quando bisogna comunicare con chi vive nelle aree rurali o quando si viaggia da e per l’estero.
Prima di prenotare un viaggio è sempre meglio controllare più volte le date, ed è lo stesso per le agenzie di viaggio che organizzano il trasporto e le escursioni dei visitatori stranieri. Ma a creare ancora più confusione c’è il fatto che l’Etiopia ha anche un suo modo di contare le ore del giorno.
L’Etiopia rientra nel fuso orario dell’Eastern Africa Time (o GMT+3), è cioè tre ore avanti rispetto all’ora inglese e due rispetto a quella italiana; visto che è abbastanza vicina all’Equatore e che la quantità di ore di luce rimane più o meno costante tutto l’anno però non usa l’ora legale (al momento infatti la differenza con l’Italia è di un’ora sola). È anche per questo che la giornata non comincia alla mezzanotte: per convenzione infatti nel paese il tempo si misura in due cicli di 12 ore che vanno dall’alba al tramonto e dal tramonto all’alba, da quelle che nel fuso del paese sarebbero le 6 alle 18 e viceversa.
Il risultato è che le 7 del mattino nel fuso GMT+3 sarebbero l’una del primo ciclo nel sistema usato in Etiopia. Allo stesso modo, l’una del secondo ciclo corrisponderebbe alle 19 del fuso GMT+3. Se una persona etiope organizza un appuntamento per le 6, insomma, è probabile che intenda mezzogiorno, e non le 18 – o peggio ancora le 6 del mattino – secondo l’orario del fuso in cui rientra il paese. In conclusione, se si viaggia in Etiopia o si hanno legami con persone che vivono lì è sempre meglio fare più attenzione del solito a date e orari.
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