Il caso dell’ex portavoce di Lollobrigida e delle sue chat antisemite
Repubblica ha rivelato che Paolo Signorelli nel 2018 si scambiò messaggi inequivocabili con Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, criminale ed ex capo ultras della Lazio ucciso nel 2019
Il portavoce del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, Paolo Signorelli, si è dimesso dopo la pubblicazione da parte di Repubblica di una chat fra lui e l’ex capo ultras della Lazio e criminale romano Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, ucciso nel 2019. Tra il 2018 e il 2019 Signorelli e Piscitelli – uniti anche dal tifo per la squadra di calcio della Lazio – si scambiarono diversi messaggi antisemiti e altri con celebrazioni nei confronti di terroristi neofascisti. Signorelli ha annunciato le dimissioni martedì mattina dopo essersi autosospeso venerdì scorso poche ore dopo la pubblicazione delle conversazioni.
Repubblica ha diffuso diverse chat tra i due, provenienti dagli atti dell’inchiesta della procura di Roma sull’omicidio di Piscitelli. Si tratta di conversazioni private, ma che hanno un certo rilievo pubblico e politico, soprattutto per via dell’incarico di Signorelli. «L’ho fatto [essersi dimesso, ndr] per me e per la mia famiglia, per non danneggiare il governo», ha detto non a caso Signorelli martedì mattina.
Le chat trovate da Repubblica sono inequivocabili. In una nota vocale Piscitelli disse «mica è colpa nostra se i romanisti sono ebrei», a cui Signorelli rispose «tutti ebrei» e anche «mortacci loro e degli ebrei». Signorelli si sarebbe anche rallegrato con Piscitelli per il proscioglimento dall’accusa di omicidio di un altro ultras laziale e criminale, Elvis Demce, uno dei componenti del gruppo criminale al servizio di Piscitelli, condannato diverse volte per traffico di droga e tentato omicidio. In una chat Piscitelli definì il giornalista Gad Lerner «quell’ebreo», un’affermazione a cui Signorelli replicò così: «Cosa ha detto quel porco?».
Tra le altre cose, Signorelli raccontò a Piscitelli del matrimonio di una zia celebrato con rito pagano sul monte Soratte, dove si trova il bunker di Benito Mussolini: «Sulla cima del monte Soratte, tutti là siamo andati. Ci stava pure il Ciavarda si è divertito, anche se lui è molto cattolico». Ciavarda è diminutivo di Luigi Ciavardini, ex terrorista neofascista dei NAR, i nuclei armati rivoluzionari, condannato come esecutore della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, che fece 85 morti (una delle più violente della storia repubblicana).
In un altro scambio Signorelli scrisse: «Onore a nonno, Tuti, Concutelli, Giusva, Ciavardini, etc.». Anche Mario Tuti è un ex terrorista neofascista italiano, fondatore del Fronte Nazionale Rivoluzionario, mentre Pierluigi Concutelli, morto lo scorso anno, fu tra i capi dell’organizzazione neofascista Ordine Nuovo, attiva negli anni Settanta. Giusva è il soprannome di Valerio Fioravanti, condannato per la strage di Bologna con Francesca Mambro, Gilberto Cavallini e Paolo Bellini. “Nonno”, invece, è letteralmente il nonno di Paolo Signorelli, che si chiamava come lui.
Paolo Signorelli, esponente di Ordine Nuovo, fu arrestato più volte per le inchieste sui NAR e sugli omicidi dei giudici Mario Amato e Vittorio Occorsio, oltre che per la strage di Bologna. Condannato in primo grado a tre ergastoli, fu poi assolto definitivamente da tutte le accuse ad eccezione dei reati di associazione sovversiva e banda armata. Nelle motivazioni dell’ultima sentenza sulla strage di Bologna è citato 250 volte, e definito in diverse occasioni «ideologo del terrorismo neofascista».
Il nipote omonimo è un giornalista pubblicista. Negli ultimi anni aveva già lavorato nel comitato elettorale del candidato sindaco di Roma Enrico Michetti e nello staff di Francesco Lollobrigida, e aveva fatto il portavoce del capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti. Signorelli era noto anche come commentatore radiofonico in quanto tifoso della Lazio, di Radio Olympia, una delle tante radio sportive romane.
Nel 2014 fu condannato in primo grado dal tribunale di Roma per lesioni in seguito all’accoltellamento di un tifoso dell’Olympiacos avvenuto nel 2007. Secondo l’accusa il tifoso fu aggredito da Signorelli insieme a un altro ultrà, Leopoldo Cobianchi, ora agli arresti domiciliari perché accusato di spaccio. L’udienza di appello era in programma il 17 aprile, ma nel frattempo è intervenuta la prescrizione.
La tifoseria organizzata (cioè gli ultras) della Lazio è conosciuta in tutta Europa per essere storicamente di estrema destra e per avere connotazioni razziste e antisemite, in una misura significativa anche rispetto ai gruppi di altre squadre, sebbene nel tifo italiano ci sia stato un recente e generale spostamento a destra degli orientamenti politici. Si sa anche che alcuni esponenti del tifo organizzato laziale – il cui nome oggi è Ultras Lazio, in passato Irriducibili (il gruppo di cui Piscitelli era a capo), Viking, Gruppo Noantri, Ardite Schiere – sono da sempre dichiaratamente fascisti. Grazie alla loro influenza, i gruppi del tifo organizzato contribuiscono a diffondere ideali e slogan neofascisti e quindi da anni hanno una rilevanza politica non trascurabile a Roma.
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La nomina di Signorelli a portavoce di Lollobrigida, dello scorso marzo, era stata criticata per via della figura del nonno e per la sua vicinanza agli ultras laziali. Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione familiari delle vittime del 2 agosto 1980, aveva criticato il governo di Fratelli d’Italia, che da quando ha vinto le elezioni ha nominato diverse persone con noti legami con la destra più estrema. Nell’agosto del 2023, per esempio, Marcello De Angelis si dimise da responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio, dopo aver scritto un post su Facebook in cui affermava di essere certo che le persone condannate per la strage della stazione di Bologna del 1980 fossero in realtà innocenti. «Il fatto che si peschi sempre da quel giro lì ci lascia molto perplessi», aveva detto Bolognesi dopo la nomina di Signorelli.
Alle critiche, espresse anche in alcuni editoriali sui giornali, avevano risposto alcuni commentatori su altri giornali più vicini al governo e in generale alla destra. «Prendere la mira e colpire il malcapitato di turno che non viene attaccato per incompetenza o disonestà, ma semplicemente perché parente di uno storico esponente della destra italiana. Il metodo Repubblica colpisce ancora, e stavolta nel tritacarne a tinte rosse finisce Paolo Signorelli jr», aveva scritto Giuseppe China sul Tempo. Il quotidiano Libero, a proposito del primo articolo di Repubblica sulla nomina di Signorelli a portavoce di Lollobrigida, aveva scritto che «evidentemente, secondo qualcuno, le colpe (presunte) di una persona vengono lasciate in eredità ai suoi discendenti per generazioni e generazioni, un po’ come un appartamento o un orologio d’oro».