L’Unione Europea ha approvato le prime sanzioni sul commercio di gas naturale liquefatto russo
Giovedì il Consiglio dell’Unione Europea, che insieme al Parlamento europeo detiene il potere legislativo dell’Unione, ha annunciato un nuovo insieme di sanzioni nei confronti della Russia: benché siano le quattordicesime sanzioni contro la Russia approvate dall’Unione, queste sono le prime a colpire il commercio di gas naturale liquefatto (in sigla GNL o LNG), che diversi stati continuano ad acquistare dalla Russia, garantendole quindi entrate economiche, nonostante l’invasione dell’Ucraina e la guerra in corso.
Le sanzioni non colpiranno concretamente le importazioni del gas nell’Unione Europea, ma vieteranno agli stati europei che lo acquistano di rivenderlo dopo averlo ricevuto: attualmente il 16 per cento delle importazioni europee del gas naturale liquefatto proviene dalla Russia. Le sanzioni includono inoltre il blocco di alcuni finanziamenti previsti per la costruzione di due impianti per il gas naturale liquefatto russo nella zona del mar Glaciale Artico e del mar Baltico, su cui la Russia sta investendo molto.
All’approvazione delle sanzioni si è arrivati dopo lunghe trattative con i paesi europei che finora si sono opposti di più: Germania e Ungheria. L’opposizione dell’Ungheria è in linea con l’atteggiamento filorusso del governo di Viktor Orbán, che già in passato si era opposto alle sanzioni contro la Russia: più sorprendente è stata l’opposizione della Germania, tradizionalmente favorevole a mantenere un atteggiamento duro e intransigente nei confronti della Russia. Il governo tedesco, inizialmente, si era detto contrario non tanto alla misura in sé, quanto alle sue conseguenze sulle attività delle aziende europee impegnate nel commercio di gas naturale liquefatto, per via del divieto di rivendere il gas acquistato.