C’è tutto un mercato di microserie brutte e in verticale
L'app cinese ReelShort produce telefilm con episodi di pochi minuti da guardare sullo smartphone, se non si hanno grandi pretese di trama
C’è stato un momento, nell’ultimo anno, in cui TikTok non era l’app più popolare di intrattenimento sull’app store di Apple negli Stati Uniti: a novembre infatti per alcuni giorni il popolarissimo e contestatissimo social network è stato sorpassato da ReelShort, un’app su cui si possono vedere serie brevissime, con episodi che durano anche meno di un minuto e si guardano in verticale con gli smartphone.
Le “microserie verticali” come quelle di ReelShort sono nate in Cina, dove hanno già cominciato a cambiare il settore degli audiovisivi, ma si sono poi diffuse anche in Occidente. A produrle è una società cinese con sede in California, che le gira nei paesi per cui sono destinati, quindi per il momento soprattutto negli Stati Uniti. Il Washington Post le ha definite «in parte soap opera, in parte TikTok, e nel complesso goffi melodrammi»: malgrado la produzione scadente e le trame banali e piene di stereotipi, stanno avendo successo anche tra il pubblico statunitense, tanto che hanno iniziato a ricevere attenzioni sui principali media del paese.
Le serie di ReelShort sono pensate per essere guardate nel giro di qualche decina di minuti o al massimo un’ora e sono composte da un numero di puntate che varia tra le 20 e le 100, ognuna delle quali racconta parte di una storia in maniera concisa. Le trame sono estremamente semplici e condensate in poche battute: in genere hanno per protagonisti personaggi giovani, attraenti o molto ricchi, che hanno a che fare con relazioni amorose, scandali e tradimenti, ma anche con gelosie, intrighi o bullismo. Ci sono per esempio una serie in cui un ricco belloccio assolda un’imprenditrice per trovargli una ragazza da sposare in cambio di 500mila dollari, o un’altra in cui un professore che è anche un lupo mannaro si innamora di una ragazza che poi si scopre essere la sua sorellastra.
ReelShort permette di vedere liberamente un numero limitato di episodi, mentre per guardare gli altri bisogna guardare della pubblicità, accedere all’app solo con una certa frequenza oppure acquistare apposite “monete”: vederne una intera insomma può costare dai 20 ai 40 dollari (tra i 18 e i 37 euro suppergiù).
La cosa che salta subito all’occhio è che queste microserie non puntano molto sulla qualità, per usare un eufemismo. Il fatto che siano così brevi permette di girarle anche in una sola settimana e con costi di produzione molto contenuti: l’equivalente di decine o poche centinaia di migliaia di euro, contro i milioni che servono normalmente (all’estremo opposto ci sono i circa 130 milioni serviti per la prima stagione della serie di Netflix The Crown). Gli attori sono sconosciuti e non c’è molta attenzione né per l’ambientazione, né per l’evoluzione dei personaggi: per l’imprenditore cinese Joey Jia, che è l’amministratore delegato di Crazy Maple Studio, l’azienda che gestisce ReelShort e che ha sede in California, dice che la cosa più importante è una svolta nella trama che motivi gli spettatori ad andare avanti, e che pertanto dovrebbe arrivare entro i primi tre episodi.
Parlando con il Washington Post, Jia ha detto che queste microstorie sono rivolte a donne americane tra i quaranta e i sessant’anni, che cercano storie d’amore e fantasia. Lo suggeriscono anche titoli come Married for Green Card, Stayed for Love o Snatched a Billionaire to be My Husband (“Sposata per il visto, rimasta per amore”, “Ho agguantato un miliardario come marito”), che come ha notato Rolling Stone sono generati con algoritmi: «Se un titolo è troppo ricercato, nessuno lo capisce», ha detto Jia.
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In Cina il formato delle serie verticali si è sviluppato in particolare durante la pandemia da coronavirus, quando i cinema erano chiusi e gli smartphone erano ormai da tempo lo strumento principale per fruire di contenuti online. Inizialmente erano brevi video pensati per far pubblicità alle serie sul web: si sono trasformati in serie intere quando è diventato chiaro che potevano essere opportunità interessanti, ha spiegato la giornalista Margaret Sun, che si è occupata del fenomeno.
Il risultato è che la popolarità di questo formato sta già avendo un impatto nel settore audiovisivo in Cina, ha detto il ricercatore di cinema all’Università del Kent Oscar Zhou. Molti studi di produzione cinesi hanno cominciato a dedicarcisi, e secondo un’analisi della MIT Technology Review nel 2023 il mercato che li riguarda ha superato i 5 miliardi di dollari, che entro il 2027 si stima saranno 13 miliardi (circa 11 miliardi di euro). «Se lasci da parte l’orgoglio di artista e accetti questa banalizzazione, ci sono buone possibilità di fare molti soldi», ha spiegato l’autore e regista Fu Yicong.
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Adesso l’obiettivo di ReelShort e di app simili come DramaBox, ShortTV, SerialPlus e FlexTV, molte delle quali con sede in Cina, è portare anche all’estero un modello di intrattenimento che nel paese è popolarissimo. Il mercato principale di ReelShort comunque è quello degli Stati Uniti, dove è disponibile dall’agosto del 2022 ed è stata scaricata da più di 10 milioni di utenti, e a seguire ci sono quelli di India e Filippine; più di recente la società ha filmato una serie in Egitto (non ne risultano ancora invece di girate in Italia).
Gli addetti ai lavori statunitensi tendono a considerare queste “serie verticali” come il più recente dei fenomeni dell’intrattenimento su smartphone, ma non hanno troppa fiducia sul fatto che dureranno. È di parere diverso Jia, secondo cui «prima o poi lo streaming di video verticale diventerà una nuova industria cinematografica parallela». Ci sono poi questioni che riguardano più da vicino chi ci recita e chi le produce: alcuni attori e membri delle troupe negli Stati Uniti sentiti da Rolling Stone si sono lamentati dei ritmi estenuanti, del fatto che attrici e attori siano quasi tutti bianchi e del fatto che serie di questo tipo rischiano di svilire e mortificare il ruolo di autori e sceneggiatori, che peraltro nel 2023 hanno protestato a lungo contro le loro condizioni di lavoro.
Nell’espansione all’estero però c’entra anche il fatto che, come noto, il governo cinese cerca di mantenere un rigido controllo sull’industria tecnologica nazionale, così come sui contenuti che circolano online: per fare un esempio concreto, la tv di stato cinese CCTV ha detto che tra la fine del 2022 e il febbraio del 2023 la Cina ha vietato 25.300 microvideo per contenuti che ha ritenuto violenti, volgari o pornografici.