Il crollo di Olaf Scholz
Alle elezioni europee in Germania i partiti di governo sono andati malissimo, in particolare i Socialdemocratici del cancelliere: colpa di molte crisi affrontate male, e di un ben noto problema di immagine
Prima ancora che una vittoria per il centrodestra e la destra estrema, le elezioni europee in Germania sono state un disastro per le forze di governo, e soprattutto per il cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz, che ha subìto una delle sconfitte più gravi della storia recente pur essendosi impegnato in prima persona nella campagna elettorale. Attualmente, almeno secondo i risultati delle elezioni, Scholz guida un governo che gode del consenso di meno di un terzo della popolazione, e lui stesso è uno dei cancellieri più impopolari di sempre. Per come è fatto il sistema tedesco, tuttavia, difficilmente ci sarà un cambio di governo, o elezioni anticipate.
Le elezioni europee in Germania sono state vinte dalla CDU, il partito di centrodestra che fu di Angela Merkel, con il 30 per cento dei voti. Il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) è arrivato secondo con il 15,9 per cento dei voti, risultato sorprendente se si pensa che il partito in questi mesi è stato colpito da scandali di infiltrazioni straniere e di apologia del nazismo, al punto che AfD era stato espulso dal più estremista dei gruppi parlamentari europei.
Dietro ci sono i partiti di governo: l’SPD del cancelliere Scholz ha preso appena il 13,9 per cento (contro il 25,7 per cento delle politiche del 2021), i Verdi sono crollati all’11,9 e i Liberali dell’FDP, la terza forza di governo, hanno preso il 5,2 per cento. Tutti assieme fanno il 31 per cento, circa quello che ha preso la CDU da sola. Dopo il voto, una rappresentante dell’SPD ha definito la sconfitta «amara».
Il risultato del voto è stato fedele ai sondaggi, e rispecchia una situazione che esiste da molto tempo: il governo di Olaf Scholz, sostenuto da una coalizione tra SPD, Verdi e Liberali, è profondamente impopolare. Le ragioni di questa impopolarità dipendono da molti fattori, che in parte riguardano lo stile di governo di Scholz, in parte la composizione della sua coalizione e in parte la situazione generale dell’economia e della politica tedesca.
Anzitutto bisogna ricordare che il governo di Olaf Scholz si è trovato ad affrontare una serie di enormi problemi concatenati l’uno all’altro come pochi altri esecutivi tedeschi prima del suo. In pochi anni:
• è crollata la storica politica energetica tedesca, architettata tra gli altri da Angela Merkel, che dipendeva dall’acquisto di gas a buon prezzo dalla Russia;
• anche a causa della crisi energetica, e più in generale di una crisi di lungo termine del modello produttivo tedesco, l’economia della Germania ha praticamente smesso di crescere, al punto che il ministro dell’Economia ha parlato di una situazione «drammaticamente brutta»;
• l’inflazione è tornata alta nel mondo occidentale dopo decenni in cui i prezzi erano rimasti stabili, provocando grossi sconvolgimenti economici;
• per la prima volta dal dopoguerra in Germania è emerso un forte partito di estrema destra, AfD, che ha messo in crisi il sistema istituzionale tedesco.
Questo elenco incompleto mostra che negli ultimi anni la Germania si è trovata davanti a numerose crisi, alcune simili a quelle dei paesi vicini (tutti hanno dovuto subire l’inflazione), altre legate più nello specifico a difficoltà di lungo termine della Germania. Il problema è che il governo Scholz è particolarmente inadatto ad affrontarle.
Anzitutto per la sua composizione. In Germania, a causa dell’architettura del sistema politico, nascono abbastanza spesso governi di coalizione, ma di solito si tratta di coalizioni formate da due partiti, che riescono in qualche modo a mettersi d’accordo sulle questioni più importanti. La coalizione di Scholz è formata invece da tre partiti, tutti piuttosto litigiosi. I disaccordi si sono visti soprattutto nella gestione dell’economia: SPD e Verdi, partiti che propendono a sinistra, vorrebbero rafforzare lo stato sociale e rilanciare l’economia aumentando la spesa pubblica e gli investimenti, e favorendo la transizione ecologica. Ogni loro misura è però contrastata dai Liberali, contrari a ogni forma di aumento della spesa pubblica e rigidamente opposti a intaccare anche di poco il pareggio di bilancio tedesco.
Questi contrasti hanno di fatto paralizzato alcune importanti iniziative del governo sulla transizione ecologica, reso complicato accordarsi su dove e come spendere i (pochi) soldi a disposizione e in generale reso l’operato del governo caotico e inefficiente agli occhi degli elettori.
A complicare ulteriormente le cose c’è la figura stessa del cancelliere, Olaf Scholz. Buona parte degli analisti (oltre che la gran maggioranza degli elettori) ritiene Scholz un leader non all’altezza della situazione. Questo dipende in parte dal suo stile di leadership, che è collegiale, cauto e poco deciso, probabilmente inadatto a gestire una coalizione litigiosa.
Secondo molti inoltre Scholz ha un problema di comunicazione: il cancelliere è un politico poco carismatico e un oratore non molto dotato, che molto spesso manda avanti portavoce e rappresentanti del governo a parlare con l’elettorato, e la cui figura pubblica è spesso oscurata da altri membri più estrosi della coalizione di governo, come la ministra degli Esteri Annalena Baerbock o il ministro della Difesa Boris Pistorius.
In questo modo ai problemi economici e sociali si sono aggiunti i problemi di immagine: Scholz è ritenuto capo di una coalizione litigiosa e inefficiente, e lui stesso è considerato un leader inefficace.
Nonostante la crisi, tuttavia, difficilmente in Germania ci sarà un cambio di governo, o elezioni anticipate. Lo ha fatto sapere lo stesso Scholz, che tramite un portavoce ha negato la possibilità di nuove elezioni. Questo dipende anche dal sistema istituzionale tedesco, che dopo la Seconda guerra mondiale fu studiato per garantire la stabilità dei governi: è particolarmente difficile per l’opposizione ottenere un voto di sfiducia in Parlamento, e anche in caso di caduta del governo il presidente della Repubblica, come in Italia, ha la facoltà di nominarne uno nuovo. Le prossime elezioni in Germania sono previste per il 2025.