Una canzone degli America
E buone compagnie del liceo
Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Il 2 luglio sarà messo all’asta (valore stimato: 5-10mila sterline) il parquet della copertina del leggendario disco del 1969 di Syd Barrett, The madcap laughs. Che sarebbe bello partecipare e metterlo in redazione al Post, ma capisco che non tutti gli abbonati potrebbero condividere l’uso del loro contributo. Qui c’è la storia del disco e del parquet.
Nella sua rubrica quindicinale sulla rivista britannica New Statesman Tracey Thorn degli Everything but the girl ha scritto una cosa appassionata ed emozionata sulla musica e su quanto di soggettivo ci sia nel rapporto con la musica, a partire da un concerto dei Pet Shop Boys (lei rifece King’s Cross, tanti anni fa) e da un disco di Richard e Linda Thompson.
“It made me realise once again how much of ourselves we bring when we listen to music; that it isn’t a passive experience, but an active one – songs fly out into the air, and something in us flies out to meet them”.
A settembre esce un disco degli Snow Patrol, band scozzese in giro da un quarto di secolo e di consolidati successi nel Regno Unito (la loro Chasing cars detiene diversi primati di vendita e risulta la più suonata alla radio britannica in questo secolo). La canzone nuova che è stata anticipata è piaciuta così tanto a Jo Whiley, popolare conduttrice di un programma di BBC, che l’ha suonata in onda tre volte di seguito, per l’imbarazzo del cantante e fondatore Gary Lightbody in studio.
Gli Eels sono una band di uno solo di cui parlammo cinque anni fa nella prima settimana di questa newsletter per una canzone stupenda del loro iniziale periodo migliore, il decennio dalla metà degli anni Novanta: poi le cose sono diventate più ripetitive e le canzoni meno belle. Invece la settimana scorsa è uscito il disco nuovo, che – a parte il tic fastidioso dei titoli scritti maiuscoli – è buono quasi come una volta.
Sul Post abbiamo raccontato Ray Charles, che morì vent’anni fa.
Venerdì a Lucca mi pare che siamo stati tutti contenti: due ore di molta musica e un po’ di chiacchiere, e un gentile pubblico indulgente con l’esperimento. Lo rifaremo, insomma: e grazie a tutti, anche a quelli traboccati sulla strada.
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