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  • Giovedì 13 giugno 2024

Al G7 in Puglia è stato raggiunto un accordo sul nuovo prestito all’Ucraina

Varrà più di 50 miliardi di euro, e sarà finanziato usando come garanzia gli interessi dei beni russi "congelati"

La presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni e sullo sfondo il presidente degli Stati Uniti Joe Biden 
(ANSA/Palazzo Chigi)
La presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni e sullo sfondo il presidente degli Stati Uniti Joe Biden (ANSA/Palazzo Chigi)
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Oggi in Puglia è iniziato il G7, la riunione dei capi di Stato e di governo delle sette più influenti democrazie del mondo.

Durante l’incontro è stato formalizzato un accordo su cui negli ultimi giorni era già stata raggiunta un’intesa di principio: prevede la concessione di un grosso prestito da più di 50 miliardi di euro all’Ucraina, che servirà a finanziare la resistenza militare e la ricostruzione delle infrastrutture energetiche del paese, che da più di due anni combatte contro l’invasione dell’esercito russo. L’accordo era atteso, e sostenuto soprattutto dagli Stati Uniti: è stato raggiunto dai cosiddetti “sherpa”, i consiglieri diplomatici dei vari paesi che lavorano alla preparazione degli incontri istituzionali.

È un prestito eccezionale, di cui si discute da mesi: 50 miliardi saranno prestati dagli Stati Uniti, 5 miliardi dal Canada e 2 dal Giappone, mentre la cifra stanziata dai paesi dell’Unione Europea verrà definita nel prossimo Consiglio Europeo. Il prestito verrà finanziato usando in modo indiretto i beni “congelati” alla Russia in conseguenza delle sanzioni internazionali imposte dopo l’invasione dell’Ucraina.

Sono in tutto 210 miliardi di euro sequestrati alla Banca centrale russa (cioè soldi che la Banca aveva in deposito in istituti di credito europei) e circa 25 miliardi di fondi privati, conti correnti o altri depositi di oligarchi, imprenditori e funzionari statali legati al presidente russo Vladimir Putin. Inizialmente si era ipotizzato di usare direttamente quei beni per finanziare l’Ucraina, ma secondo la legge i beni sequestrati continuano a essere formalmente di proprietà del loro detentore, e dunque l’istituzione che li sequestra può al massimo bloccarli, “congelarli” appunto, ma non utilizzarli in altro modo.

È stato quindi deciso di effettuare il prestito da 50 miliardi all’Ucraina, usando come garanzia gli interessi maturati sui profitti degli asset della Banca centrale russa congelati. Non si conoscono ancora i dettagli tecnici dell’accordo, ma dovrebbe funzionare più o meno così: la restituzione dovrà avvenire nel corso di dieci o dodici anni, e nel caso l’Ucraina non ripagasse il prestito i paesi finanziatori potranno rivalersi proprio sugli interessi generati dai beni russi.

L’accordo è stato raggiunto anche grazie al fatto che il Belgio ha infine deciso di non opporsi, come aveva invece fatto intendere inizialmente. Il motivo dell’opposizione belga è che la quasi totalità di beni russi congelati è depositata presso una società finanziaria in Belgio, Euroclear (il resto perlopiù è in Francia e Germania); il Belgio tassa i profitti che quei beni congelati producono (come tutti i depositi), e ne ricava più di un miliardo e mezzo che può utilizzare per il suo bilancio statale, dunque temeva che usarli come garanzia per il prestito potesse andare a proprio svantaggio.

– Leggi anche: Al G7 si parlerà soprattutto di come finanziare un nuovo prestito per l’Ucraina