Il governo tedesco ha un altro grosso problema
La coalizione di governo rischia di cadere a causa del disaccordo su come colmare un buco da 40 miliardi di euro nel bilancio federale
Le elezioni europee in Germania sono andate molto male per le forze di governo: l’SPD del cancelliere Olaf Scholz, i Verdi e i Liberali dell’FDP hanno ottenuto il 31 per cento dei voti, circa quello che ha preso la CDU da sola, il partito di centrodestra che fu di Angela Merkel, che è arrivato primo seguito dal partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD). Ora la coalizione di governo rischia di cadere a causa del disaccordo su come colmare un buco da 40 miliardi di euro nelle coperture per le misure che il governo avrebbe voluto attuare il prossimo anno. I partiti al governo dovranno insomma decidere cosa tagliare per spendere 40 miliardi in meno, ma non ci sono ancora riusciti: «Se si potesse dare un prezzo alla sopravvivenza della coalizione di governo tedesca, questo ammonterebbe a circa 40 miliardi di euro», ha scritto Politico.
Nel novembre del 2023 la Corte costituzionale tedesca, rispondendo a una causa portata avanti dall’opposizione di centrodestra, aveva dichiarato che la finanziaria per il 2023 e per il 2024 violava la regola costituzionale conosciuta come “freno al debito”, che pone dei vincoli molto rigidi alla spesa pubblica e all’indebitamento del governo. La legge è del 2009 e impone che il debito pubblico non salga più dello 0,35 per cento del PIL ogni anno, tranne che in situazioni eccezionali, come possono essere una pandemia o una recessione.
La sentenza si riferiva ad alcuni movimenti del bilancio federale del 2021. In quell’anno il governo di Olaf Scholz aveva stanziato 60 miliardi di euro presi a debito per affrontare le spese emergenziali legate alla pandemia da coronavirus ed essendo fondi emergenziali non erano stati conteggiati nel debito pubblico dello stato. Dopo averli stanziati, però, il governo non li aveva spesi decidendo di destinarli al finanziamento di un fondo per la transizione energetica e continuando a non conteggiarli nel debito pubblico.
La Corte aveva stabilito che visto l’utilizzo diverso, quei fondi non erano più da considerarsi legati all’emergenza e avrebbero dovuto quindi essere conteggiati per rientrare entro i limiti ordinari per l’indebitamento annuale. La conseguenza era stata l’apertura di un buco di bilancio di 45 miliardi di euro per il 2023 e di 17 miliardi per il 2024 che aveva creato enormi problemi all’interno del governo che ora si trova, di nuovo, a fare i conti con le ripercussioni di quella sentenza.
Il governo dovrà tagliare 40 miliardi dalla spesa federale per il 2025 e presentare un progetto di bilancio entro l’inizio di luglio, prima della pausa estiva del Bundestag, il parlamento tedesco. Ma i tre partiti che compongono la coalizione che sostiene il governo hanno priorità diverse, che sono in contrasto tra loro e che si sono aggravate dopo i risultati delle europee.
I Verdi e i Socialdemocratici per esempio sono fermamente contrari a tagli che vadano a colpire i programmi sociali: Lars Klingbeil, dell’SPD, ha detto che il partito dovrebbe dare di più ai propri elettori rispetto a ciò che si aspettano: affitti accessibili, retribuzioni più elevate, una buona assistenza sociale. Kevin Kühnert, segretario generale dell’SPD, ha respinto ogni ipotesi di taglio alla spesa sociale dicendo che il risparmio «non può andare a scapito della coesione sociale del paese».
Verdi e Socialdemocratici sono poi a favore di un allentamento delle rigide regole sulla spesa e hanno proposto di considerare il 2025 come un anno di emergenza rendendo di conseguenza lecito usare i fondi d’emergenza. I Liberali sono invece conservatori sul tema e vogliono rispettare la regola del “freno al debito”.
Una questione fondamentale del disaccordo riguarda le coperture per mantenere le promesse fatte da Scholz sulla difesa: riformare l’esercito tedesco e raggiungere l’obiettivo di aumentare le spese al 2 per cento del PIL, stabilito dalla NATO. Il ministro della Difesa Boris Pistorius, dell’SPD, ha detto che nel 2025 saranno necessari circa 6,5 miliardi di euro di spese militari aggiuntive per rispettare gli impegni presi dal governo. E per finanziarli ha proposto che tali spese siano pagate con un fondo speciale. Anche la ministra degli Esteri Annalena Baerbock, dei Verdi, ritiene che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia costituisca un’emergenza e giustifichi così la sospensione del limite all’indebitamento per finanziare le spese militari e il sostegno a Kiev. «Quale emergenza più grande di questa guerra nel cuore dell’Europa potrebbe esserci?» ha detto in un’intervista al quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung. «Sarebbe fatale dover sostenere, tra qualche anno, che abbiamo salvaguardato il limite all’indebitamento, ma abbiamo perso l’Ucraina».
Il ministro Liberale delle Finanze Christian Lindner ha però respinto l’ipotesi e come i membri del suo partito ha preso una posizione molto ferma contro i tentativi di aggirare o di riformare il “freno al debito”: «Abolirlo richiederebbe tra l’altro una maggioranza di due terzi del parlamento, cosa che non accadrà», ha detto a Politico Claudia Raffelhüschen, Liberale, che fa parte della commissione Bilancio e Finanze.
Se dovesse mancare un accordo ancora a lungo, la tenuta del governo tedesco sarebbe realmente a rischio. Non raggiungerlo del tutto significherebbe farlo cadere: una possibilità che non è negli interessi di nessuno dei tre alleati.
Nonostante l’evidente conflitto i membri della maggioranza hanno comunque cercato di minimizzare i contrasti interni, consapevoli che potrebbero alimentare la richiesta di andare a elezioni anticipate: «Il più grande favore che potremmo fare ai nemici della democrazia qui e all’estero sarebbe che un’altra democrazia europea andasse a elezioni anticipate», ha detto Annalena Baerbock facendo riferimento alla Francia.
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