Renato Vallanzasca potrà di nuovo usufruire dei permessi per uscire dal carcere e curarsi in una comunità

Le finestre del carcere di Bollate nel 2017
Le finestre del carcere di Bollate (LaPresse/Stefano Porta)

Giovedì il tribunale di sorveglianza di Milano ha stabilito che Renato Vallanzasca, uno dei più famosi criminali italiani, in carcere dal 1972 nonostante alcune evasioni, potrà nuovamente usufruire di permessi per passare del tempo in una comunità di cura. Lo hanno confermato gli avvocati di Vallanzasca, che avevano fatto reclamo al tribunale. L’udienza di giovedì riguarda tecnicamente un singolo permesso di 12 ore, ma gli avvocati potranno chiederne altri: prima che un giudice gli revocasse la possibilità di usufruirne, a marzo, Vallanzasca usciva almeno una volta a settimana. Nell’udienza non è stata discussa la possibilità di scontare la pena in una struttura alternativa al carcere.

Vallanzasca, condannato a 4 ergastoli, ha 74 anni ed è affetto da un decadimento cognitivo di tipo degenerativo che la detenzione sta aggravando e che potrebbe essere rallentato se adeguatamente trattato. Proprio la malattia era stata il motivo alla base della revoca dei permessi che gli avrebbero consentito di uscire dal carcere milanese di Bollate, dov’è detenuto. Il tribunale di sorveglianza ha invece deciso di accogliere il reclamo della difesa, che durante l’udienza preliminare di mercoledì la procuratrice generale aveva invece chiesto di respingere.

Una relazione dei medici del carcere di Bollate, acquisita dagli avvocati della difesa, ha raccomandato cure «in un luogo esterno» e il trasferimento di Vallanzasca in un «ambito residenziale protetto». Gli avvocati hanno detto che presenteranno una nuova richiesta per la detenzione in una struttura adatta. Il caso di Vallanzasca non è isolato: la copertura terapeutica nelle carceri continua a essere scarsa, tra le altre cose a causa della carenza di personale e dell’eccessiva burocratizzazione dei percorsi.

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