I migranti rimasti bloccati nella zona cuscinetto dell’ONU a Cipro
Non li vuole né il governo di Cipro Nord, che minaccia di espellerli, né il governo di Cipro Sud, paese dell'Unione Europea che teme di creare un precedente
Da due settimane 31 persone migranti sono bloccate nella “zona cuscinetto” delle Nazioni Unite che divide la parte meridionale dell’isola di Cipro da quella settentrionale, dove si trova lo stato autoproclamato di Cipro Nord, riconosciuto come tale solo dalla Turchia: 13 persone provengono dalla Siria, le restanti da altri paesi del mondo. Hanno provato a entrare nella Repubblica di Cipro, stato membro dell’Unione Europea che si trova nella parte sud dell’isola, passando da Cipro Nord. Al momento però nessuno dei due governi vuole accettare queste persone, facendo intendere che provvederà ad espellerli indipendentemente dal loro paese di provenienza.
Martedì la Commissione europea ha detto che Cipro Sud è obbligato ad accoglierli in quanto stato membro dell’Unione, ma il governo locale dice di non essere d’accordo.
L’isola di Cipro si trova nel mar Mediterraneo sotto la Turchia, davanti alla Siria e al Libano e da tempo accoglie migliaia di richiedenti asilo, con numeri in costante aumento. Da qualche mese il governo di centrodestra che amministra la parte meridionale dell’isola sta cercando di contenere l’immigrazione con metodi che sono stati criticati dalle istituzioni europee, ed è diventato più intransigente nei confronti di coloro che arrivano a Cipro Sud passando da Cipro Nord.
L’isola di Cipro è uno stato indipendente dal 1960 ma è divisa in due dal 1974, quando il governo turco la invase per sostenere la popolazione turco-cipriota che al tempo era discriminata dalla maggioranza della popolazione greco-cipriota. L’invasione avvenne quando il regime militare che aveva preso il potere in Grecia (la cosiddetta “dittatura dei colonnelli”) organizzò un colpo di stato sull’isola con l’aiuto di gruppi nazionalisti locali per provare ad annettere Cipro alla Grecia: in pochi giorni l’esercito turco arrivò a Cipro e ne occupò una parte. La divisione divenne ufficiale nel 1983, quando Cipro Nord si dichiarò indipendente in maniera unilaterale proclamando la Repubblica Turca di Cipro Nord.
Oggi l’isola è ancora nella stessa situazione, con profonde differenze economiche fra la parte sud, riconosciuta dalla comunità internazionale e stato membro dell’Unione Europea, e la parte nord, che dipende completamente dalla Turchia. Una zona cuscinetto delle Nazioni Unite divide il paese a metà e si estende per circa 180 chilometri, passando anche per la capitale Nicosia.
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Mercoledì l’UNHCR, l’Agenzia ONU per i rifugiati, ha detto di essere preoccupata per le condizioni fisiche e mentali dei richiedenti asilo, nonostante stiano ricevendo acqua, cibo e beni di prima necessità. L’Agenzia ha anche detto che cinque di loro sono usciti dalla zona cuscinetto e si sono presentati al Centro di accoglienza di Pournara, nella parte sud di Cipro, per presentare una richiesta d’asilo, ma sono stati riportati immediatamente indietro.
Se entrassero a Cipro Sud verrebbero molto probabilmente espulsi, dato che il governo attuale considera un reato varcare il confine con Cipro Nord senza i documenti necessari (e i richiedenti asilo, appunto, sono arrivati da Cipro Nord): il presidente cipriota Nikos Christodoulides ha già detto che farli entrare costituirebbe per il paese un precedente pericoloso e creerebbe «una nuova rotta per la migrazione illegale» che già il governo ha difficoltà a gestire. Se tornassero indietro invece verrebbero espulsi dall’amministrazione locale di Cipro Nord, che non offre asilo anche a coloro che ne avrebbero diritto: non ha una legislazione al riguardo e sostiene di non dover garantire loro protezione sulla base dei trattati internazionali delle Nazioni Unite perché non ne fa parte, non essendo riconosciuto in quanto stato.
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Prima di oggi era capitato molto raramente che persone migranti rimanessero bloccate al confine fra Cipro Nord e la parte meridionale dell’isola. Questo incremento sarebbe da attribuire al fatto che il Libano, da cui parte la maggior parte dei migranti, avrebbe reso più difficile le partenze per Cipro nell’ultimo mese. Durante una visita a Cipro a inizio maggio la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen aveva annunciato che l’Unione avrebbe fornito al Libano aiuti per un miliardo di euro, in cui sarebbero stati inclusi dei fondi per gestire i flussi migratori: in pratica questi fondi dovrebbero essere usati dal Libano per frenare le partenze di migranti dalle loro coste, impedendo che raggiungano Cipro e quindi l’Unione Europea.
La visita di von der Leyen è arrivata un mese dopo la decisione del governo di Cipro Sud di smettere di esaminare le richieste d’asilo delle persone provenienti dalla Siria, perché non avrebbe la capacità di gestirle. Ha detto che si tratta di una sospensione temporanea, in attesa che l’Unione Europea definisca alcune aree della Siria come “sicure”, in modo da consentire il rimpatrio di alcuni migranti. Definire quelle aree sicure significa dichiararle libere da guerre e conflitti armati, in un paese, la Siria, in cui è in corso una guerra civile da ormai tredici anni. Oggi la Siria è un paese profondamente in crisi e diviso in zone che sono praticamente mondi a sé, con vari gradi di instabilità e violenze.