Un’altra canzone di Matthew E. White

E parlare tutta la notte

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Prendetelo come un altro boomerismo, ma io continuo a evitare accuratamente di spoilerarmi le setlist dei concerti a cui andrò, malgrado ci sia online un archivio collaborativo formidabile e spesso prezioso, che rende tutto prevedibile. Ora vedo che è con me pure Roger Daltrey (Roger Daltrey dei Who), dal suo punto di vista.
“I’m not gonna talk about songs,” Daltrey says. “Too many people reveal songs. There’s no surprises left with concerts these days, ’cause everybody wants to see the setlist. I’m f–king sick of it. The Internet’s ruined the live shows for me. Who wants to know what’s coming next? People forget about surprises. I can’t stand it”.
Paul McCartney ha annunciato un tour quest’autunno: in Italia non viene (in Europa: Parigi, Madrid, Manchester e Londra). Nel frattempo ha pubblicato un vecchio disco dei Wings mai uscito ma con tutta una sua storia.
C’è stato un intenso momento REM nei giorni passati: la band – sciolta da un pezzo – è stata cerimoniosamente accolta in un pantheon americano che si chiama “Songwriters hall of fame”, e quindi ha suonato di nuovo, e contestualmente ha dato una bella intervista alla tv CBS, spiegando perché non c’è proprio nessuna ragione di rimettersi insieme (e anche che non si capisce proprio come abbia fatto Losing my religion ad andare così forte).
A Rick Beato, navigato musicista e youtuber che sul contemporaneo è sempre piuttosto critico, è piaciuta molto la canzone di Willow (il disco è uscito il mese scorso): e dice che Taylor Swift dovrebbe fare cose così.
Dice il Guardian che potrebbero essere morti i remix (ovvero quella cosa che si è fatta intensamente in passato di riarrangiare in versioni diverse – di solito più dance – le canzoni altrui).
“Remixes have their roots in the disco scene of the 1970s, when the launch of the 12-inch single allowed producers such as Tom Moulton and Walter Gibbons to make extended versions of popular songs that would keep the dance floor moving. In the 1980s producers such as Shep Pettibone and Jellybean Benitez wove a similar magic, creating elongated versions of songs by stars including Madonna, Pet Shop Boys and New Order that kept those artists in touch with the dance scenes they drew influence from”.
Il nuovo disco dei Coldplay esce il 4 ottobre, la prima canzone venerdì prossimo (intanto ho visto un documentario sulla storia della musica a Camden – documentario non granché, con inserimento pretestuoso di Dua Lipa – in cui Chris Martin spiega che la loro carriera musicale nacque a Camden grazie a un concerto dei James, di cui lui era fan: autori “forse della migliore canzone di sempre”, dice lui).
Michele Serra si è fatto interprete su Repubblica dello sfinimento di grandi quote di popolazione per l’esecuzione di Nessun dorma in ogni occasione cerimoniale, come se fosse l’unica aria d’opera del repertorio italiano da esibire: è diventata in effetti una specie di Volare, per pigrizia e cliché (o di We are the champions, quando associata ad eventi sportivi). Facile immaginare che a un certo punto risuonerà tra le colline anche nella super celebrazione bocelliana a Lajatico – due giorni e pochi chilometri più in là dei nostri concerti a Peccioli – a cui parteciperanno Ed Sheeran, Zucchero, Laura Pausini, Giorgia, Russell Crowe, Tiziano Ferro, Placido Domingo, e all’aeroporto di Pisa ci sarà un imballamento di aerei privati mai visto. Forse chiediamo a Corrado Fortuna di inserire Nessun dorma anche nel suo deejay set, per non essere da meno.

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