Il governo cinese ha cambiato il nome di centinaia di città uigure per rimuoverne i riferimenti culturali della minoranza etnica, secondo la ong Human Rights Watch

Alcuni bambini nella città di Kashgar, nello Xinjiang, la regione occidentale della Cina dove sono concentrati gli uiguri, nel 2017 (AP Photo/Ng Han Guan)
Alcuni bambini nella città di Kashgar, nello Xinjiang, la regione occidentale della Cina dove sono concentrati gli uiguri, nel 2017 (AP Photo/Ng Han Guan)

Secondo un rapporto pubblicato mercoledì dall’organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch e dell’associazione per i diritti degli uiguri Uyghur Hjelp, il governo cinese ha cambiato il nome di centinaia di località abitate da comunità uigure nell’ambito della sua sistematica attività di repressione verso questo gruppo etnico, che è a maggioranza musulmana e concentrato nella regione dello Xinjiang, nell’ovest della Cina.

Secondo il rapporto, circa 630 città sono state rinominate dalle autorità cinesi per rimuovere i riferimenti religiosi o culturali della comunità uigura, e per sostituirli infine con nomi che riflettono l’ideologia del partito comunista cinese. La maggior parte dei cambiamenti è avvenuta tra il 2017 e il 2019, quando la repressione cinese verso gli uiguri raggiunse uno dei momenti di massima violenza. Nella comunità internazionale alcuni paesi, fra cui il governo statunitense, hanno classificato le violenze e gli abusi del governo cinese sugli uiguri come genocidio.

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