Uno degli ultimi ospedali funzionanti nel Darfur, in Sudan, è stato chiuso dopo essere stato saccheggiato dai paramilitari ribelli

due uomini in divisa mimetica con fucili e granate
Membri delle Rapid Support Forces nel 2019 (AP Photo/ Hussein Malla, File)

Il principale ospedale di al Fashir, capoluogo della provincia del Darfur settentrionale, in Sudan, è stato chiuso dopo essere stato saccheggiato dalle Rapid Support Forces (RSF), un gruppo paramilitare che da più di un anno combatte una guerra civile contro l’esercito regolare sudanese. Lo ha annunciato il gruppo umanitario Medici Senza Frontiere, che gestisce l’ospedale assieme al ministero della Salute sudanese: ha detto che i miliziani hanno sparato dentro l’ospedale, rubato le scorte di medicinali e anche un’ambulanza.

– Leggi anche: Un anno di guerra in Darfur

L’ospedale in questione è chiamato Ospedale sud ed era l’unico ad al Fashir in grado di gestire l’alto numero di feriti causati dalla guerra civile. Nell’ospedale rimanevano solo pochi medici e dieci pazienti, dato che tutti gli altri erano già stati trasferiti in altre strutture, e non sembrano esserci stati morti o feriti. Nelle ultime settimane comunque l’ospedale era già stato colpito ripetutamente da colpi di artiglieria.

Al Fashir è l’ultima grande città del Darfur a essere ancora controllata dall’esercito regolare ed è assediata da settimane dalle RSF. Il Darfur era già stato oggetto di terribili attacchi di natura etnica a partire dal 2003, quando durante una guerra civile la popolazione locale fu massacrata dai cosiddetti janjawid, cioè milizie di etnia araba da cui poi sono nate le RSF, in quello che molti definirono un genocidio. Il rischio è che adesso la stessa situazione possa ripetersi ad al Fashir: secondo l’ONU le persone presenti in città sarebbero un milione e mezzo, circa 800mila delle quali si sarebbero rifugiate in città da altre parti del Darfur.

In Sudan l’esercito regolare è comandato dal presidente del paese Fattah al Burhan, mentre le RSF, che di fatto sono un esercito parallelo, sono comandate dal vicepresidente Mohamed Hamdan Dagalo, noto anche come Hemedti. Tra i due andava avanti da tempo un duro scontro politico sul destino del governo sudanese, e in particolare sulle condizioni con cui sarebbe dovuta avvenire la transizione a un governo civile. Nell’aprile del 2023 lo scontro è rapidamente degenerato in una guerra che secondo stime aggiornate all’inizio dell’anno ha ucciso almeno 15mila persone.

– Leggi anche: La più grande città del Darfur è circondata da settimane