È stato arrestato a Fiumicino Dmitry Chirakadze, un uomo russo accusato di aver coordinato la fuga dall’Italia di Artem Uss, nel 2023

Artem Uss, l'uomo d'affari russo
evaso dagli arresti domiciliari a Milano dove era in attesa di
estradizione negli Stati Uniti, 4 aprile 2023. (RIA Novosti/social Artyom Uss/via ANSA)
Artem Uss, l'uomo d'affari russo evaso dagli arresti domiciliari a Milano dove era in attesa di estradizione negli Stati Uniti, 4 aprile 2023. (RIA Novosti/social Artyom Uss/via ANSA)

È stato arrestato a Fiumicino Dmitry Chirakadze, un uomo russo di 54 anni accusato di aver coordinato nel 2023 il piano per l’evasione di Artem Uss insieme ad altri complici, di cui tre già detenuti in Italia. Le autorità hanno chiesto l’arresto per procurata evasione anche per la moglie di Uss, Maria Yagodina, che però al momento si trova in Russia.

Chirakadze è il fondatore del sito di informazione legale Pravo.ru, che tra le altre cose fornisce servizi digitali al sistema giudiziario russo. Secondo la procura di Milano, che sta seguendo il caso, Chirakadze ha organizzato l’evasione di Uss, facendo da mediatore tra la sua famiglia e gli uomini che materialmente hanno reso possibile la fuga.

Uss ha 42 anni ed è figlio di un leader politico molto vicino al presidente russo Vladimir Putin. È considerato un pericoloso trafficante d’armi e fu arrestato nell’ottobre del 2022: fu fermato all’aeroporto di Malpensa il mentre si stava imbarcando per Istanbul, sulla base di un mandato di arresto internazionale emesso dalle autorità giudiziarie di New York. Dopo l’arresto venne messo agli arresti domiciliari nella sua casa di Basiglio, poco fuori Milano. Da lì il 22 marzo riuscì a fuggire poco prima di essere estradato verso gli Stati Uniti, tagliando il braccialetto elettronico di sorveglianza. Ricomparse pochi giorni dopo in Russia, in circostanze non del tutto chiare.

Nei mesi successivi la fuga di Uss generò un lungo dibattito sulle possibili negligenze dei magistrati italiani che avevano seguito il caso. Ad aprile del 2023 il ministro della Giustizia Carlo Nordio avviò un procedimento disciplinare contro i tre giudici della Corte d’Appello di Milano che avevano disposto gli arresti domiciliari, che non avrebbero valutato in maniera adeguata una serie di elementi indicati dalla procura in un parere contrario alla misura cautelare.