La ministra austriaca ribelle che ha fatto approvare un importante regolamento ambientale in Europa
La Nature Restoration Law sarebbe stata bocciata dal Consiglio dell’Unione Europea, se Leonore Gewessler non si fosse opposta alle direttive del suo stesso governo
La Nature Restoration Law, un importante regolamento per la tutela dell’ambiente che rientra nel Green Deal, cioè l’ambizioso piano europeo per il clima, è stata approvata lunedì soprattutto grazie alla decisione della ministra dell’Ambiente austriaca, Leonore Gewessler, di opporsi alle direttive del suo stesso governo. Gewessler ha dato il voto decisivo per approvare il regolamento nel Consiglio dell’Unione Europea, l’istituzione che riunisce i ministri dei paesi membri in base alla materia di discussione, dopo che per mesi la sua approvazione era sembrata molto incerta.
Già prima del voto si sapeva che sei paesi – fra cui l’Italia, i Paesi Bassi e l’Ungheria – avrebbero votato contro il regolamento, che prevede tra le altre cose l’obbligo di ripristinare le condizioni naturali in almeno il 20 per cento della superficie terrestre e marina dei territori dell’Unione entro il 2030 (e il 30 per cento di territori selezionati). Secondo i critici però il regolamento rischia di danneggiare gli agricoltori e di far aumentare i prezzi degli alimenti in tutta l’Unione Europea. Due paesi avevano detto invece che si sarebbero astenuti a causa di dissidi interni alle proprie coalizioni di governo: il Belgio e appunto l’Austria. Per garantire l’approvazione della Nature Restoration Law bastava che uno dei due votasse favorevolmente: alla fine ci ha pensato Gewessler, contraddicendo apertamente la linea ribadita dal capo del governo austriaco, il cancelliere Karl Nehammer.
Prima del voto Nehammer, del Partito Popolare Austriaco (ÖVP, di centrodestra), aveva scritto al primo ministro belga Alexander De Croo, che detiene per la prima metà del 2024 la presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, che non dava il suo consenso all’approvazione del regolamento. Dopo il voto in cui la ministra ha apertamente disubbidito alle sue direttive, Nehammer ha presentato due reclami alla Corte di giustizia dell’Unione Europea: uno per chiedere l’annullamento del voto, l’altro per abuso d’ufficio contro Gewessler stessa, accusandola di aver violato le leggi austriache che regolano il modo in cui un ministro può comportarsi a un Consiglio dell’Unione Europea. Ha comunque confermato che l’attuale coalizione fra ÖVP e Verdi (partito a cui appartiene Gewessler) rimarrà al governo almeno fino alle elezioni parlamentari previste in Austria a settembre.
Gewessler ha detto invece di aver agito dopo essersi consultata con esperti legali che le avevano confermato la legittimità della sua azione. La legge austriaca dice che sulle questioni ambientali gli stati federati del paese devono trovare una posizione unanime: in caso contrario le decisioni possono essere prese dal ministro competente del governo federale. Fino alla settimana scorsa gli stati austriaci erano tutti contrari alla Nature Restoration Law. A pochi giorni dal voto però lo stato di Vienna ha cambiato ufficialmente la sua posizione, rompendo il consenso che c’era stato fino a quel punto: la ministra sarebbe quindi stata libera di votare autonomamente sul regolamento. Dopo il voto Gewessler ha detto di aver sempre sostenuto che «se ci fosse stato un modo legale di dire “sì” a questa legge, lo avrei fatto».
Intanto il Consiglio dell’Unione Europea, che fino alla fine di giugno sarà presieduto dal Belgio, ha confermato la validità del voto. Anche il ministro dell’Ambiente della regione di Bruxelles, Alain Maron, che presiedeva la riunione, è stato criticato in Belgio per aver promosso il voto nonostante l’opposizione del primo ministro Alexander De Croo e dei partiti fiamminghi (quelli che rappresentano le Fiandre, una delle tre regioni del Belgio) della coalizione di governo.
Ritardare ulteriormente il voto però sarebbe stato un problema per i sostenitori del regolamento, dato che da luglio la presidenza del Consiglio, che ruota semestralmente fra tutti i paesi dell’Unione, sarebbe passata all’Ungheria, il cui governo si è ripetutamente detto contrario alla Nature Restoration Law. Il voto rischiava quindi di essere oggetto dell’ostruzionismo di un presidente contrario alla sua approvazione.
A settembre in Austria ci saranno le elezioni parlamentari. È plausibile quindi che la coalizione di governo cambi, e già prima della rottura con la linea indicata dal suo capo di governo non era detto che Gewessler avrebbe mantenuto il suo incarico da ministra. Una decisione così radicale è anzi anche un modo per la ministra di avviare la campagna elettorale per la sua candidatura al parlamento austriaco.
Prima della seduta in cui è stato approvato il regolamento Gewessler aveva detto, con toni un po’ enfatici, che «fra 20 o 30 anni quando parlerò con le mie due nipoti e mostrerò loro la bellezza del nostro paese e di questo continente, e loro mi chiederanno “cosa hai fatto quando era in gioco tutto”, voglio poter dire loro che ho fatto tutto quello che potevo».
Le nuove regole prevedono l’obbligo di ripristinare le condizioni naturali in almeno il 20 per cento della superficie terrestre e marina dei territori dell’Unione entro il 2030 (e il 30 per cento degli habitat considerati particolarmente degradati), in modo da impedirne lo sfruttamento commerciale; prevedono anche di estendere gradualmente la tutela a tutti gli ecosistemi scelti entro il 2050. Saranno direttamente applicabili ai paesi membri dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione.
Per quanto la Nature Restoration Law sia un regolamento importante e tra i primi del suo genere, i suoi obiettivi sono ritenuti molto meno ambiziosi rispetto alla versione iniziale proposta della Commissione Europea nel 2022, e sono il risultato di notevoli compromessi al ribasso. La proposta aveva trovato forti resistenze soprattutto nei partiti europei di destra, secondo i quali avrebbe comportato troppi vincoli per il settore agricolo e infine l’aumento dei prezzi dei generi alimentari.
Il regolamento era fermo al Consiglio da mesi anche a causa delle proteste degli agricoltori, che avevano reso questi temi particolarmente complessi da gestire, soprattutto a ridosso delle elezioni europee.