La moglie dell’intellettuale statunitense Noam Chomsky ha smentito che suo marito sia morto, come riferito da alcuni media

Noam Chomsky
Noam Chomsky nel 2012 (AP photo/Hatem Moussa)

Martedì sera la linguista brasiliana Valeria Wasserman, moglie dell’intellettuale statunitense Noam Chomsky, ha smentito che il marito sia morto, come riferito nelle ore precedenti da alcune persone sul social network X (ex Twitter) e da alcuni media.

Celebre in tutto il mondo per i suoi studi nel campo della linguistica e per il suo attivismo politico nella sinistra radicale, Chomsky ha 95 anni e da tempo è ricoverato in un ospedale di San Paolo, in Brasile, per le conseguenze di un ictus avuto un anno fa. La scorsa settimana Wasserman ha parlato col quotidiano brasiliano Folha de S.Paulo a proposito delle sue condizioni di salute: ha detto che il marito ha difficoltà a parlare e che il lato destro del suo corpo è paralizzato.

La notizia falsa della morte di Chomsky si era diffusa dopo che la rivista britannica di sinistra New Statesman aveva pubblicato un necrologio scritto dall’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, poi rimosso, e la rivista statunitense Jacobin aveva pubblicato un articolo intitolato “Ricordiamo Noam Chomsky, l’intellettuale e il gigante di moralità” – l’articolo è poi stato modificato e ora si intitola “Celebriamo Noam Chomsky”. Tra i media che avevano diffuso la notizia della morte di Chomsky c’erano anche alcune testate giornalistiche italiane, che poi hanno cancellato gli articoli pubblicati sui propri siti o li hanno rettificati con la smentita di Wasserman.