Il leader di Reform UK Nigel Farage in posa con un milkshake dopo che glien'è stato tirato addosso uno da una contestatrice (Carl Court/Getty Images)

A che gioco sta giocando Nigel Farage?

Alla fine si è candidato alle elezioni parlamentari britanniche: rischia di complicare ulteriormente le cose ai Conservatori, che dice di voler «scalare dall'esterno»

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Quando il primo ministro britannico Rishi Sunak ha indetto nuove elezioni parlamentari per il 4 luglio, quasi tutti i leader politici britannici più noti hanno annunciato che si sarebbero candidati o ricandidati per un seggio in parlamento. Quasi tutti, appunto. Nigel Farage, uno dei politici più influenti nella destra britannica, nonché propalatore seriale di notizie false e dichiarazioni razziste, aveva inizialmente spiegato di voler rinunciare perché i tempi erano stretti e la sua priorità era aiutare Donald Trump, di cui è amico e sostenitore, a tornare presidente degli Stati Uniti. «Mi resta una sola carta da giocare in politica, e questo non è il momento», aveva detto in un video su X. Poi ha cambiato idea.

Una decina di giorni dopo infatti Farage ha assunto la leadership di Reform UK, il partito di destra populista di cui fino a quel momento era stato presidente onorario, e si è candidato ufficialmente per un seggio. Nei successivi dieci giorni di campagna elettorale ha portato Reform UK a un solo punto percentuale sotto ai Conservatori di Sunak, nei sondaggi.

Esiste una possibilità concreta insomma che Reform UK ottenga più voti dei Conservatori, a prescindere poi dall’assegnazione dei seggi (ci arriviamo): per il partito di Sunak, che ha 190 anni di storia e ha governato negli ultimi 14 anni, venire superato nel voto popolare da un partito nato pochi anni fa e senza fondi paragonabili equivarrebbe a un disastro politico senza precedenti. In realtà sembra che il piano di Farage sia ancora più articolato, anche se dalle conseguenze politiche ancora piuttosto imprevedibili.

Nigel Farage durante un comizio a Clacton-on-Sea, in Essex (Epa/Tolga Akmen)

Per spiegare il piano di Farage i giornali e i commentatori – oltre a Farage stesso – citano il cosiddetto “scenario canadese”. Se ne parla almeno da quando, a gennaio, il quotidiano conservatore Telegraph aveva diffuso un sondaggio particolarmente negativo per il Partito conservatore, che prefigurava quasi un dimezzamento dei suoi seggi in parlamento.

Il precedente canadese è evocativo anche perché i nomi dei partiti sono molto simili a quelli britannici. Alle elezioni parlamentari canadesi del 1993 il partito di centrodestra che era al governo da una decina di anni, i Conservatori Progressisti, andò malissimo, conservando solo 2 seggi. Si era infatti verificato un travaso di consensi verso i populisti di Reform, che passarono dal 2 per cento a diventare il secondo partito più votato. In seguito i due partiti si sono fusi, riuscendo poi a tornare al governo nel 2006.

Farage dice di voler fare esattamente la stessa cosa e nelle interviste parla apertamente di reverse takeover, che si potrebbe tradurre come “scalata dall’esterno”. In sintesi: Farage vorrebbe prendere più seggi dei Conservatori in modo che diventino talmente deboli da poterli “assorbire” dentro Reform UK, o quantomeno costringerli a un’alleanza strutturale molto spostata a destra.

I leader dei Conservatori temono molto un eventuale sorpasso e stanno facendo campagna anche contro Reform UK. Martedì, mentre presentava il programma elettorale, Sunak ha chiesto esplicitamente di non votare per il partito di Farage per non favorire i Laburisti o meglio, come sostiene una serie di spot sui social del partito, per non consegnare loro «la più grande maggioranza di sempre». Il sistema elettorale britannico, infatti, prevede collegi uninominali: in ognuno dei 650 collegi viene eletto solo il candidato o la candidata che ottiene più voti degli avversari.

Questo, negli anni, ha significato che anche partiti votati da centinaia di migliaia di persone – come i Verdi o l’UKIP, il precedente partito di destra populista di Farage – non abbiano quasi mai avuto una rappresentanza parlamentare: risultare il partito più votato anche solo in un collegio comporta mobilitare risorse ed energie che possono permettersi soltanto i partiti più grandi e organizzati, come i Conservatori, i Laburisti o i Liberal-Democratici. Al contempo però la concorrenza di un partito come Reform UK, che a livello nazionale è dato al 17 per cento dei consensi, può sottrarre voti ai Conservatori e risultare così decisivo per la loro sconfitta in alcuni collegi.

Può sembrare controintuitivo che un leader di estrema destra si impegni per far perdere la destra alle elezioni parlamentari: ma nelle intenzioni di Farage un’eventuale pesante sconfitta dei Conservatori fa parte del suo piano. Che però fino a qualche anno fa sembrava impensabile.

Farage ha iniziato la sua carriera politica proprio coi Conservatori, di cui fu un attivista fino al 1992, quando uscì dal partito in polemica sulla ratifica del Trattato di Maastricht (il trattato fondante dell’Unione Europea). Poco dopo entrò in quello che nel 1993 avrebbe assunto il nome di Partito per l’Indipendenza del Regno Unito (UKIP), che aveva come principale obiettivo politico l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, impadronendosene in pochi anni.

Dal 1994 in poi Farage si è candidato 7 volte con lo UKIP al parlamento britannico. Non è mai stato eletto, anche se nel 2015 ci è andato vicino. L’establishment del Partito conservatore lo ha a lungo considerato una macchietta, tuttalpiù un personaggio folcloristico: un tizio spesso molto abbronzato e molto sopra le righe, che non aveva mai ricoperto alcun incarico politico di rilievo.

Lo ha dovuto prendere sul serio dopo la vittoria dello UKIP alle elezioni europee del 2014, che indusse l’allora primo ministro David Cameron a convocare il referendum su Brexit. Nel 2016 Farage fu uno dei protagonisti della campagna per uscire dall’Unione Europea, una battaglia storica dello UKIP, anche se venne escluso dal comitato elettorale che si occupò direttamente della campagna per uscire dall’Unione. Del comitato facevano invece parte Dominic Cummings e Boris Johnson, figure che appartenevano all’ala destra dei Conservatori e che di lì a poco sarebbero arrivate al potere.

Nonostante il successo politico di Brexit, Farage non ha mai ottenuto incarichi di governo o ruoli di spicco nella politica britannica. È stato invece eurodeputato per cinque mandati consecutivi a partire dal 1999, perché alle elezioni europee nel Regno Unito era in vigore una legge elettorale proporzionale, che quindi assegnava i seggi a ogni singolo partito sulla base dei voti ricevuti a livello nazionale (il Regno Unito è uscito dall’Unione Europea a inizio 2020, quando sono decaduti anche i suoi europarlamentari. Tra cui Farage, che festeggiò nell’aula di Bruxelles).

Farage celebra l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea sventolando una bandierina britannica, il 29 gennaio 2020 (AP Photo/Virginia Mayo)

A Bruxelles Farage era noto soprattutto come un buffo personaggio che ormai faceva parte del panorama del parlamento. Per anni ha alimentato la voce (mai verificata) che al Parlamento Europeo gli fosse stato assegnato l’ufficio 007, cercando di accreditarsi come una specie di James Bond. In più di vent’anni da parlamentare europeo non si è mai distinto per il lavoro legislativo, anzi: nel suo ultimo mandato era tra i parlamentari più assenteisti e, anche in precedenza, il suo partito era tra quelli che avevano saltato più votazioni. In compenso nel suo ufficio aveva un armadietto pieno di alcolici che offriva a chi capitava nei paraggi.

Dopo il referendum su Brexit Farage lasciò lo UKIP per alcune tensioni interne, e fondò il Brexit Party, con cui nel 2019 stravinse le elezioni europee. Dopo quella vittoria in realtà si allontanò dalla politica, almeno per un po’.

Tra 2017 e 2020 ha condotto una trasmissione sulla radio LBC. Nel 2021 ha abbandonato il Brexit Party per diventare il più noto presentatore di GB News, una specie di Fox News britannica, per cui ha intervistato più volte Trump. Da inviato di GB News poi Farage ha seguito la convention del Partito conservatore a Manchester, lo scorso ottobre. Nonostante fosse lì formalmente come giornalista, Farage è stato acclamato dai militanti dei Conservatori. Circolò molto un video in cui lo si vedeva ballare insieme a Priti Patel, ministra dell’Interno del governo di Johnson ed esponente dell’ala destra del partito.

Quel ballo fu considerato il primo segnale di un riavvicinamento. Del resto dal 1992 a oggi il Partito conservatore si è molto spostato verso destra anche per via di una intensa campagna per uscire dall’Unione Europea, di cui Farage è stato uno dei promotori più convinti. Il referendum del 2016 fu una brutta sconfitta per l’ala moderata dei Conservatori, rappresentata dall’allora primo ministro David Cameron, e invece una vittoria per l’ala destra del partito, che da allora è diventata sostanzialmente egemone.

Alcune delle posizioni di Farage trovano già una certa condivisione all’interno del Partito conservatore. In particolare la proposta di ritirare il Regno Unito dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per facilitare il trasferimento dei richiedenti asilo in Ruanda.

L’ex ministra dell’Interno Suella Braverman ha sostenuto in un’intervista al Times che «non c’è molta differenza» tra le idee di Farage e quelle dei Conservatori: «Non dovremmo essere divisi su questo lato dello spettro politico». A dicembre era stato Sunak a dire metaforicamente che il suo partito era una «grande chiesa» e che quindi avrebbe riaccolto Farage. Lui ha sempre declinato, invitando invece Braverman a passare con Reform UK.

– Leggi anche: Hanno tirato un milkshake contro Nigel Farage, di nuovo

Fino a pochi mesi fa Farage ha continuato a coltivare soprattutto la sua immagine di personaggio pubblico, conduttore e intrattenitore. In autunno ha partecipato a un reality show televisivo chiamato I’m a Celebrity… Get Me Out of Here!, un format simile all’Isola dei Famosi italiana. Durante le riprese, Farage si è sottoposto a varie “prove di coraggio”, in cambio di un compenso che si dice sia stato di poco inferiore ai due milioni di euro. È arrivato terzo.

Secondo alcuni commentatori la partecipazione al reality era un modo per far parlare di sé per tornare stabilmente in politica, cosa che effettivamente Farage ha fatto. Nei giorni scorsi ha deciso di candidarsi nel collegio di Clacton, in Essex, a nord-est di Londra. Proprio qui nel 2015 lo UKIP vinse il suo unico seggio mai ottenuto alle elezioni politiche, riuscendo a fare eleggere alla Camera l’ex manager Douglas Carswell.

Si era speculato su una possibile candidatura di Farage già a fine maggio, quando aveva tenuto una conferenza stampa a Dover, una città sul canale della Manica. In quell’occasione Farage era stato molto criticato per aver paragonato gli sbarchi di persone migranti a «un D-Day al contrario e a rallentatore» (D-Day è come nei paesi anglosassoni viene ricordato lo sbarco in Normandia del 6 giugno 1944). Su X ne ha parlato in termini di «invasione», anche se il numero di ingressi irregolari nel paese è in linea con quello degli anni scorsi, nonché parte di un flusso assai facile da gestire per uno dei paesi più ricchi e popolosi dell’Europa occidentale.

Farage beve una birra in un pub di Clacton all’evento di lancio della sua campagna (Epa/Tolga Akmen)

Nella campagna elettorale appena cominciata Farage sta puntando molto sul tema dell’immigrazione, che dice di voler azzerare, qualunque cosa significhi. In generale, ha ripreso toni populisti e ha più volte definito la sua campagna una «rivolta politica». Nel frattempo della sua campagna elettorale si sta parlando soprattutto perché alcuni suoi oppositori politici hanno ripreso a tirargli addosso dei milkshake, come già era avvenuto durante la campagna elettorale per le elezioni europee del 2019.

L’obiettivo dichiarato di Reform UK ancora prima del ritorno di Farage era già quello di «polverizzare» il Partito conservatore: ora Farage lo ha reso ancora più esplicito. Reform UK non ripeterà il favore fatto a Boris Johnson alle elezioni parlamentari del 2019, quando rinunciò a presentare candidati nei collegi dove il deputato uscente era dei Conservatori.

Secondo alcuni sondaggi, il partito di Farage sembra andare molto bene nelle categorie demografiche che tradizionalmente costituiscono il bacino elettorale dei Conservatori. Li ha superati, in particolare, tra i maschi con più di 55 anni d’età. «La lezione del 1993 è che lo scenario peggiore può sempre avvenire», ha detto al Guardian l’analista politico canadese Éric Grenier.

All’ottavo tentativo, e a 60 anni, Farage ha probabilmente la migliore possibilità di sempre di entrare in parlamento. Sui social il suo staff alterna i video degli interventi televisivi alle foto in cui Farage viene spesso ritratto con una birra in mano. Tempo fa, alcuni suoi ex collaboratori hanno raccontato che in privato lui preferisce il vino: la pinta è un modo, un po’ come gli abiti desueti, per ammiccare all’identità di un “popolo” che preferisce la birra da contrapporre a una presunta “élite” che invece preferirebbe il vino, esattamente come lui.

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