Un anno dopo la scomparsa di Cataleya Alvarez, a Firenze
Le indagini si stanno concentrando sulle immagini delle telecamere di sorveglianza intorno allo stabile dove viveva la bambina: la procura parla di un «piano ben predisposto»
Il 10 giugno di un anno fa una bambina di 5 anni di origine peruviana, Cataleya Mia Alvarez detta Kata, scomparve a Firenze e da allora non ci sono state più sue notizie. Le indagini vanno avanti ma per il momento non ci sono grosse novità, e gli investigatori si stanno concentrando sull’analisi dei filmati realizzati da alcune telecamere di sorveglianza.
La bambina viveva in Italia da quattro anni con la madre, un fratello di otto anni e uno zio in uno stabile occupato in via Maragliano, tra la zona di Novoli e quella di San Jacopino. Il padre, da cui la madre si è separata, è detenuto per reati contro il patrimonio nel carcere fiorentino di Sollicciano. Lo stabile era l’ex hotel Astor, che nel settembre del 2022 era stato occupato dal “Movimento di lotta per la casa”. All’interno vivevano circa 100 persone, tra cui più di 30 bambini, distribuiti su 3mila metri quadrati.
Quasi subito dopo la scomparsa di Alvarez il caso è finito nelle cronache nazionali, e pochi giorni dopo l’ex hotel venne sgomberato e perlustrato più volte. Finora però le indagini non hanno portato a sviluppi concreti. La procura di Firenze sta indagando per sequestro di persona a scopo di estorsione: al momento ci sono due persone indagate, lo zio materno della bambina, Abel Argenis Vasquez, e quello paterno, Marlon Chicclo; entrambi vivono nello stabile.
Nei giorni scorsi Filippo Spiezia, procuratore capo di Firenze, ha detto che le indagini si stanno concentrando su varie piste, tra cui il traffico di droga e lo scambio di persona. Quello che secondo Spezia è certo è che la scomparsa della bambina sarebbe frutto di un «piano ben predisposto». Spiezia ha detto che c’è la conferma «che la rete di videocamere che circonda l’hotel Astor effettivamente aveva un buco, un’area non coperta dall’osservazione. Abbiamo ragione di ritenere che quello spazio è stato sfruttato da coloro che hanno organizzato la scomparsa della bambina».
Nei giorni immediatamente successivi al 10 giugno sui giornali locali si era parlato molto dei rapporti conflittuali tra le persone che abitavano nell’ex hotel, e si era ipotizzato che potessero esserci questi tra i motivi della scomparsa della bambina. Nell’ex hotel vivevano persone italiane, peruviane, marocchine, rumene e ungheresi. Gli altri abitanti del quartiere lo chiamavano «buco nero» e si lamentavano spesso delle frequenti risse e aggressioni, al punto che lo sgombero era già stato richiesto da alcuni politici locali nei mesi precedenti alla scomparsa di Alvarez.
Da subito le indagini si erano concentrate sullo stabile ed era stato anche ipotizzato dagli investigatori che Alvarez, dopo aver litigato con un’altra bambina, si fosse nascosta da qualche parte. L’ipotesi dell’allontanamento volontario è considerata ancora valida, ma non ci sono state conferme al riguardo.
Gli investigatori hanno analizzato soprattutto un video ripreso da telecamere di sorveglianza vicino all’hotel, in cui si vedeva la bambina uscire e rientrare nello stabile dal portone principale. Secondo gli investigatori la bambina sarebbe scomparsa in un lasso di tempo di circa mezz’ora: le immagini delle telecamere di sorveglianza sono delle 15:13 del 10 giugno, e la madre era tornata a casa dal lavoro quel giorno intorno alle 15:45, senza trovarla.
In questi giorni il quotidiano locale La Nazione ha riportato la testimonianza di Stefania Sartorini, una criminologa che lavora come consulente con i legali della bambina. Sartorini ha detto di aver visto nuove immagini riprese da telecamere di sorveglianza, che finora non erano note: «Alle 15:15 Kata sale la rampa delle scale che l’avrebbe portata al secondo piano, poi si ferma e riscende. Il famoso video girato dalla videocamera della gioielleria [di cui venne diffuso un fotogramma circa un anno fa, ndr] non mostra il punto di vista da via Maragliano».
Sartorini ha detto che da altre immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza della Ritar, un’azienda di elettronica vicina a via Maragliano, si vede la bambina scendere fino al piano terra ed entrare poi nel corridoio dell’hotel che porta al cortile sul retro. «Quello che fa rabbrividire, però, sono i due uomini che pochi secondi dopo il ripensamento di Kata scendono dal secondo e seguono la bambina all’interno. Poi più il nulla, la piccola non si vedrà più», ha detto Sartorini. Secondo la criminologa nelle immagini si vede anche «un gruppetto di tre-quattro persone, peruviani e romeni, che assistono alla salita/discesa di Kata da in fondo alla chiocciola di scale che affaccia su via Luigi Boccherini» e poi alle 15:37 «una donna romena […] risalire le solite scale con in braccio un fagotto di lenzuoli tutto arrotolato e di grandi dimensioni».