La strage di Brescia, le inchieste lunghe 50 anni e il ruolo dei servizi segreti
Nella nuova puntata di Altre Indagini, sulla bomba che esplose in piazza della Loggia il 28 maggio 1974
La bomba in piazza della Loggia, a Brescia, esplose alle 10:12 del 28 maggio 1974. L’esplosione uccise sei persone, altre due morirono nei giorni seguenti in ospedale, e più di cento feriti. L’attentato avvenne mentre era in corso una manifestazione antifascista per protestare contro il terrorismo nero che aveva colpito più volte, nelle settimane precedenti, in tutta la provincia.
Nemmeno due ore dopo l’esplosione qualcuno ordinò che la piazza fosse lavata dagli idranti dei vigili del fuoco. Le tracce dell’esplosivo sparirono, insieme ad altri possibili reperti, nei rivoli d’acqua e poi nei tombini. Fu, disse un magistrato anni dopo, il primo tentativo di coprire le prove, nascondere, depistare.
La storia raccontata nelle due nuove puntate di Altre Indagini è quella di una strage in cui le indagini furono da subito ostacolate. I servizi segreti sapevano i nomi di chi aveva organizzato l’attentato, i luoghi dove erano avvenute le riunioni per pianificarlo, addirittura erano a conoscenza di alcuni fatti ancora prima che l’attentato fosse compiuto. Non informarono mai la magistratura.
Le indagini furono da subito ostacolate, indirizzate verso piccoli delinquenti comuni ed elementi marginali del neofascismo, spesso poco più che ragazzini. Solo dopo quarant’anni si è giunti a una verità processuale. Due uomini, Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, sono stati condannati all’ergastolo come autori di quella strage. Entrambi erano esponenti del gruppo eversivo terrorista fascista Ordine Nuovo. Maurizio Tramonte era anche, con il nome in codice di Tritone, un informatore stipendiato dai servizi segreti.
Ancora oggi le indagini sulla strage di Brescia vanno avanti. Altre due persone sono state recentemente rinviate a giudizio ed emergono sempre più pesantemente le responsabilità che ebbero in quella strage apparati deviati dello Stato.
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