L'antenna di Starlink nel villaggio di Manakieaway (Victor Moriyama/The New York Times/Redux/Contrasto)

Questa popolazione amazzonica non è diventata dipendente dal porno

L'introduzione di un collegamento satellitare a internet ha cambiato la quotidianità dei Marubo, ma certe conseguenze sono state esagerate sui media

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I primi di giugno il New York Times ha pubblicato un reportage da una remota area dell’Amazzonia, in Brasile, dove vivono i Marubo, una popolazione indigena di circa duemila persone che è stata a lungo isolata dal resto del mondo. Negli ultimi mesi però le cose sono cambiate a causa di Starlink, il servizio internet satellitare di SpaceX, azienda aerospaziale di Elon Musk, che da settembre permette ai Marubo di collegarsi online.

(Victor Moriyama/The New York Times/Redux/Contrasto)

L’articolo, scritto dal giornalista Jack Nicas e corredato dalle fotografie di Victor Moriyama, è stata ripreso da molte testate internazionali, che però si sono concentrate su un aspetto che nell’originale era secondario: la diffusione dei contenuti pornografici tra la popolazione indigena. Anche se il reportage parlava soprattutto d’altro – delle richieste di connessione internet da parte dei Marubo, dei benefici portati dalle antenne di Starlink e degli inevitabili rischi legati a questo strumento – la storia su diverse testate è stata ridotta alla presunta dipendenza dalla pornografia sviluppata dai Marubo.

L’erronea interpretazione della notizia ha spinto lo stesso Nicas a pubblicare una precisazione, sempre sul New York Times, intitolata: “No, non è vero che una tribù remota dell’Amazzonia è diventata dipendente dal porno”.

La notizia falsa è comparsa in almeno un centinaio di testate da tutto il mondo, dalla Germania all’Indonesia, all’Italia, arrivando anche in Brasile, dove «la diceria si è diffusa velocemente, anche nelle piccole città amazzoniche dove alcuni Marubo vivono, lavorano e studiano», secondo Nicas. Il tutto nonostante la parola «pornografia» apparisse nell’articolo solo due volte: la prima in un generale elenco dei pericoli che i Marubo potevano incontrare in quanto nuovi utenti del web; la seconda nella testimonianza di Alfredo Marubo, secondo cui alcuni giovani avevano condiviso materiale pornografico via WhatsApp (una novità notevole vista la riservatezza dei Marubo, che evitano di baciarsi in pubblico).

A diffondere la versione scandalistica di questa storia sono stati soprattutto siti di aggregazione di notizie, che raccolgono articoli da tutto il mondo spesso dando loro titoli ad effetto. Tra tutti il sito di gossip TMZ, che ha usato un titolo tutto in maiuscolo: “LA CONNESSIONE DELLA TRIBÙ A STARLINK CAUSA DIPENDENZA DAL PORNO”. Nicas ha spiegato che questo genere di testate può permettersi di travisare completamente il significato originale di un articolo perché includono un link al contenuto originale, e quindi «sono generalmente protette legalmente».

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È una dinamica diffusa da tempo, alla quale molti utenti sono ormai abituati. I Marubo, però, non erano pronti a una simile esperienza: «Queste dichiarazioni sono infondate, false e riflettono una corrente ideologica pregiudizievole che non rispetta la nostra autonomia e identità» ha detto Enoque Marubo (tutti i Marubo hanno lo stesso cognome). Anche Alfredo Marubo, tra le voci più preoccupate del reportage, ha preso le distanze da queste interpretazioni, che possono «danneggiare irreversibilmente l’immagine» della popolazione.

Enoque Marubo installa un’antenna satellitare Starlink a Manakieaway, un villaggio di Marubo (Victor Moriyama/The New York Times/Redux/Contrasto)

Enoque è un personaggio chiave di questa vicenda perché fu il primo a chiedere ufficialmente l’invio di apparecchi Starlink per la sua comunità, un anno fa, realizzando un video con un attivista brasiliano. Già nel 2022, l’allora presidente brasiliano Jair Bolsonaro incontrò Musk e annunciò di voler «connettere l’Amazzonia». Enoque e l’attivista Flora Dutra scrissero anche a più di cento membri del Congresso brasiliano per chiedere di ricevere l’accesso a internet, invano. Alla fine, a donare Starlink ai Marubo fu Allyson Reneau, imprenditrice e attivista statunitense, che accettò di acquistare venti antenne Starlink per un totale di circa 15mila dollari.

Sin da subito i capi dei villaggi Marubo si sono resi conto dell’impatto sociale del collegamento internet e hanno imposto dei limiti all’utilizzo del servizio: due ore la mattina, cinque ore di sera, tutto il giorno di domenica. Lo stesso Enoque ha ammesso che Starlink «ha cambiato la routine così tanto da essere dannoso», perché «nel villaggio, se non cacci, peschi o coltivi, non mangi». Quando lo scorso aprile circa duecento leader Marubo si riunirono per un incontro ufficiale, la connessione fu spenta per evitare che i partecipanti si distraessero.

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Quando il collegamento internet è disponibile, però, viene spesso usata in modo utile, per comunicare emergenze sanitarie e ambientali alle autorità attraverso WhatsApp, consentire agli insegnanti di fare lezioni a studenti in villaggi spesso distanti tra di loro, e mantenersi in contatto tra familiari e amici. I punti critici sottolineati dal pezzo originale di Nicas riguardavano aspetti del web noti ormai da tempo, come la quantità di tempo passato sui social network, su YouTube o WhatsApp, ma anche la diffusione di «truffe e disinformazione».

(Victor Moriyama/The New York Times/Redux/Contrasto)

A nove mesi dalla sua attivazione lungo il fiume Ituí, dove abitano i Marubo, il bilancio di Enoque è comunque più che positivo. Secondo lui, internet «ha già salvato molte vite» perché permette una gestione delle emergenze molto più veloce, ad esempio nel soccorrere le persone che sono state morse da serpenti velenosi. Prima di internet, i Marubo usavano i collegamenti radio e lo scambio di messaggi da villaggio a villaggio per raggiungere le autorità. Ora questo genere di comunicazione è istantaneo.

In generale, sono soprattutto i membri più anziani ad avere dubbi, anche perché temono che internet possa cancellare le secolari tradizioni della popolazione. Tsainama Marubo, di 73 anni, ha detto al New York Times che «i giovani sono diventati più pigri a causa di internet» e «stanno imparando le abitudini delle persone bianche». Nonostante queste accuse, anche lei concorda con l’utilità del servizio: «Per favore non portateci via internet».

Una foto di Marubo che trasportano un’antenna satellitare Starlink fermi per una pausa a mangiare della papaya (Victor Moriyama/The New York Times/Redux/Contrasto)

Alcuni membri del governo centrale e alcune agenzie non governative che agiscono nella zona hanno comunque criticato questo tipo di operazione, ritenuta frettolosa e superficiale. Popolazioni isolate e con tradizioni secolari vengono connesse online nel giro di poco tempo, senza ricevere alcun corso introduttivo sui rischi e i benefici della tecnologia. Nonostante queste critiche, alcuni attivisti stanno lavorando per portare Starlink presso gli Yanomami, la più grande tra le popolazioni isolate dell’Amazzonia.

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