La Corte di Giustizia dell’UE ha condannato l’Ungheria a pagare oltre 200 milioni di euro per non aver rispettato una sentenza sui migranti

Edifici della Corte di Giustizia dell'Unione europea a Kirchberg, in Lussemburgo (Cédric Puisney/Wikimedia Commons)
Edifici della Corte di Giustizia dell'Unione europea a Kirchberg, in Lussemburgo (Cédric Puisney/Wikimedia Commons)

Giovedì la Corte di Giustizia dell’Unione Europea (ECJ), il tribunale dell’Unione che si occupa del rispetto delle norme e dei trattati europei, ha condannato l’Ungheria a pagare una multa di 200 milioni di euro per non aver rispettato una sua sentenza del 2020 che riguardava il mancato rispetto delle norme europee sul diritto di asilo da parte delle autorità ungheresi. La multa aumenterà di un milione di euro per ogni giorno di mancato rispetto della sentenza del 2020 da parte dell’Ungheria, a partire dal 13 giugno 2024, data in cui è stata emessa la nuova sentenza. La Corte ha definito quella dell’Ungheria una «violazione inedita ed eccezionalmente grave del diritto dell’Unione».

La sentenza del 2020 riguardava una legge adottata dal governo ungherese nel 2015, quando centinaia di migliaia di migranti cercarono di arrivare in Europa occidentale percorrendo la cosiddetta “rotta balcanica”. Ai tempi il governo ungherese aveva istituito delle “zone di transito” al confine con la Serbia in cui ospitare i migranti, valutare le loro richieste di asilo ed effettuare i respingimenti verso la Serbia. La Corte però ha giudicato che pochissimi migranti riuscirono effettivamente a chiedere asilo,  che i centri costruiti nelle “zone di transito” assomigliavano molto a delle prigioni, e che in certi casi alcuni richiedenti asilo erano stati respinti in maniera sommaria dal territorio ungherese, circostanza esplicitamente vietata dai trattati europei.

Ancora oggi in Ungheria le persone possono presentare richiesta di asilo solo al di fuori dei confini ungheresi, nelle ambasciate nella vicina Serbia o in Ucraina e coloro che tentano di attraversare il confine vengono sistematicamente respinti.

Su Facebook il primo ministro ungherese Viktor Orbán, che governa il paese in maniera semiautoritaria dal 2010, ha definito la multa come «oltraggiosa e inaccettabile» ed è poco probabile che l’Ungheria finisca per pagarla: la decisione della Corte in teoria è vincolante, ma non esiste un organo che possa obbligare il paese a rispettarla e l’Ungheria è nota per non rispettare le decisioni dell’Unione Europea, che la sta sanzionando pesantemente da anni per molte altre questioni.