La «pausa tattica» negli attacchi israeliani a Rafah sembra reggere
Riguarda solo una strada, ma aiuta il passaggio degli aiuti umanitari: era considerata a rischio dopo le critiche del primo ministro Benjamin Netanyahu
La sospensione dei combattimenti nella zona di Rafah in orari diurni annunciata domenica dall’esercito di Israele e gravemente contestata dal governo sembra reggere: lunedì non ci sono state operazioni militari lungo la strada di 11 chilometri che collega il varco di Kerem Shalom alla parte nord della città di Rafah. C’erano grossi dubbi sulla solidità della cosiddetta «pausa tattica» decisa dall’esercito, che dovrebbe favorire il passaggio degli aiuti umanitari: il primo ministro Benjamin Netanyahu aveva fortemente criticato la decisione e aveva detto di essere contrario, mentre esponenti di estrema destra del governo, come Itamar Ben-Gvir, l’avevano definita «una follia».
La sospensione delle operazioni fra le 8 e le 19 è in realtà molto limitata, riguarda solo un tratto piuttosto breve di una singola strada, ma era stata richiesta dalle organizzazioni umanitarie internazionali e dalle Nazioni Unite. Da oltre un mese l’esercito israeliano ha iniziato le operazioni militari a Rafah, nell’area della città più meridionale della Striscia di Gaza, dove al tempo erano rifugiati 1,4 milioni di persone. È stato chiuso il varco di Rafah con l’Egitto, da dove passava la maggior parte dei camion con gli aiuti, e si è disperso verso nord oltre un milione di sfollati che avevano trovato rifugio nella zona.
Questo ha reso ulteriormente più complesse le operazioni delle organizzazioni umanitarie che si occupano di distribuire cibo, acqua e beni di prima necessità a una popolazione affamata e in condizioni di sopravvivenza molto complesse: in particolare i combattimenti lungo la strada verso il varco di Kerem Shalom, l’unico ancora aperto nella zona meridionale, limitavano enormemente il passaggio dei camion. Per passare bisognava attendere un momento di pausa nelle operazioni e concordare ogni movimento con l’esercito israeliano, con il risultato che il numero di mezzi e di aiuti si era notevolmente ridotto.
La pausa in corso facilita almeno la prima parte di queste operazioni, mentre la distribuzione degli aiuti in altre zone della Striscia resta complessa, per le pessime condizioni delle strade e per le operazioni militari in corso.
Non è chiaro se e quanto la «pausa tattica» durerà, ma le dure critiche provenienti dal governo di Netanyahu non hanno avuto effetti immediati. Domenica, durante una riunione di governo, Netanyahu avrebbe commentato l’annuncio della sospensione delle operazioni dicendo che «abbiamo un paese con un esercito, non un esercito con un paese», per intendere che le decisioni sulle strategie di guerra spettano a lui e non all’esercito, e che «al fine di ottenere l’eliminazione di Hamas, ho preso decisioni che non sempre vengono accettate dai funzionari dell’esercito».
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