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  • Mercoledì 12 giugno 2024

I libri italiani sono tradotti all’estero anche grazie ai soldi pubblici

Tre ministeri diversi sostengono con fondi appositi la diffusione di narrativa e saggistica italiana in altre lingue, e negli ultimi anni le richieste sono aumentate

Copertine di libri italiani nelle edizioni straniere
Libri italiani tradotti in varie lingue straniere
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Rispetto all’inizio degli anni Duemila il numero di libri stranieri tradotti in Italia è quasi raddoppiato. Nello stesso periodo il numero di libri italiani tradotti all’estero, che in termini assoluti sono sempre stati meno, è più o meno quadruplicato, secondo i dati più aggiornati dell’Associazione Italiana Editori (AIE). In numeri assoluti si parla di quasi 8mila libri, meno di un decimo di tutti quelli pubblicati in un anno, ma l’aumento delle traduzioni è comunque un dato positivo, sia per le ripercussioni economiche per scrittori e case editrici che ne gestiscono i diritti d’autore, sia per la produzione culturale italiana contemporanea, che attraverso le traduzioni può ottenere maggiore visibilità.

Le ragioni di questa crescita sono più di una e c’entra probabilmente il grande successo ottenuto dalla quadrilogia dell’Amica geniale di Elena Ferrante negli Stati Uniti, il mercato editoriale più ricco e influente. Ma un altro fattore che può aver avuto un ruolo è l’aumento dei contributi per la traduzione dei libri italiani messi a disposizione ogni anno dallo stato, attraverso diversi ministeri. Ultimamente sono aumentati, sia per venire incontro a maggiori richieste, sia per favorire l’editoria nazionale in vista della prossima Fiera del libro di Francoforte, la più importante al mondo: nell’edizione del 2024, a ottobre, l’Italia sarà il paese ospite, e per questo godrà di una maggiore visibilità.

I contributi pubblici per le traduzioni sono erogati da tre enti diversi, con diverse disponibilità e modi di lavorare. Sono il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale (MAECI), che sostiene le traduzioni dal 1990, il Centro per il libro e la lettura (CEPELL), che è un istituto legato al ministero della Cultura e ha cominciato a finanziare le traduzioni solo dal 2020, e il Segretariato europeo pubblicazioni scientifiche (SEPS), un’associazione finanziata prevalentemente dal ministero dell’Economia e delle Finanze che si occupa esclusivamente di saggistica scientifica ed esiste dal 1989.

Per il 2023, anno in cui il governo ha deciso di investire di più in vista della Fiera di Francoforte, il MAECI ha finanziato traduzioni di libri italiani per circa 830mila euro: nel 2021 erano stati circa 520mila euro, nel 2022 circa 640mila. Negli ultimi tre anni invece il fondo annuale a disposizione del CEPELL è stato di 400mila euro. Il SEPS ha sempre avuto la stessa cifra a disposizione ogni anno dalla sua fondazione: circa 300mila euro, che sono usati più o meno nella stessa misura per le traduzioni di saggi italiani in altre lingue e per le traduzioni di saggi stranieri in italiano.

Non sono cifre enormi in assoluto ma abbastanza consistenti per l’editoria. Le traduzioni sono generalmente pagate in base alla lunghezza dei libri, all’esperienza del traduttore e, per le lingue meno conosciute, anche alla scarsità di traduttori disponibili, e i compensi sono nell’ordine delle migliaia di euro: i fondi pubblici sostengono di fatto la pubblicazione di decine di libri ogni anno.

Fabio Del Giudice, direttore dell’AIE, riporta la crescita dell’interesse per i libri italiani all’estero soprattutto al «lavoro degli editori che sono stati capaci di selezionare e poi far crescere autori italiani in ogni genere, anche quelli che in un primo momento si contraddistinguevano di più come generi di importazione», prima di tutto i gialli e più di recente i romance, cioè i romanzi rosa, i fumetti e «le saghe». Aggiunge che comunque «i contributi alle traduzioni sono essenziali per spingere gli scambi soprattutto laddove non ci sarebbe altrimenti la sostenibilità economica dell’operazione».

«Per gli editori stranieri sono contributi rilevanti», spiega Mariavittoria Puccetti, agente di The Italian Literary Agency (TILA), una delle più importanti agenzie letterarie italiane, «perché consentono di recuperare tutte (o quasi) le spese di traduzione». Dunque di ridurre i costi di produzione di un libro, cosa che può permettere di investire su altri aspetti, come la sua promozione. La disponibilità dei contributi può anche incoraggiare un editore a far tradurre testi di alto valore culturale ma scarso interesse commerciale, rendendone un po’ meno onerosa la pubblicazione.

Stefano Melloni, segretario generale del SEPS, aggiunge che nel settore della saggistica scientifica, quella pubblicata da case editrici universitarie o comunque molto specializzate, i contributi sono fondamentali per consentire l’attività editoriale: «Se noi non ci fossimo non so quante case editrici di quelle con cui lavoriamo porterebbero avanti il loro progetto imprenditoriale». Il SEPS tra le altre cose si occupa di libri che spiegano la meccanica quantistica e in passato ha sostenuto la traduzione della Commedia di Dante Alighieri in farsi.

Invece le traduzioni finanziate dal MAECI e dal CEPELL riguardano prevalentemente romanzi contemporanei o novecenteschi, il genere di libro più richiesto dall’estero dice Puccetti.

Le liste dei libri tradotti usando i fondi pubblici sono pubbliche e si possono trovare online. Per il 2023 ad esempio il CEPELL ha finanziato con 1.800 euro la traduzione in ceco di Camere separate di Pier Vittorio Tondelli, un romanzo del 1989, e con 5mila euro la traduzione in portoghese di Fabbricante di lacrime di Erin Doom, il romanzo rosa che era stato il libro più venduto in Italia due anni fa. In generale contribuisce a ogni traduzione con un minimo di 500 euro e un massimo di 5mila. Il MAECI invece ha contribuito tra le altre alla traduzione della Storia di Elsa Morante in coreano con 2.250 euro.

«Le domande aumentano costantemente», racconta la Consigliera d’Ambasciata del MAECI Simona Battiloro, che lavora nel campo della diplomazia culturale: «Cerchiamo di approvare tutte le richieste ricevibili, cioè tutte quelle che hanno le carte in regola e che arrivano dalle nostre sedi con parere favorevole». Il MAECI si affida infatti alle Ambasciate italiane e agli Istituti Italiani di Cultura all’estero per raccogliere e valutare le richieste degli editori: tengono conto della «qualità letteraria o scientifica dell’opera e della sua idoneità a diffondere la cultura italiana in rapporto al contesto locale» del paese in cui sarà pubblicato il libro. Tra il 2015 e il 2023 ha contribuito alla traduzione di circa 1.825 opere, in quasi 50 lingue e circa 70 paesi, per 3,2 milioni di euro complessivamente.

– Leggi anche: Cosa sono gli Istituti Italiani di Cultura all’estero

A volte i contributi erogati dal MAECI, dal CEPELL e dal SEPS – che non sono cumulabili tra loro – coprono l’intero costo di una traduzione, più spesso solo una parte. Tutti e tre gli enti cercano di soddisfare il maggior numero di richieste che ricevono, se valide – il MAECI ad esempio sceglie di rifiutarne nei casi di «scarsa qualità della traduzione, insufficiente affidabilità della casa editrice, incertezza del progetto editoriale», ma la «quasi-totalità» delle traduzioni per cui è fatta richiesta ottiene un contributo.

Il MAECI e il CEPELL suddividono tra i progetti il complesso dei fondi in base alla lunghezza dei libri e favorendo i progetti che riguardano alcune lingue prioritarie, che possono variare nel tempo: l’inglese è sempre favorito per la sua diffusione del mondo e perché quando un libro è tradotto in inglese è maggiormente considerato anche in altri paesi; negli ultimi anni è stato favorito anche il tedesco, sempre pensando alla Fiera di Francoforte del prossimo ottobre.

Il SEPS invece si basa sulle valutazioni di circa 400 accademici italiani e non che gratuitamente compilano delle schede di valutazione dei libri per cui è richiesto il contributo e ne giudicano il valore scientifico e culturale. Per la narrativa fare qualcosa di analogo sarebbe più complesso: «Stabilire criteri di difficoltà di una specifica traduzione sarebbe complicato», spiega Nicola Genga, funzionario del CEPELL, «perché dipenderebbero probabilmente da valutazioni sulla lingua di destinazione oltre che sul testo da tradurre».

Secondo i più recenti dati dell’AIE, il 62 per cento dei libri italiani tradotti in altre lingue viene pubblicato in Europa; solo il 3 per cento tra Stati Uniti e Canada, mercati editoriali in cui si traduce poco. I paesi europei dove è stato maggiore l’interesse per i libri italiani di recente sono la Spagna, la Francia, la Polonia, la Grecia e la Germania. Per quanto riguarda i contributi del MAECI Battiloro dice che i paesi da cui sono arrivate più richieste negli ultimi anni sono, in ordine decrescente, Germania, Spagna e Francia, seguiti dagli Stati Uniti nel 2023 e 2021. «Nel 2022, invece, gli Stati Uniti hanno occupato la quinta posizione, preceduti dall’Albania, a riprova della profondità dei nostri legami culturali con il paese balcanico».

Puccetti, che è una delle persone che fanno le richieste per i contributi del CEPELL per l’agenzia in cui lavora, aggiunge che dal loro punto di osservazione c’è un particolare interesse per la narrativa italiana nei paesi di lingua spagnola, in Brasile e Portogallo, e in Polonia. Ma «notiamo grande dinamismo da parte dei paesi dell’est Europa come la Croazia, la Romania, l’Ungheria, l’Albania», conclude.