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  • Mercoledì 12 giugno 2024

Macron dice che non si dimetterà anche se l’estrema destra vincesse le elezioni

Il presidente francese ha definito «assurda» la possibilità che lasci il suo incarico, nel caso in cui le elezioni legislative confermassero i risultati delle europee

Macron parla da un palco con sfondo bianco davanti a dei giornalisti in controluce
Il presidente francese Emmanuel Macron durante la prima conferenza stampa dopo aver annunciato le elezioni anticipate, il 12 giugno 2024 (AP Photo/Michel Euler)

Mercoledì il presidente francese Emmanuel Macron ha tenuto una conferenza stampa in cui ha spiegato meglio il motivo per cui ha deciso di convocare elezioni legislative anticipate, fissate per il 30 giugno e il 7 luglio, dopo le elezioni europee in cui il partito di estrema destra Rassemblement National (RN) ha preso il 31,4 per cento dei voti, più del doppio del suo partito Renaissance. Macron ha però anche definito «assurda» la possibilità di dimettersi dalla sua carica di presidente della Francia nel caso in cui le elezioni legislative confermassero il risultato delle europee. Rispondendo a uno dei giornalisti ha detto che quella delle sue eventuali dimissioni era una «bufala che non è mai esistita».

Se Rassemblement National riuscisse a ottenere abbastanza voti da formare una maggioranza all’Assemblea Nazionale, anche alleandosi con partiti più piccoli, potrà scegliere il nuovo primo ministro e formare un governo di destra, mentre Macron è ancora in carica: con tutta probabilità il primo ministro eletto sarebbe Jordan Bardella, il presidente del partito di 28 anni che per ora è stato rieletto europarlamentare.

In questo caso, si verificherebbe quella che nella politica francese è definita “cohabitation” (coabitazione), ossia un momento in cui il presidente della nazione e il governo fanno parte di fazioni politiche diverse. Nella storia francese, le coabitazioni tendono a non portare a una situazione di stallo politico, cosa che invece spesso avviene negli Stati Uniti quando ad esempio c’è un presidente Democratico ma un parlamento a guida Repubblicana. In Francia infatti di solito il presidente si occupa più di politica estera, mentre il governo di politica interna.

Governare il paese in una situazione di coabitazione è comunque difficile e richiede una buona dose di collaborazione fra le diverse parti politiche: essendo la Francia una repubblica semi-presidenziale, il presidente ha infatti un ruolo particolarmente attivo nel processo legislativo. Anche per questo motivo un governo guidato da un partito come il Rassemblement National, di estrema destra e fermamente contrario all’operato di Macron, potrebbe creare più problemi del solito: nei suoi anni da presidente Macron ha avuto un ruolo molto attivo nella linea politica dei governi del suo partito e questa cosa non potrebbe più accadere.

Sarebbe la quarta coabitazione dall’inizio della Quinta Repubblica francese, ossia dal 1958: la prima si verificò fra il 1986 e il 1988 quando il presidente della Repubblica era il socialista François Mitterrand ma il governo era guidato dal primo ministro di centrodestra Jacques Chirac, che al tempo faceva parte del partito Raggruppamento per la Repubblica. Una coabitazione durante la presidenza Mitterrand si verificò nuovamente dal 1993 al 1995, sempre con un primo ministro che faceva parte del Raggruppamento. L’ultima volta che c’è stata una situazione di coabitazione è stato dal 1997 al 2002, quando Jacques Chirac, che era a quel punto diventato presidente della Repubblica, governò insieme a una maggioranza parlamentare di sinistra, dopo la vittoria della coalizione Sinistra Unita a cui faceva capo il Partito Socialista, che espresse il primo ministro. 

– Leggi anche: Il caos della politica francese, spiegato

La possibilità che si crei una situazione di coabitazione dopo le prossime elezioni legislative però dipende dalle alleanze che Rassemblement National riuscirà a stringere. Per ora è stata esclusa quella con Reconquête!, il partito ancora più di estrema destra dell’intellettuale e politico Éric Zemmour, mentre è in bilico quella con il partito di centrodestra dei Repubblicani: il suo presidente Éric Ciotti l’ha proposta a Marine Le Pen e Jordan Bardella, entrambi leader di RN, che hanno accettato, ma la grande parte dei dirigenti e dei militanti dei Repubblicani si è opposta e ha chiesto le dimissioni di Ciotti, accusandolo di aver proposto quest’alleanza senza consultarli.

Nel caso in cui il Rassemblement National non riuscisse a creare una maggioranza, il partito di Macron potrebbe cercare di ricostruire un governo alleandosi con il centrodestra, ma non è chiaro se otterrà abbastanza voti per farlo.