La campagna elettorale di Macron è contro la sinistra
Il presidente francese è in grande svantaggio, e per evitare di essere schiacciato sta attaccando soprattutto la parte che gli sembra più debole
Mancano meno di due settimane al primo turno delle elezioni legislative in Francia, e i sondaggi non sono particolarmente positivi per la coalizione centrista del presidente Emmanuel Macron, che secondo le proiezioni rischia di passare dai 249 attuali a meno di 100 seggi all’Assemblea Nazionale. Il voto per eleggere i deputati si compone di due turni: il primo sarà il 30 giugno, il secondo il 7 luglio, data in cui concorreranno tra loro i candidati più votati. Se i sondaggi sono corretti la coalizione centrista rischia di superare il primo turno in poche circoscrizioni.
Nelle settimane che lo separano del voto, Macron sta cercando di presentare Renaissance come una forza di governo moderata, affidabile e repubblicana, in opposizione a quelle più radicali di destra e di sinistra. Subito dopo lo scioglimento delle camere aveva invitato i politici «che non si riconoscono nella febbre estremista» a «lavorare a una nuova maggioranza presidenziale». In un secondo momento ha definito «indecente» l’alleanza tra i partiti di sinistra, e «un patto col diavolo» la scelta del presidente dei Repubblicani Eric Ciotti di appoggiare l’estrema destra (una scelta che ha creato grossa confusione anche nello stesso partito Repubblicano). Nell’attaccare le due parti, però, Macron si sta concentrando soprattutto sulla sinistra, ritenuta più facile da dividere e indebolire.
Secondo gli ultimi sondaggi la coalizione di Macron è terza, con il 18 per cento dei voti. Il Nouveau Front Populaire (che unisce i socialisti moderati di Raphaël Glucksmann, i comunisti, gli ecologisti e La France Insoumise, il partito radicale di Jean-Luc Mélenchon) è dato tra il 25 e il 28 per cento. A destra, il Rassemblement National, il partito estremista che ha vinto le europee, arriva da solo al 31 per cento.
Marine Le Pen e Jordan Bardella, del Rassemblement National, 2 giugno 2024 (AP Photo/Thomas Padilla)
In questo contesto di svantaggio, a causa della struttura della legge elettorale francese, Renaissance rischia di essere esclusa dal secondo turno in gran parte delle circoscrizioni, tagliata fuori a destra dal Rassemblement National e a sinistra dal Nouveau Front Populaire. Macron sta quindi provando a indebolire una delle due parti, e quella che al momento sembra più facile da attaccare è la sinistra.
Secondo alcune analisi, Macron vorrebbe convincere a votare per lui i moderati che alle europee hanno votato per i socialisti di Glucksmann, stimati intorno al 14 per cento. L’idea è che l’elettorato del Rassemblement National sia più solido e difficile da contendere, mentre molti elettori moderati di centrosinistra potrebbero decidere di votare per Macron alle legislative, spaventati dai partiti più radicali che sono entrati nel Nouveau Front Populaire. Per questo la strategia del presidente è criticare duramente La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, che è appunto il partito della coalizione a sinistra con le posizioni più intransigenti.
In questi giorni, per esempio, Macron ha definito il programma elettorale della sinistra «totalmente immigrazionista», cioè molto favorevole all’immigrazione irregolare, con l’intento anche in questo caso di spaventare gli elettori più moderati del centrosinistra.
Secondo i sondaggi, la strategia di Macron è plausibile: tra un sesto e un terzo degli elettori dei Verdi e dei Socialisti potrebbe decidere di non votare il Nouveau Front Populaire alle legislative e potrebbe prendere in considerazione di votare per Renaissance. Al tempo stesso, però, Renaissance ha deciso di non presentare alcun candidato in 67 collegi elettorali, dove ritiene di non poter vincere né contro il Rassemblement National né contro il Nouveau Front Populaire. Anche per questo, alcuni osservatori hanno definito la sua strategia elettorale «confusa» sotto alcuni aspetti.
Al tempo stesso è anche una strategia controversa. La Francia ha una lunga storia di “fronti repubblicani” e “cordoni sanitari”, cioè di situazioni in cui tutte le forze politiche democratiche hanno più o meno cercato di collaborare per arginare l’ascesa dell’estrema destra nel paese. Il rischio, secondo alcuni, è che attaccando la sinistra e non il Rassemblement National Macron stia implicitamente aiutando l’estrema destra ad avanzare, anziché contrastarla.
Macron punta sul fatto che il voto per le europee e quello nazionale sono normalmente molto diversi: come in buona parte dei paesi europei, nel primo si concentra il voto di protesta, mentre quando si vota per le elezioni nazionali gli elettori tendono a essere più moderati. Inoltre il Nouveau Front Populaire è di fatto un cartello elettorale creato in tutta fretta dopo l’annuncio di nuove elezioni: negli scorsi mesi i suoi due leader principali, Glucksmann e Mélenchon, si sono scontrati su molte posizioni (per esempio la guerra a Gaza o in Ucraina) e durante la campagna elettorale per le europee si sono attaccati duramente. In passato gli stessi partiti si unirono in quella che chiamarono NUPES, che si era poi di fatto sciolta per tensioni interne, ed è proprio su quelle che punterebbe Macron.
All’interno dello stesso schieramento centrista, però, la strategia di Macron non è ugualmente condivisa, anche tra i suoi collaboratori più fedeli, molti dei quali sembrano essere stati colti di sorpresa soprattutto dalla sua decisione di indire nuove elezioni. Il primo ministro Gabriel Attal ha definito l’annuncio dello scioglimento delle camere «improvviso» e «brutale». Attal, che ha 35 anni, era stato nominato primo ministro soltanto pochi mesi fa, e con ogni probabilità dopo le elezioni sarà costretto a cedere la carica. Il ministro dell’Economia Bruno Le Maire, anche lui fedele al presidente, ha preso le distanze dalla decisione di Macron definendola sì «una sua prerogativa», ma anche «la decisione di un solo uomo».
Tra l’opinione pubblica, la scelta di sciogliere le camere in seguito al risultato molto positivo dell’estrema destra alle europee è stata polarizzante. Un sondaggio realizzato dal centro studi Elabe per la rete televisiva BFMTV ha rilevato che i francesi sono divisi sul tema: il 58 per cento pensa sia stata una buona mossa, il 41 no. Ma un altro dato interessante che emerge da questo sondaggio è che la decisione è stata accolta molto più positivamente tra gli elettori di Rassemblement National, il partito di estrema destra che ha vinto le europee, che tra quelli di sinistra.