A Reggio Calabria diversi politici, fra cui il sindaco, sono indagati per presunte interferenze mafiose nelle elezioni

Reggio Calabria (ANSA/UFFICIO STAMPA CARABINIERI)
Reggio Calabria (ANSA/UFFICIO STAMPA CARABINIERI)

Giovedì a Reggio Calabria un’indagine su presunte interferenze mafiose nelle elezioni ha portato a diversi arresti: i carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari nei confronti di 14 persone: 7 sono state portate in carcere, 4 sono state messe agli arresti domiciliari e per 3 è stato disposto l’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria. Le persone coinvolte sono indagate per reati che includono associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, reati elettorali, corruzione, falso.

Fra gli indagati, per scambio elettorale politico-mafioso, ci sono anche il sindaco Giuseppe Falcomatà, del Partito Democratico, per cui non è stata richiesta alcuna misura cautelare; il capogruppo di Fratelli d’Italia nel consiglio regionale della Calabria, Giuseppe Neri; e un consigliere comunale di Reggio Calabria, Giuseppe Francesco Sera, del Partito Democratico. Per loro due la procura aveva richiesto le misure cautelari, ma il giudice per le indagini preliminari (gip) non le ha concesse. La procura ha fatto ricorso contro la decisione del gip.

L’inchiesta riguarda presunti contatti fra i politici e la cosca Araniti della ‘ndrangheta, attiva in particolare a Sambatello, un quartiere collinare di Reggio Calabria. Secondo quanto scritto dal Corriere della Calabria, le indagini avrebbero rilevato alcuni elementi che fanno pensare che in determinati seggi elettorali il voto nelle elezioni comunali del 2020 e regionali del 2021 sia stato influenzato dal gruppo mafioso: uno degli indagati in particolare avrebbe usato le schede elettorali rimaste inutilizzate in un seggio per votare illecitamente un candidato favorito dagli Araniti.