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  • Lunedì 17 giugno 2024

Chi ha firmato e chi no la dichiarazione della conferenza di pace per l’Ucraina

Che prevede di mantenere «l'integrità territoriale» del paese ed è stata firmata da 83 stati e organizzazioni, anche se molti importanti si sono rifiutati

Nana Akufo-Addo, presidente del Ghana, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, Viola Amherd, presidente della Confederazione svizzera, Volodymyr Zelensky, presidente dell'Ucraina, Gabriel Boric, presidente del Cile, e Justin Trudeau, primo ministro canadese. Lucerna, 16 giugno 2024 (Sedat Suna/Getty Images)
Nana Akufo-Addo, presidente del Ghana, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, Viola Amherd, presidente della Confederazione svizzera, Volodymyr Zelensky, presidente dell'Ucraina, Gabriel Boric, presidente del Cile, e Justin Trudeau, primo ministro canadese. Lucerna, 16 giugno 2024 (Sedat Suna/Getty Images)

La dichiarazione finale della conferenza di pace per l’Ucraina che si è tenuta in Svizzera lo scorso fine settimana è stata firmata da 83 paesi e organizzazioni internazionali, tra cui le tre principali istituzioni dell’UE e i 27 stati membri, compresa l’Italia. Non è stata invece sottoscritta da importanti paesi come India, Sudafrica, Arabia Saudita, Thailandia, Indonesia, Messico, Emirati Arabi Uniti e Brasile, cioè da alcuni stati che insieme ad altri fanno parte dei BRICS, gruppo di paesi emergenti che comprende anche la Russia e la Cina. La Russia non era stata invitata alla conferenza, e la Cina, uno dei pochissimi paesi che sostengono attivamente la Russia, ha scelto di non partecipare nonostante fosse stata invitata. Alcuni dei paesi che non hanno firmato la dichiarazione finale avevano tra l’altro inviato diplomatici di secondo rango o avevano scelto, come l’India e il Brasile, di partecipare solo come osservatori.

Intervenendo al termine dell’incontro il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha accolto con favore i «primi passi verso la pace», ma ha riconosciuto che «alcuni governi hanno fatto scelte diverse: pesano ancora i rapporti storici con la Russia, ma penso che in futuro arriverà anche il loro consenso».

La conferenza si è svolta a Bürgenstock, un resort sul lago di Lucerna. È stata organizzata dal governo svizzero su richiesta di quello ucraino e vi hanno partecipato le rappresentanze di circa 100 paesi e organizzazioni. Le aspettative sull’evento erano piuttosto modeste poiché una conferenza di pace a cui non partecipa una delle due parti in guerra è effettivamente inusuale. Lo stesso governo svizzero, che l’ha organizzata, aveva detto in maniera esplicita che la conferenza non sarebbe riuscita a porre fine ai combattimenti e alle violenze, ma sarebbe servita a porre le basi per negoziati futuri.

Formalmente, l’obiettivo della conferenza internazionale in Svizzera era discutere il piano di pace in 10 punti che il governo ucraino aveva presentato alla fine del 2022, e che costituisce la base da cui l’Ucraina e l’Occidente vorrebbero partire per un eventuale negoziato. Il piano, tra le altre cose, prevede il ritiro della Russia da tutti i territori ucraini occupati e il rilascio dei prigionieri di guerra. Ma il significato politico della conferenza è stato soprattutto radunare nello stesso posto tutti i paesi che sostengono l’Ucraina, mostrando che il paese non è isolato e quello di non lasciare l’iniziativa diplomatica alla Russia.

La dichiarazione finale della conferenza dice che «la Carta delle Nazioni Unite, compresi i princìpi del rispetto dell’integrità territoriale e della sovranità di tutti gli stati, può e dovrà servire come base per raggiungere una pace giusta, duratura in Ucraina». Tra i punti fondamentali del documento ci sono poi la sicurezza nucleare, cioè il ritorno delle centrali e degli impianti nucleari ucraini «sotto il pieno controllo sovrano» dell’Ucraina, il rilascio dei prigionieri di guerra, dei civili e delle migliaia di bambini ucraini rapiti in questi due anni dalla Russia, il ripristino dell’accesso sicuro ai porti nel Mar Nero e nel Mar d’Azov per consentire una navigazione commerciale libera e assicurare così la sicurezza alimentare che «non deve essere usata come arma in alcun modo».

Non si è invece discusso di una possibile soluzione postbellica o delle speranze dell’Ucraina di aderire alla NATO.

Al termine dell’incontro la presidente uscente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha detto che la conferenza ha dimostrato che al mondo interessa quello che accade in Ucraina, ma anche che la pace «non si costruisce in un giorno». Ha aggiunto la conferenza non era un negoziato di pace «perché Putin non è seriamente intenzionato a porre fine alla guerra (…). Per questo è fondamentale che l’Ucraina sia in grado di resistere a questa aggressione, come previsto dalla Carta delle Nazioni Unite. Ed è diritto di altri paesi, come l’Unione Europea, sostenere l’Ucraina per fare in modo che resista e sopravviva». Von der Leyen ha concluso dicendo che quando la Russia sarà pronta per la pace «allora sarà il momento per la Russia di partecipare ai nostri sforzi».

Gli unici negoziati avvenuti effettivamente finora tra Ucraina e Russia furono quelli della primavera del 2022, pochi mesi dopo l’inizio dell’invasione russa, quando le delegazioni dei due paesi si incontrarono più volte a Minsk, in Bielorussia, e in Turchia. Allora, come hanno raccontato poi i negoziatori ucraini, l’Ucraina offrì alla Russia un cessate il fuoco e il ritorno ai confini precedenti all’invasione, per poi far partire da quella base un negoziato più ampio. Tornare ai confini di prima dell’invasione significava che la Russia avrebbe comunque continuato a occupare la Crimea e buona parte delle regioni orientali dell’Ucraina. La Russia, tuttavia, rifiutò l’offerta e la guerra proseguì. L’Ucraina sostiene di essere pronta a negoziare, ma solo sulla base di quella che definisce una pace «giusta», che garantisca la sovranità del paese.