In Francia ci saranno nuove elezioni legislative
Il presidente francese Emmanuel Macron ha sciolto il parlamento dopo i primi exit poll delle elezioni europee: il suo partito è dato a 15 punti in meno di Rassemblement National, di estrema destra
Domenica sera, dopo l’uscita degli exit poll delle elezioni europee, il presidente francese Emmanuel Macron ha detto che scioglierà l’Assemblea nazionale, la camera bassa del parlamento francese, e convocherà delle elezioni legislative anticipate : il 30 giugno si terrà il primo turno e il 7 luglio il secondo. Macron ha preso questa decisione dopo che gli exit poll hanno dato in ampio vantaggio Rassemblement National (RN), il partito di estrema destra di Marine Le Pen e Jordan Bardella: secondo i dati condivisi da Le Monde avrebbe preso il 31,5 per cento dei voti. Il partito di Macron, Renaissance, avrebbe preso solo il 15,2 per cento invece: «Non posso quindi, alla fine di questa giornata, far finta che non sia successo nulla», ha detto Macron, prima di annunciare le date delle nuove elezioni.
Macron ha detto che la decisione di sciogliere l’Assemblea Nazionale e di tornare al voto è «grave, pesante, ma è soprattutto un atto di fiducia. Fiducia in voi, miei cari connazionali, nella capacità del popolo francese di fare la scelta più giusta per sé e per le generazioni future. Fiducia nella nostra democrazia. In Francia, i rappresentanti dell’estrema destra hanno raggiunto il 40 per cento dei voti espressi. È una situazione alla quale non posso rassegnarmi».
Per sciogliere l’Assemblea e convocare elezioni così velocemente Macron, che nel frattempo ha riunito i ministri e le ministre del suo governo, ha usato l’articolo 12 della Costituzione, secondo cui il presidente della Repubblica può sciogliere l’Assemblea dopo aver consultato il primo ministro e i presidenti dell’Assemblea e del Senato: da allora le elezioni si tengono almeno dopo venti giorni e almeno entro quaranta. I deputati e le deputate della nuova Assemblea nazionale dovrebbero restare in carica per i prossimi cinque anni, fino al 2029, ma è molto probabile che chiunque vincerà le elezioni presidenziali del 2027 scioglierà a sua volta l’Assemblea.
Dopo l’annuncio di Macron i centristi di MoDem, suoi alleati al governo, hanno approvato la decisione dicendo che il presidente si è assunto le sue responsabilità e ha fiducia nei francesi, nonostante il «rischio». Hanno commentato positivamente anche i Repubblicani, partito di centrodestra, così come Jean-Luc Mélenchon del partito di sinistra La France Insoumise (FI): ha detto che Macron «non ha più alcuna legittimità», ma si è rammaricato che il presidente non abbia «messo in gioco il proprio mandato», invece che «sciogliere l’Assemblea nazionale, cioè rimandare a casa gli unici che fino a questo momento avevano una legittimità superiore alla sua». Raphaël Glucksmann, a capo della lista che unisce il Partito Socialista e il partito Place Publique, ha invece detto che Emmanuel Macron «ha obbedito alle richieste di Jordan Bardella» denunciando «un gioco estremamente pericoloso per la democrazia e le istituzioni». Subito dopo l’uscita degli exit poll aveva infatti chiesto di sciogliere l’Assemblea nazionale e di andare a elezioni anticipate.
Nel frattempo, la campagna elettorale per le legislative è già iniziata. Marine Le Pen ha detto: «Siamo pronti a prendere il potere, se la gente ci dà fiducia». Éric Zemmour di Reconquête!, partito di estrema destra, si è augurato una vasta alleanza delle destre, facendo appello dunque al Rassemblement National e ai Repubblicani i quali hanno invece smentito un’ipotesi che circola da tempo in Francia: un’alleanza con il campo macronista. I Verdi e altri partiti di sinistra, compresa La France Insoumise, hanno fatto a loro volta appello per un’unione della sinistra, «per evitare il peggio, per vincere».
L’Assemblea nazionale è la camera che dà la fiducia al governo e che è composta da 577 deputati. La maggioranza assoluta è pari a 289 seggi, maggioranza che Macron ha perso alle legislative del 2022. Se le prossime elezioni per rinnovarla rifletteranno l’ottimo risultato dell’estrema destra si avrebbero un presidente e un capo del governo di partiti diversi. Questa situazione si è già verificata in passato: è la cosiddetta “cohabitation”. L’ultima è stata tra il 1997 e il 2002, quando il presidente era Jacques Chirac, leader del centrodestra, e il primo ministro era Lionel Jospin, capo del Partito Socialista. In questa situazione i poteri del presidente della Repubblica sarebbero molto limitati e non gli consentirebbero di portare avanti il proprio programma al punto, sostengono alcuni esperti, da rendere la Francia non più una repubblica semi-presidenziale, ma una repubblica parlamentare.
Il presidente della Francia ha oggi un potere di indirizzo politico, specialmente in politica estera. È a capo della diplomazia e delle forze armate, presiede il Consiglio Superiore della Difesa e il Consiglio Superiore della Magistratura, e condivide il potere esecutivo con il primo ministro, che lui stesso nomina sulla base del risultato elettorale (difficilmente, dunque, presidente e primo ministro sono in disaccordo). Ha il potere esclusivo di organizzare un referendum su proposta del governo o delle camere, di sciogliere il parlamento, di nominare tre membri e il presidente del Consiglio costituzionale, che stabilisce la legittimità delle nuove leggi e, prima di promulgarle, può chiederne il controllo al Consiglio costituzionale. In condivisione con il primo ministro, il presidente nomina o revoca i ministri del governo, promulga o pone temporaneamente il veto alle leggi, negozia e ratifica i trattati internazionali e, in caso di emergenza nazionale, può assumere pieni poteri e legiferare per decreto.
I risultati ufficiali delle europee arriveranno solo dopo le 23 di domenica, ma gli exit poll sono in linea con i principali sondaggi. Alle scorse elezioni europee, nel 2019, Rassemblement National era comunque arrivato primo ma aveva preso solo un punto in più di Renaissance di Macron (che aveva ottenuto il 22,4 per cento). Alle elezioni legislative del 2022 Rassemblement National era arrivato terzo, sotto Macron e la coalizione di partiti di sinistra NUPES guidata da La France Insoumise.
Secondo gli exit poll a pochissima distanza da Renaissance ci sarebbe la lista che unisce il Partito Socialista e il partito Place Publique dell’eurodeputato Raphaël Glucksmann, con il 14 per cento. Questa coalizione ha guadagnato molta popolarità negli ultimi mesi grazie alla personalità di Glucksmann e alla diminuzione dei consensi del partito di Jean-Luc Mélenchon, La France Insoumise, che di recente ha assunto posizioni piuttosto radicali soprattutto su questioni di politica estera che hanno allontanato anche il suo tradizionale elettorato.
La France Insoumise (FI) avrebbe infatti preso l’8,7 per cento, un risultato pessimo rispetto a quello che aveva raggiunto alle elezioni legislative solo due anni fa a capo della coalizione di sinistra NUPES che era infatti arrivata seconda con il 31 per cento dei voti.
I Repubblicani, il partito di centrodestra fondato dell’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, avrebbero preso il 7,2 per cento dei voti, in linea con i sondaggi. Seguirebbe con il 5,5 per cento Reconquête!, il partito di estrema destra di Éric Zemmour. Subito dopo, appena sopra la soglia di sbarramento del 5 per cento, ci sarebbe il partito dei Verdi con il 5,2 per cento: è un calo netto rispetto al 2019, quando erano arrivati terzi col 13,4 per cento.