I Laburisti britannici si tengono vaghi
Nel Regno Unito si parla soprattutto dei problemi dei Conservatori: intanto il partito di Keir Starmer si prepara a governare dopo le elezioni, ma senza entrare troppo nei dettagli del programma
A due settimane dalle elezioni nel Regno Unito, i media britannici stanno parlando molto di chi dopo il voto del 4 luglio finirà con ogni probabilità all’opposizione, e molto poco di chi invece governerà il paese. Anche per via dell’inatteso ritorno di Nigel Farage – e del sorpasso del suo partito sui Conservatori del primo ministro Rishi Sunak rilevato in un sondaggio – in questi giorni c’è stata molta attenzione alle dinamiche della destra britannica. Non ce n’è stata altrettanta sulle proposte dei Laburisti, che dopo 14 anni si preparano a tornare al governo. Questo ha tutto sommato fatto comodo al loro leader Keir Starmer, che sta mantenendo una notevole ambiguità su molti punti importanti del suo programma di governo.
La prudenza dei Laburisti in questa campagna elettorale dipende un po’ dal carattere di Starmer ma soprattutto dal fatto che le condizioni economiche del paese limiteranno le possibilità del prossimo governo, a prescindere da chi sarà il primo ministro.
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Il programma dei Laburisti, presentato la settimana scorsa a Manchester, prevede sei priorità: stabilità economica; accorciare i tempi d’attesa del Servizio sanitario nazionale (NHS); contrastare le «gang criminali» attive sul canale della Manica, da dove passano i migranti irregolari che arrivano nel Regno Unito; creare una nuova azienda pubblica dell’energia per calmierare le bollette; più polizia nei quartieri; e l’assunzione di 6.500 insegnanti nelle scuole.
I giornalisti britannici hanno notato che sono più o meno gli stessi obiettivi già delineati a maggio, quando non c’era ancora la data delle elezioni: finché Sunak non le ha convocate a sorpresa per il 4 luglio, si riteneva che sarebbero state in autunno. Le 133 pagine del programma del Labour non contengono nessun annuncio eclatante o particolarmente sorprendente, come quelli che al contrario ha provato a fare Rishi Sunak in campagna elettorale.
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Secondo Chris Mason, uno dei più bravi analisti politici di BBC News, la prevedibilità di Starmer fa parte di una strategia precisa, quella di «rassicurare» i cittadini, dopo anni di turbolenze politiche sotto i governi del Partito Conservatore: «Ha portato i critici del Labour a dire che il partito è vago, anche noioso. Ma Starmer sa che le persone sono stufe dei fuochi d’artificio e di questo circo politico. Vuole rendere le cose noiose di nuovo interessanti, o almeno allettanti rispetto alla loro alternativa». Lo stesso Starmer, parlando con i giornalisti, ha usato una metafora simile: «Sono candidato a fare il primo ministro, non a dirigere un circo».
L’altra grande caratteristica del programma dei Laburisti è appunto la sua vaghezza. Il programma offre poche soluzioni chiare ai problemi strutturali del paese, come la prolungata stagnazione economica, la possibilità di dover alzare le tasse e le condizioni critiche della sanità pubblica. Questo vale anche per gli altri partiti: secondo il think tank Institute for Fiscal Studies, che analizza i programmi dei principali partiti, neppure Conservatori e Liberal-democratici hanno detto come «affronteranno le difficoltà» strutturali. Ma le aspettative sono più alte per i Laburisti, la cui vittoria è data da molti per scontata.
Da più di un anno il vantaggio nei sondaggi sui Conservatori supera i 20 punti e così i Laburisti, che sono ancora all’opposizione, si sono trovati a parlare al paese come se fossero già al governo. A complicare le cose c’è il fatto che la situazione delle finanze pubbliche britanniche è piuttosto misera, e il prossimo governo, di qualunque colore sarà, avrà pochissimo spazio di manovra per proporre misure ambiziose.
Il debito pubblico britannico e le tasse (comunque più basse che in molti altri paesi europei) hanno raggiunto i livelli più alti dal dopoguerra. Peraltro a marzo l’ultima legge di bilancio del governo di Sunak ha previsto molti sgravi fiscali, con l’obiettivo di recuperare consensi a pochi mesi dal voto, e ha ridotto ulteriormente le possibilità di spesa per i prossimi anni.
In questo contesto di grossi vincoli economici, i Laburisti si sono impegnati a non aumentare le tasse ai lavoratori, e propongono invece nuove imposte alle grosse aziende del settore energetico, alle scuole private e sui compensi dei dirigenti dei fondi d’investimento per 8,6 miliardi di sterline all’anno (circa 10 miliardi di euro). Al contrario il programma dei Conservatori punta sui tagli fiscali, secondo i Laburisti senza indicare adeguate coperture economiche.
C’è un precedente che Starmer vuole evitare di ripetere. A febbraio aveva dovuto ritirare una misura che aveva promesso non appena diventato segretario dei Laburisti, e su cui aveva molto insistito: cioè di destinare 28 miliardi di sterline (33 miliardi di euro circa) ogni anno agli «investimenti green», cioè quelli per favorire la transizione ecologica. La cifra è stata dimezzata: «L’avevo annunciata due anni e mezzo fa, quando i tassi d’interesse erano molto bassi. Liz Truss poi ha rotto l’economia e sono stati fatti altri danni», ha spiegato Starmer.
La grande prudenza dei Laburisti contraddistingue anche i componenti del governo ombra (la squadra che l’opposizione nomina in contrapposizione al governo in carica, di cui riproduce la suddivisione in ministeri). Nelle interviste in tv o radio i ministri e le ministre ombra usano spesso la formula look at the books, che potremmo tradurre come «guarderemo i conti», per intendere che prima di promettere nuove misure devono verificare lo stato dei conti pubblici. Quando vengono sollecitati su possibili provvedimenti impopolari, si difendono dicendo che non possono escluderli a priori.
Queste dinamiche si vedono anche nella suddivisione dei ruoli pubblici. Gli annunci delle proposte economiche e delle prossime misure sono affidati soprattutto alla vice leader laburista Angela Rayner e alla cancelliera ombra Rachel Reeves (il Cancelliere dello Scacchiere è l’equivalente britannico del ministro dell’Economia), anziché a Starmer. In questo modo, Starmer può mantenere un ruolo più istituzionale che lo tiene almeno in parte lontano dal dibattito quotidiano sulle specifiche proposte.
Per esempio, in questi giorni Rayner ha presentato la proposta di riaprire 350 sportelli bancari nei centri urbani meno popolati. Recentemente Reeves ha invece prospettato un maggior allineamento all’Unione Europea per rivedere l’accordo commerciale negoziato da Boris Johnson dopo la Brexit.
Giovedì scorso, in un dibattito televisivo di quelli in cui può intervenire il pubblico, uno spettatore ha dato a Starmer del «robot politico», lasciando intendere che sarebbe poco carismatico ed empatico. Eppure, secondo un sondaggio, Starmer è comunque risultato più convincente di Sunak, che partecipava alla stessa trasmissione su Sky News. Insomma, il suo stile compassato sta funzionando, specie dopo gli anni caotici in cui i Conservatori hanno cambiato tre primi ministri in tre anni. Tom Baldwin, che ha appena scritto una biografia di Starmer, ha detto in un’intervista a Repubblica che quelli che sono in genere percepiti come punti deboli rappresentano la forza di Starmer: «Le stesse caratteristiche che non lo rendono un buon politico fanno di lui un primo ministro potenzialmente molto efficace, perché non sarà legato a nessuna fazione né a un’ideologia in particolare; non polarizzerà il paese».
C’è un aspetto con cui il leader laburista cerca di dare un’immagine più vicina alle persone: la sua passione per il calcio. Starmer tifa Arsenal, ha un abbonamento stagionale e da quando nel 2006 ha aperto il nuovo stadio della squadra si siede sempre allo stesso posto. Gioca con gli amici «ogni weekend da quando avevo dieci anni» e ha detto che intende continuare a trovare «90 minuti una volta alla settimana» per una partita, anche se dovesse diventare primo ministro.
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