La polizia francese ha arrestato Christian Tein, uno dei leader delle proteste in Nuova Caledonia

Una foto di una donna che sventola la bandiera del Fronte di liberazione nazionale Kanak e socialista, un partito pro indipendenza della Nuova Caledonia, 15 maggio 2024 (AP Photo/Nicolas Job)
Una donna che sventola la bandiera del Fronte di liberazione nazionale Kanak e socialista, un partito pro indipendenza della Nuova Caledonia, 15 maggio 2024 (AP Photo/Nicolas Job)

Mercoledì la polizia francese ha arrestato Christian Tein, uno dei principali leader del movimento indipendentista della Nuova Caledonia, un arcipelago in Oceania che dal 1853 si trova sotto il controllo della Francia e in cui da mesi vanno avanti estese proteste contro il governo francese.

Tein è fra i leader della Cellula di Coordinamento dell’Azione sul Campo (CCAT), il gruppo alla guida delle proteste. Tein è stato arrestato insieme ad altre 7 persone a Nouméa, la capitale della Nuova Caledonia (ma circolano anche numeri più alti). Gli arresti sono il risultato di un’indagine che va avanti da diverse settimane, e che riguarda una serie di reati commessi a partire dal 12 maggio, quando sono iniziate le rivolte: rapina a mano armata, associazione a delinquere e tentato omicidio, tra gli altri.

Al momento dell’arresto Christian Tein si trovava negli uffici dell’Unione Caledone, un partito pro indipendenza che ospita anche la sede della CCAT. La CCAT ha detto in un comunicato stampa che l’operazione è una «provocazione» che «genera ulteriori tensioni tra la popolazione». Ha anche chiesto ai suoi attivisti di «rimanere pronti» in attesa di nuove istruzioni.

La causa delle rivolte è una riforma costituzionale che garantirebbe diritto di voto ai cittadini francesi che si sono trasferiti lì negli ultimi dieci anni, riducendo il potere politico degli abitanti autoctoni. Gli scontri di queste ultime settimane sono i più violenti degli ultimi decenni: dall’inizio delle proteste sono morte nove persone. La scorsa settimana il presidente francese Emmanuel Macron aveva sospeso l’iter di approvazione della riforma costituzionale, senza però indicare se sarebbe stata modificata.