La Corte Suprema degli Stati Uniti ha confermato una legge che vieta a persone sottoposte a ordini restrittivi di possedere armi
Venerdì la Corte Suprema degli Stati Uniti ha confermato la validità di una legge del 1994 che impedisce alle persone sottoposte a ordini restrittivi per violenza domestica di possedere armi da fuoco. La decisione riguardava il caso di un uomo del Texas, Zackey Rahimi, che era stato incriminato sulla base della legge, ma aveva comunque continuato a usare le armi che possedeva anche dopo aver ricevuto un ordine restrittivo. I giudici a favore del verdetto sono stati otto, mentre l’unico a opporsi è stato Clarence Thomas, il più conservatore.
L’avvocato di Rahimi sosteneva che la legge dovesse essere considerata incostituzionale sulla base del New York State Rifle & Pistol Association, Inc. v. Bruen: un caso del 2022 con cui la Corte Suprema aveva ampliato in modo significativo i diritti sul possesso delle armi da fuoco. In quella sentenza la Corte aveva scritto che le leggi che riguardavano il controllo della vendita delle armi da fuoco dovevano essere radicate nella «tradizione storica» del paese, una formula piuttosto vaga che da allora ha creato diversi problemi ai tribunali minori. Venerdì però la Corte ha detto che «fin dalla fondazione, le leggi sulle armi da fuoco della nostra nazione hanno incluso disposizioni che impediscono agli individui che minacciano danni fisici ad altri di abusare delle armi da fuoco».
Questo giudizio era molto atteso, soprattutto perché negli ultimi tre anni la Corte si è espressa in più occasioni a favore di una maggiore liberalizzazione delle armi: l’ultima una settimana fa, giudicando incostituzionale il divieto del possesso e della vendita dei “bump stock” (dispositivi che aumentano la frequenza di sparo delle armi), introdotto alla fine del 2018 dall’amministrazione del presidente Donald Trump in seguito alla strage di Las Vegas dell’ottobre del 2017.
I critici temevano che se la Corte avesse dato ragione a Rahimi sarebbe cominciato lo smantellamento del sistema dei “background check”, ossia i controlli sui precedenti di chiunque voglia comprare un’arma. Nel 2020 il 57 per cento degli omicidi di coniugi, partner, figli o genitori è avvenuto utilizzando un’arma da fuoco.