Gli amministratori imputati per la strage di Corinaldo sono stati assolti per le accuse di omicidio colposo plurimo e disastro colposo
Lunedì tutte le persone imputate nel secondo processo sulla strage avvenuta nel 2018 nella discoteca “Lanterna Azzurra” di Corinaldo, in provincia di Ancona, sono state assolte per i reati più gravi a loro contestati, quelli di omicidio colposo plurimo e disastro colposo. Il processo riguardava alcuni amministratori locali ed era un secondo e diverso processo rispetto a quello che aveva portato nel 2020 alla condanna di sei ragazzi che avevano causato il panico e il cedimento di una balaustra. In merito alle presunte carenze nelle misure di sicurezza del locale erano invece imputati l’ex sindaco di Corinaldo Matteo Principi e sei membri della commissione di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo. Il tribunale di Ancona ha ritenuto colpevoli alcuni di loro del reato di falso, con pene sospese.
Tra il 7 e l’8 dicembre del 2018 una donna di 39 anni e tre ragazze e due ragazzi minorenni morirono poco prima di un concerto del rapper Sfera Ebbasta a causa della calca provocata da uno spray urticante spruzzato nel locale. Nell’altro filone delle indagini, sei giovani modenesi poco più che ventenni furono condannati a pene comprese tra i 10 e i 12 anni per omicidio preterintenzionale: sono stati giudicati colpevoli di aver provocato il cedimento della balaustra all’ingresso della “Lanterna Azzurra”, utilizzando spray al peperoncino per derubare i giovani in attesa del concerto.
Secondo la procura di Ancona, la discoteca aveva gravi carenze strutturali e perciò aveva indagato i membri della commissione e l’allora sindaco, che la presiedeva, per eventuali responsabilità amministrative relative ai permessi. Principi è stato condannato a un anno per falso, come altri quattro imputati; un vigile del fuoco, Rodolfo Milani, è stato condannato a un anno e due mesi, mentre l’ingegnere Francesco Tarsi a quattro mesi.