L’inusuale conferenza internazionale sulla pace in Ucraina
Comincia oggi nel resort di Bürgenstock, in Svizzera: partecipano 90 paesi di tutto il mondo ma non la Russia, che continua a mostrarsi disinteressata a iniziative simili
Sabato comincerà a Bürgenstock, un resort sul lago di Lucerna, in Svizzera, un’inusuale conferenza internazionale sulla pace in Ucraina. La conferenza è stata organizzata dal governo svizzero su richiesta di quello ucraino, e durerà fino a domenica. Partecipano le rappresentanze di circa 90 paesi da tutto il mondo ma non quella della Russia, che continua la sua invasione del paese e a bombardare obiettivi civili nelle città ucraine. Non partecipano nemmeno vari altri paesi che a vario titolo sostengono l’invasione russa, come per esempio la Cina.
Una conferenza di pace a cui non partecipa una delle due parti in guerra è effettivamente inusuale, e lo stesso governo svizzero, che l’ha organizzata, dice in maniera esplicita che la conferenza non riuscirà a porre fine ai combattimenti e alle violenze ma servirà a creare «una piattaforma di dialogo» verso nuovi accordi, se e quando verrà il momento. Insomma, dovrebbe servire a mettere le basi per negoziati futuri. C’è poi un altro obiettivo di questa conferenza, forse al momento il principale, che è stato espresso dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky questa settimana: «È molto importante non cedere l’iniziativa [diplomatica] alla Russia», ha detto.
Formalmente, l’obiettivo della conferenza internazionale in Svizzera è discutere il piano di pace in 10 punti che il governo ucraino presentò alla fine del 2022, e che costituisce la base da cui l’Ucraina e l’Occidente vorrebbero partire per un eventuale negoziato. Il piano, tra le altre cose, prevede il ritiro della Russia da tutti i territori ucraini occupati e il rilascio dei prigionieri di guerra.
L’organizzazione svizzera ha fatto sapere che si discuterà di tre punti specifici di quel piano: la sicurezza nucleare (come fare in modo che gli attacchi della Russia non mettano in pericolo la sicurezza delle centrali nucleari ucraine, come quella di Zaporizhzhia), la sicurezza alimentare e il rilascio dei prigionieri di guerra, dei civili e delle migliaia di bambini ucraini rapiti in questi due anni dalla Russia.
Alla conferenza non parteciperà la Russia, che non è nemmeno stata invitata perché, come ha spiegato il governo svizzero, «ha fatto capire in più di un’occasione che non ha interesse a partecipare». La Cina, uno dei pochissimi paesi che sostengono attivamente la Russia, è stata invitata ma non parteciperà. Parteciperanno con delegazioni molto ridotte paesi che pur essendo neutrali hanno un atteggiamento tutto sommato più favorevole alla Russia, come il Brasile e il Sudafrica. Manderanno invece corpose delegazioni quasi tutti i paesi europei e occidentali. Ci sarà poi una rappresentanza abbastanza nutrita di paesi del resto del mondo, come il Cile e la Thailandia.
Di fatto dunque a questa inusuale conferenza di pace parteciperanno l’Ucraina, i suoi alleati e paesi neutrali che hanno un atteggiamento benevolo o non pregiudizialmente contrario nei confronti dell’Ucraina.
Per questo, al netto degli obiettivi formali e dei piani di pace, la conferenza ha due obiettivi impliciti ma importanti: il primo è radunare nello stesso posto tutti i paesi che sostengono l’Ucraina, e mostrare che il paese non è isolato. Il secondo, e forse il più importante, è quello di non lasciare l’iniziativa diplomatica alla Russia.
In questi anni di guerra la Russia è stata molto efficace nel presentare l’Ucraina come contraria a ogni negoziato di pace, e il governo ucraino come irragionevole. In più di un’occasione il presidente russo Vladimir Putin ha detto di essere pronto a negoziare – mentre il suo esercito proseguiva nell’invasione dell’Ucraina – e ha cercato di presentare il governo ucraino come il principale ostacolo a un cessate il fuoco. Lo ha fatto anche venerdì, quando ha proposto all’Ucraina un cessate il fuoco in cambio di una completa smilitarizzazione del paese e della cessione di quattro regioni sudorientali: tutte concessioni ritenute inaccettabili dal governo ucraino e dall’Occidente.
Al contempo i paesi vicini alla Russia, come la Cina, hanno portato avanti iniziative diplomatiche che formalmente dovrebbero contribuire a un cessate il fuoco, ma che in buona parte ricalcano la posizione della Russia.
Gli unici negoziati avvenuti effettivamente tra Ucraina e Russia furono quelli della primavera del 2022, pochi mesi dopo l’inizio dell’invasione russa, quando le delegazioni dei due paesi si incontrarono più volte a Minsk, in Bielorussia, e in Turchia. Allora, come hanno raccontato poi i negoziatori ucraini, l’Ucraina offrì alla Russia un cessate il fuoco e di tornare ai confini precedenti all’invasione, per poi far partire da quella base un negoziato più ampio. Tornare ai confini di prima dell’invasione significava che la Russia avrebbe comunque continuato a occupare la Crimea e buona parte delle regioni orientali dell’Ucraina. La Russia, tuttavia, rifiutò l’offerta e la guerra proseguì.
Anche per questo negli ultimi tempi un importante obiettivo diplomatico dell’Ucraina è stato di smentire la propaganda russa che cerca di presentarla come la parte irragionevole del conflitto. L’Ucraina sostiene di essere pronta a negoziare, ma solo sulla base di quella che viene definita una pace «giusta», che garantisca la sovranità del paese. Nel corso della guerra, al contrario, la Russia ha annesso ampie parti di territorio ucraino, tramite referendum illegali.